Avere scritto "The bends" rappresenta senz'altro un motivo di orgoglio, ma si pone al contempo come pesantissima pietra di paragone per gli album a venire, giustificando domande come "è più giusto seguire la scia o forse è meglio cambiare completamente rotta perchè quello che è stato fatto così bene in quel disco non venga intaccato da insipidi follow-up?"; i Radiohead rispondono a questa spinosa questione con il titolo del nuovo disco, che però ne riflette solo in parte i contenuti. Vero, l'utilizzo di sequencer e strumentazione elettronica si fa leggermente più consistente (le atmosfere surreali di "Subterranean homesick alien" e di "Climbing up the walls" sono un ottimo esempio del modo in cui viene implementato l'uso di tecniche meno rock) e c'è una traccia concettuale e computerizzata come "Fitter happier" inequivocabilmente posta al centro del disco; ma pezzi come "Airbag" e "Electioneering" rimandano ai Radiohead di "Pablo honey" e "Let down" è parente stretta di "My iron lung". L'idea di pubblicare come singolo l'intricata "Paranoid android" rappresenta una precisa scelta di anti-convenzionalità poi compensata da "No surprises" e "Karma police", che strizzano un occhio alla radio in maniera più evidente (pur senza scadere nello scontato). Il resto di "Ok computer" è uno slow jam cupo e magnificamente tenebroso, perennemente sospeso sul bordo dell'inquietudine.
10/10
Highlights: Tutto.
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