3.26.2010

The Temper Trap - Conditions (2009, Infectious Records)

Ripetitivo pop-rock che ammicca ovunque e conclude pochissimo; e quel falsetto ad un certo punto diventa fastidioso.

5.5/10

Highlights: Love lost, Sweet disposition, Down river, Soldier on.

3.25.2010

Clark - Totems flare (2009, Warp)

Il bello di Christopher Stephen Clark è che sarebbe troppo sbrigativo catalogarlo come tipico artista Warp. Perchè è vero, la scelta dei suoni e l'incedere dei groove è assolutamente in linea con lo stile dell'etichetta inglese; ma la sua peculiarità è quella di non lasciare mai le note in secondo piano. Che si tratti delle distorsioni e compressioni pazzesche di "Growls garden", della techno saltellante che verso la fine si trasforma in un'improbabile e allucinata improvvisazione di "Luxman furs", di quell'opera 8-bit sintetizzata in qualche minuto che è "Totem crackerjack", di pezzi industrial ("Rainbow voodoo") o acid ("Look into the heart now") rimane sempre la consapevolezza di avere a che fare con un musicista prima di tutto; tanto meglio, poi, se sa anche fare suonare i suoi dischi in questo modo.

8/10

Highlights: Outside plume, Growls garden, Luxman furs, Totem crackerjack, Talis, Suns of temper.

3.22.2010

Elisa - Heart (2009, Sugar)

Il sesto disco di Elisa è un ottima miscela di tutte le pieghe che la sua vita artistica ha preso nel tempo, dall'alternative pop dei tempi di "Pipes & flowers" ("Vortexes", "The big dipper") a Sanremo ("Ti vorrei sollevare" insieme a Giuliano Sangiorgi) fino alla maturità ("Lisert"). Ai pochi brani meno incisivi ("Someone to love", "Dot in the universe" o la cover di "Mad world" dei Tears For Fears) si contrappongono dei lampi come la freschissima strofa di "This knot", il simil-crossover di "Your manifesto" o gli accenti interessanti di "Coincidences". Ma una cosa è certa: il picco si raggiunge attraverso il duetto con Anthony Hegarty in "Forgiveness".

7.5/10

Highlights: Vortexes, And all I need, Anche se non trovi le parole, This knot, Your manifesto, Lisert, Forgiveness.

3.20.2010

Mary J. Blige - Stronger with each tear (2009, Geffen)


La regina dell’r&b moderno non da segni di cedimento, e con la solita impressionante puntualità (un disco ogni due anni dal 1997) ci consegna il suo nono album in studio. In "Stronger with each tear" c’è tutta la personalità e la professionalità che ha reso Mary J. il personaggio intoccabile che tutti conosciamo, figura di riferimento per una tonnellata di piccole popstar e voce rispettata da più generazioni. Pezzi dall’anima soul ("In the morning", "Color") vanno a braccetto con inni da club concepiti ed interpretati con uno stile unico e raffinato ("The one", "I am"), perle funk ("Good love") e momenti urban ("Tonight"). C’è poi una canzone ("Each tear") dal significato particolare, che è stata registrata in cinque versioni differenti collaborando con artisti di diverse nazionalità (“perché volevo che i fan di tutte le nazioni si sentissero coinvolti personalmente senza lasciare fuori nessuno”); e lei per l’Italia ha puntato (giustamente) su Tiziano Ferro. In generale c’è un equilibrio tra mestiere e passione che è roba da pochi: che sia proprio questo il segreto di Mary J. Blige?

7.5/10

Highlights: Tonight, The one, I feel good, I am, Color.

3.12.2010

Marilyn Manson - The high end of low (2009, Interscope)

Questa volta la personalità del reverendo non riesce a nascondere la mancanza d'ispirazione.

5/10

Highlights: Leave a scar, Four rusted horses, Running to the edge of the world, Unkillable monster.

3.04.2010

Placebo - Battle for sun (2009, Dreambrother Ltd)

Sesto album per i Placebo di Brian Molko, al ritorno nel mondo indipendente dopo la conclusione dei rapporti con Virgin. L'opener "Kitty litter" promette davvero tanto nella sua maestosa efficacia sonora e attraverso un'apertura melodica energica e arrabbiata; il tempo di prendere fiato ed esplode il potente singolo "Ashtray heart", poco in linea con il loro stile ma infinitamente meglio dell'altro (lo stanchissimo, scontato "For what it's worth"). In mezzo ai singoli c'è la title-track, che lascia qualche dubbio con quelle ripetizioni che sanno di datato, mentre "Devils in the details" è accattivante e stesa in maniera perfetta ma le manca qualcosa: si comincia a sentire puzza di bruciato. Infatti escludendo l'ottima "Bright lights" e la decente "Happy you're gone" da questo punto in avanti è una festa di brani poco ispirati ("Julien", "The never-ending why", "Come undone") o addirittura inutili ("Speak in tongues", "Breathe underwater"). Poi ecco, inaspettato, il capolavoro. "Kings of medicine" è di sicuro il pezzo più bello di "Battle for the sun", e ricopre il non trascurabile ruolo di evitare di lasciare l'ascoltatore con l'amaro in bocca a fine album; non basta per salvare il tutto, ma è meglio di niente.

6.5/10

Highlights: Kitty litter, Ashtray heart, Bright lights, Kings of medicine.

3.03.2010

The Mummers - Tale to tell (2009, Big Bass Drum)

Sublime big-band pop astratto che fa leva sulla voce da sogno della Londinese dalle mille origini etniche Raissa (Khan-Panni) straordinariamente arrangiato dal compianto Mark Horwood, suicidatosi nel Settembre del 2009.

9/10

Highlights: Tutto.

3.01.2010

Massive Attack - Heligoland (2010, Virgin)


Il motivo del clima di fervida attesa per il nuovo lavoro dei Massive Attack non risiede unicamente in una data (2003, anno in cui è uscito il loro ultimo disco); tanti indizi (dalla raccolta "Collected" che chiude un’era, al ritorno di Daddy G in studio a fianco di Del Naja) portano a credere che "Heligoland" rappresenti una nuova pagina nella loro storia. Il punto di partenza per chi non ha mai smesso di credere nel collettivo di Bristol deve necessariamente essere "Girl I love you": incipit di basso profondo presto accompagnato da un beat scarno, dall’ingresso della rassicurante voce del padre spirituale Horace Andy e da quel miscuglio di fiati a tratti stonati ma in qualche modo perfetti. A riportare in vita un “genere” troppo in fretta dato per morto (leggasi Trip-Hop) contribuiscono il climax di archi distorti in "Paradise circus" (con la toccante interpretazione di Hope Sandoval), il blues "Pray for rain" affidato a Tunde dei T.V. On The Radio, l’incedere lento e insicuro di "Splitting the atom", la presenza dolce e inquietante di Martina Topley-Bird, la vibra dub-acid di "Flat of the blade" e quel tocco di spleen tipicamente british ad opera di Damon Albarn in "Saturday come slow". Trip-Hop is very much alive.

8.5/10

Highlights: Tutto.