1.28.2010

30 Seconds To Mars - This is war (2009, Virgin)

Un passo deciso verso un altro tipo di profondità: è questa la sensazione che lascia "This is war", terzo album dei 30 Seconds To Mars. La cura per i dettagli negli arrangiamenti raggiunge livelli mai toccati prima (in particolare l'utilizzo di una buona dose di synth e componenti elettroniche), i pezzi hanno una durata media di 5 o 6 minuti (tendenza all'epicismo in lieve aumento), c'è un chiaro filo conduttore concettuale per tutto l'album (un chiaro esempio è il modo in cui la title-track si spegne in una minimale ma emozionante "100 suns") e le loro classiche contrapposizioni silenzio/rumore sono elevate all'ennesima potenza. C'è un richiamo (plagio?) evidente ai Nine Inch Nails nell'incipit di "Night of the hunter" che in realtà rimane una citazione isolata, ci sono le solite inevitabili tracce di Linkin' Park e compagnia bella, rimane nell'aria quel leggero senso di ripetitività che aveva caratterizzato anche i due album precedenti ("Alibi" e "Stranger in a strange land" non passano letteralmente più); alla fine l'attenzione si concentra prevalentemente sulle emozioni e sulla voce del sempre più carismatico Jared Leto, ma loro sono capaci di fare meglio.

7/10

Highlights: Night of the hunter, Kings and queens, This is war, Hurricane, Vox Populi.

1.26.2010

Karen O And The Kids - Where the wild things are (DGC, Interscope)

La voce e il talento compositivo di Karen O che trovano una collocazione più che naturale nella colonna sonora dell'avventura fiabesca ispirata al libro per bambini del 1963 di Maurice Sendak.

7/10

Highlights: All is love, Worried shoes, Hidaway, Heads up.

1.22.2010

Stereophonics - Keep calm & carry on (2009, V2)


Mai giudicare un album dal titolo o dalla copertina: si rischia di passare per superficiali. Ma purtroppo ci sono dei casi che esulano da questa legge non scritta, e quell’immagine e quelle parole che riprendono un manifesto della Seconda Guerra Mondiale sulla cover del settimo lavoro degli Stereophonics hanno un che di insipido che si sposa perfettamente con il contenuto del disco. E dire che la voce di Kelly Jones è al solito magicamente perfetta, e in alcuni casi ("Innocent", "Beerbottle") le melodie si dimostrano degne comprimarie e provocano più di un accenno di brividi sulla pelle. Ma la contestualizzazione dell’album è generalmente troppo povera: che si tratti di canzoncine buttate li in due minuti ("Trouble"), di pezzi senz’anima ("Wonder") o di brani dal testo che definire ‘poco profondo’ è un eufemismo ("I got your number") il risultato è quello di un encefalogramma quasi piatto. La sensazione (brutta) è che il frontman abbia riservato gli spunti più intimi e drammatici alla sua carriera solista, lasciando la band in una terra di blando pop/rock da almeno 7 anni a questa parte. Resusciteranno prima o poi?

5/10

Highlights: Innocent, Beerbottle, Live 'n' love, 100 mph.

1.21.2010

Flunk - This is what you get (2009, Beatservice Records)

Con una citazione così pesante e tenendo in considerazione quello che i Flunk hanno combinato nel 2002 con "Blue monday" quando arrivi ad ascoltare la cover di "Karma police" a fine disco ci rimani un po' male. Ma poi ripensi a quello che hai sentito prima (in particolare l'andamento ipnotico di "Common sense", il pop cristallino di "Cigarette burns", il tono languido di "Love hearts") e constati che forse è meglio se i Norvegesi ora sono più bravi a scrivere canzoni che ad interpretare pezzi altrui.

7/10

Highlights: Common sense, Cigarette burns, Love hearts, Down.

1.14.2010

Vitalic - Flashmob (2009, Different/PIAS)

Il secondo LP del francese Pascal Arbez mantiene la linea di fondo di "Ok cowboy" e ne amplifica il lato melodico e "rock", finendo per diventare un ascolto coerente sia quando propone pezzi ariosi ("Poison lips", "Second lives") che quando si butta su suoni più duri e prevalentemente club-oriented ("See the sea", la title track).

7.5/10

Highlights: See the sea (red), Poison lips, Flashmob, Second lives, Chicken lady, Your disco song.

1.11.2010

Fever Ray - Fever Ray (2009, Rabid)

Questa volta non si presenta accompagnata dal fratello Olof in veste The Knife; e non presta nemmeno la voce ai suoi amici Royksopp. Questa volta Karin Dreijer fa tutto da sola. Come ci si potrebbe aspettare l'atmosfera glaciale di fondo non cambia di una virgola; un po' per il timbro speciale della voce di Karin (come di consueto modificata attraverso utilizzo ed abuso di effetti quantomeno inquietanti), un po' per il contrasto che si crea tra il calore emanato dalla dolcezza di armonie e melodie e i brividi dettati da una scelta di suoni rigorosamente freddi e taglienti. Va detto che i dieci pezzi di "Fever Ray" sono molto meno immediati da digerire rispetto a quel capolavoro (pop?) che è stato "Silent shout". Ma la mancanza di un impatto deciso al primo ascolto non può e non deve ingannare: la qualità della musica e dello stile produttivo sono assolutamente di primo grado.

8.5/10

Highlights: Tutto.

1.10.2010

Nathan Fake - Hard islands (2009, Border Community)

Ritornano tra dolcezza ed angoscia le visioni contorte della techno intelligente di Nathan Fake; non ai livelli dell'esordio "Drowning in a sea of love" ma comunque un'ulteriore testimonianza del suo genio.

7.5/10

Highlights: Tutto.

1.08.2010

Basement Jaxx - Scars (2009, Atlantic)

Quindici anni di Basement Jaxx celebrati con una maturazione artistica finalmente giunta a pieno compimento. "Raindrops" rappresenta in tutto e per tutto il classico singolo Jaxx -style, fatta eccezione per quel piglio mezzo malinconico della strofa; è un indizio che dice molto su tutto il disco, permeato nella sua interezza da una sensazione quasi blues. Non solo per una questione strutturale e di accordi ("She's no good", "A possibility"), ma anche e soprattutto per una questione di emotività ("Feelings gone", "My turn", "Stay close"). Accanto a questa nuova (o finora nascosta) attitudine del duo ritroviamo le confortanti certezze di quello splendido eclettismo che ha fatto la loro fortuna, un gruppo di ospiti al microfono che farebbero invidia a Timbaland (Kelis, Yoko Ono, Sam Sparro, Santigold) e una produzione come sempre precisa e dettagliata.

8.5/10

Highlights: Scars, Raindrops, Saga, Feelings gone, My turn, Day of the sunflowers (we march on), Stay close.

1.02.2010

The Juan Maclean - The future will come (2009, DFA)

Quando l'electropunk diventa cultura pura. Il secondo disco di Juan Maclean (con la fondamentale collaborazione di Nancy Whang) è arte alternativa, capace di resuscitare elementi dal passato mischiandoli con tecniche di produzione che appartengono al presente (e in alcuni casi, come da titolo dell'album, al futuro) creando un impasto sonoro a dir poco accattivante. Senza dubbio il picco DFA del 2009.

9/10

Highlights: Tutto.

1.01.2010

The Whitest Boy Alive - Rules (2009, Asound / Bubbles)

Erlend Oye è la semplicità fatta persona: dategli un arrangiamento scarno, due accordi e lui fa il resto attraverso quel timbro di voce delicato e raro. Il suo limite, dopo dieci anni di Kings Of Convenience, collaborazioni e progetti paralleli, è la poca varietà. Chi lo conosce sa perfettamente cosa aspettarsi, niente di più e niente di meno. E' per questo motivo che "Rules" si configura come un disco gradevole (contenente brani di assoluto valore come "Intentions" e "Rollercoaster ride") che però non aggiunge nulla a quanto si è già sentito in passato.

6.5/10

Highlights: Keep a secret, Intentions, Rollercoaster ride, Gravity.