3.04.2019

Hozier - Wasteland, baby! (2019, Columbia)

Raccontare la favola di un musicista che sale alla ribalta grazie a un brano divenuto virale sta diventando quasi noioso. Personalmente trovo molto più interessante analizzare quello che succede dopo l'episodio: perché se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, non è sempre detto che chi è baciato dalla sorte riesca a mantenere lucidità e coerenza, dimostrando così la sua vera stoffa. Ma per quanto si possa essere critici o sospettosi, anche in questo campo esistono delle eccezioni: come nel caso di Andrew Hozier-Byrne, che nell'autunno del 2013 ha beneficiato del familiare meccanismo esponenziale della rete messo in moto da una condivisione del video di Take Me To Church da parte dell'attore/giornalista/attivista inglese Stephen Fry. Ascoltare un brano simile e dubitare anche solo per un istante del talento del cantautore irlandese, allora poco più che ventenne, sarebbe stato francamente fuori luogo.

Oggi Hozier di anni ne ha quasi 29, e pubblica il secondo album della sua carriera. La scorsa estate aveva espresso il suo parziale disinteresse in merito a quanto le sue nuove composizioni avessero potuto reggere il confronto con la hit in grado di scalare le classifiche del pianeta. «Voglio solo che i miei pezzi vengano ascoltati. Tutto il resto lo vivo come un bonus». Parole che basterebbero per sancire che l'esame lucidità è da ritenersi superato con successo. Per quanto riguarda la coerenza artistica, invece, basta considerare i fatti. Nello specifico, la scelta di ospitare nell'e.p.uscito lo scorso Settembre un paio di nomi fuori moda e fuori tempo: Booker T. Jones, leggendario polistrumentista settantaquattrenne di Memphis, e Mavis Staples, mitologica voce gospel e rhythm & blues che a Luglio spegnerà ottanta candeline.

Mavis affianca Hozier in Nina Cried Power, “canzone sulle canzoni di protesta” nonché prima traccia di Wasteland, Baby!. Un pezzo dove vengono citate figure chiave del passato come James Brown, John Lennon, Billie Holiday, Nina Simone e perfino la stessa Staples. Artisti che avevano a cuore l'emancipazione e la libertà, ai quali Andrew vuole accostarsi lasciando a Mavis il compito di esprimere la sua umile convinzione: “La resistenza è stata cantata da persone più forti di me / incitandoci a scuotere le catene / se amiamo essere liberi”. Il messaggio è tanto palese quanto profondo: Nina Cried Power è un'ode universale alla musica scomoda, che attraverso la grazia di voci intoccabili è riuscita a raggiungere le masse senza scadere in frivolezze ed esaltazioni della superficialità. Il citazionismo di Hozier non si esaurisce qui: la successiva Almost (Sweet Music), il brano che ha anticipato il disco, menziona più o meno direttamente artisti appartenenti alla scena jazz come Ella Fitzgerald, Duke Ellington, John Coltrane e Chet Baker. La terza traccia (Movement) si concentra invece sull'aspetto coreografico della musica tirando in ballo il mito di Fred Astaire e il ballerino Ucraino contemporaneo Sergei Polunin. Riferimenti continui e insistenti, a sottolineare l'importanza delle radici. Ringraziamenti reiterati, perché Andrew sa di non essere un innovatore, ma piuttosto un rispettoso esecutore di riti soul e blues, generi musicali che quando vengono interpretati con sensibilità e competenza funzionano benissimo anche senza eccessivi stravolgimenti dettati dal modernismo.

Al netto di alcune impegnate riflessioni sociali, ascoltando Wasteland, Baby! si ha l'impressione di assistere a una gioiosa celebrazione della bellezza dell'arte, della vita e dell'amore. Anche quando i toni si fanno più intimi (come avviene nella doppietta As It Was / Shrike, che si concentra su relazioni interrotte associate a ritorni più o meno possibili, o nell'intensa title-track che chiude il disco) non mancano speranza e positività. Il manifesto di questo pensiero è espresso a chiare lettere in No Plan, brano che si ispira apertamente alle teorie del fisico Statunitense Lawrence Krauss. «Dovremmo essere contenti di avere l'opportunità di trascorrere questo momento relativamente breve sulla Terra, e accogliere la confusione della vita con una risata e un'alzata di spalle. Siamo in ballo, e allora balliamo». Parlando di ondeggiamenti, oltre alla già citata No Plan il pezzo che si presta meglio alla causa è Nobody, con le sue svisate di chitarra che puntellano un ritmo fluido e incalzante il giusto, raggiungendo un equilibrio perfetto tra dolcezza e sensualità. Ma a dettare legge rimane la voce, come rimarcato in To Noise Making (Sing), uno dei brani più significati dell'album. “Non devi cantare perfettamente, ma canta con energia. Nel migliore dei casi, troverai un piccolo rimedio. Nel peggiore, il mondo canterà insieme a te”. Queste tre frasi sintetizzano la visione di Andrew Hozier-Byrne, e la sua volontà di sottolineare il valore assoluto e imprescindibile della musica, a costo di risultare ripetitivo. Con una piccola (ma non trascurabile) nota a margine: Andrew canta che è una meraviglia.

8/10

Highlights: 
Nina cried power, Almost (sweet music), No plan, Nobody, To noise making (sing), As it was, Shrike, Wasteland, baby!.