6.26.2012

Asonat - Love in times of repetition (2012, n5MD)


Jonas e Fannar dall'Islanda, con un disco lento e magico.

7.5/10

Highlights: Forgotten, Expectations, Where the heart lives, What have we done (silence is golden), Dandelions (for you), Part of your plan.

6.23.2012

Apparat - The devil's walk (2012, Mute)


Meraviglia techno-pop dai toni malinconici e (forse a volte troppo) solenni.

7.5/10

Highlights: Sweet unrest, Song of los, Candil de la calle, The soft voices die, Escape.

6.22.2012

Linkin Park - Living things (2012, Warner)


A giudicare dalla linea di synth distorto (e in altri contesti assolutamente tamarro) che apre il quinto album dei Linkin Park, le dichiarazioni rilasciate da Mike Shinoda qualche mese fa sembrano essersi trasformate in realtà: a differenza del precedente "A thousand suns", che era un concept, "Living things" possiede un impatto di gran lunga più immediato. Il suono della band di Los Angeles è in un certo senso tornato agli esordi; ma non si tratta di un revival, perché i ragazzi nel corso della loro carriera non hanno rinunciato ad avventurarsi in percorsi alternativi, cercando una propria identità che andasse oltre la maledizione dell'etichetta Nu-Metal che li ha accompagnati (e consacrati) fin dall'inizio. Pezzi come "In my remains" e "Burn it down", il primo singolo, sono a dir poco familiari: ci sono le ben note parti melodiche con tastiere a contrappunto seguite da momenti di urla rabbiose supportate da chitarre pesanti e distorsioni quasi industrial. Sulla stessa scia si colloca anche l’ottima "I'll be gone", che, nonostante rischi di essere canticchiata ancora prima del secondo ascolto, vince per manifesta superiorità melodica. Sarebbe facile criticare un approccio di questo tipo considerando il messaggio che avevano scritto nelle note di copertina di "A thousand suns": «Non volevamo scrivere qualcosa di prevedibile, volevamo osare, a costo di perdere la coscienza commerciale».Ma a conferma del fatto che "Living things" non sia un insignificante passo indietro ci sono brani come la spiazzante "Castle of glass" (con un'impostazione ritmica lontana anni luce dal loro stile), l'arrabbiatissima "Victimized" (che sfiora hardcore punk e death metal) e la misteriosa "Roads untravelled" (un triste e intimo carillon). La tanto cara attitudine hip-hop viene completamente liberata in "Until it breaks", mentre la solenne "Powerless" che chiude il disco è un lento tutt'altro che scontato, un po’ perché manca la classica apertura gridata nel ritornello, un po’ perché a livello armonico e ritmico esprime una certa maturità. Che i Linkin Park abbiano trovato un equilibrio perfetto per piacere a pubblico e critica? 

8/10

Highlights: In my remains, Burn it down, Lies greed misery, I'll be gone, Roads untravelled, Powerless.

6.20.2012

L-Vis 1990 - Neon dreams (2011, PMR / Island)


Le produzioni di James Connolly - owner della Night Slugs - spaziano in lungo e in largo. Ce n'è per tutti i gusti: la techno scombussolata e terzinata di "Forever you", l'house classica con tinte 80 di "The beach", le pulsazioni lente di "Play it cool" e l'approccio club di "Feel the void". Non che manchi una coerenza di suono, ma forse ci vorrebbe un'attitudine più focalizzata e convinta per rendere il tutto realmente memorabile. 

6.5/10

Highlights: Forever you, The beach, Play it cool, Feel the void, Tonight, Here with you.

6.17.2012

Rusko - Songs (2012, Mad Decent)


Sarebbe sbagliato catalogare Rusko come semplice esponente della dubstep: quello che propone nel suo secondo "Songs" è un frullato di musica pop elettronica, che parte sempre e comunque da radici old school per virare energicamente verso il suono attuale. La presenza delle proverbiali wobbling lines è cosa scontata, buona e giusta: ma è il modo in cui vengono implementate a risultare vincente, specialmente considerando il contesto di produzione moderno e super-luccicante.

7.5/10

Highlights: Somebody to love, Pressure, Skanker, Opium, Dirty sexy, Be free, Asda car park, Whistle crew.

6.16.2012

Bad Veins - The mess we've made (2012, Modern Outsider)


Benjamin Davies e Sebastien Schultz da Cincinnati con il loro indie pop-rock ultra-ricamato e molto melodico. Nonostante non inventino nulla di nuovo è da ammirare la forza dei brani e la pulizia in fase di arrangiamento; dopo qualche ascolto "The mess we've made" diventa fatalmente contagioso.

8/10

Highlights: Don't run, If then, Chasing, Child, Doubt, I turn around. 

6.15.2012

L.A.O.S. - Finally (2012, Bass=Win)


Il titolo del primo disco dei L.A.O.S. (acronimo di Large Amount Of Soul) si riferisce ai quattro lunghi anni che sono serviti per confezionarlo; tempo ben speso, perchè il risultato è un eccellente compendio di drum & bass melodica che trova il giusto equilibrio tra voci languide su atmosfere morbide (come si faceva negli anni 90) e arrangiamenti più energici con qualche incursione nel mondo dubstep.

8/10

Highlights: Break my heart, Zeroes & ones, My mind is going, Energize, Rise, Pieces, Warrin', Healing.

6.14.2012

Hot Chip - In our heads (2012, Domino)


Gli Hot Chip sono delle macchiette. Se ne fregano di sembrare giovani a tutti i costi, infatti si fanno fotografare in pose retrò e con vestiti completamente fuori moda. I loro volti lasciano trasparire un evidente imbarazzo quando si trovano con i riflettori puntati addosso: un chiaro sintomo di avversione alla socialità – reato imperdonabile nell’epoca post grande fratello. Ascoltando la loro musica si riscontra una predisposizione alla ricerca e alla sperimentazione, come se alla base della composizione dei loro pezzi ci fosse un approccio matematico o un qualche bizzarro metodo scientifico. La verità è che gli Hot Chip sono dei nerd. Ecco, l’ho detto. Ma specifichiamo: sono nerd nel senso buono della parola. La loro ricetta nel corso degli anni si è evoluta: la limatura più esplicita si nota nei testi (dapprima basati prevalentemente sull’auto-ironia, oggi molto più sinceri e maturi), ma anche il suono si è affinato notevolmente, diventando più morbido e rotondo rispetto agli esordi. "In our heads" è l’ennesimo meticoloso frullato di melodie a presa rapida, progressioni accattivanti e tanta voglia di non rispettare gli standard attraverso arrangiamenti eclettici e alternativi. Non se ne accorgeranno tutti, questo è poco ma sicuro. Ma forse agli Hot Chip va bene così.

7.5/10

Highlights: Don't deny your heart, Look at where we are, These chains, Flutes, Ends of the earth.

6.02.2012

Lykke Li - Wounded rhymes (2011, Atlantic / Ll Recordings)


La promessa è stata mantenuta. La piccola Li di "Youth novels" (2008) è diventata un'artista a tutto tondo, capace di scrivere brani di grande profondità mantenendo un invidiabile appeal pop. Quello che fa di "Wounded rhymes" un album da ricordare è la vittoria dell'interpretazione sul perfezionismo; che si tratti di ballad strappalacrime condite da cori retrò ("Unrequited love"), di cantilene distorte ("Get some"), di oscure nostalgie ("Rich kids blues", "Sadness is a blessing"), di misteriose confessioni sottovoce ("I know places") o di danze dai toni mistici ("I follow rivers"), la voglia di emozionare ha sempre il sopravvento sulla fiscalità estetica.

9/10

Highlights: Tutto.

6.01.2012

Lovelock - Burning feeling (2012, Internasjonal)


Esemplare tratteggio cosmic-disco.

8/10

Highlights: Burning feeling, Don't turn away (from my love), South Beach sunrise, Maybe tonight.