Non è un caso se il quinto disco dei Blur viene intitolato semplicemente con il nome della band; dopo un momento difficile come quello che ha seguito la sfida persa con gli Oasis e le voci di un presunto scioglimento, il quartetto si reinventa puntando dritto verso oltreoceano e quindi favorendo uno stile alternative rock più consono ai gusti americani. Lo si capisce già dal primo singolo che apre il disco, "Beetlebum", seguito a ruota da una hit mondiale come "Song 2"; il rumore delle chitarre elettriche e Damon Albarn che urla "Well I feel heavy-metal" sono una presa di posizione coraggiosa che inevitabilmente finisce per sancire una netta divisione fra i fan che apprezzano il cambio di marcia e quelli che invece rimpiangono i tempi dell'esplosione del brit-pop. Dei due singoli successivi "On your own" convince più della contestata (dai legali di David Bowie) "M.o.r.", mentre nè lo pseudo dub di "Theme from retro" nè la sporca e mezza stonata "You're so great" lasciano il segno come dovrebbero, anche se si intuiscono delle buone potenzialità; che fortunatamente vengono a galla con la splendida cupezza quasi trip-hop di "Death of a party", brano che riporta lo standard di qualità a dei livelli considerevoli. Con "Chinese bombs" e "I'm just a killer for your love" si ricade nell'errore di buttare li dei pezzi che forse con una cura maggiore avrebbero reso di più, vedi "Look inside America" e "Strange news from another star", ultimi bagliori di un buon album che se non ne avesse avuti altri quattro alle spalle sarebbe stato accolto in tutt'altro modo.
7.5/10
Highlights: Beetlebum, Song 2, Country sad ballad man, On your own, Death of a party, Look inside America, Strange news from another star.
Nessun commento:
Posta un commento