1.29.2012

Brett Anderson - Black rainbows (2011, BA Songs)

Due anni dopo "Slow attack" e a due passi dalla tanto attesa reunion dei suoi Suede (Bernard Butler escluso), riecco Brett Anderson. Il suo quarto disco solista è un breve ed intenso ritorno al rock, intriso della sua poeticità tutta metafore, della sua elegante drammaticità e delle sue proverbiali ombre romantiche.

7/10

Highlights: Unsung, Brittle heart, This must be where it ends, Actors, Possession.

1.28.2012

Clap Your Hands Say yeah - Hysterical (2011, V2)

E' un vero peccato che il terzo sofferto disco dei Newyorkesi CYHSY si perda in melodie talvolta troppo prevedibili e nelle altre occasioni insignificanti. Una valanga di citazioni (neanche tanto nascoste) nei testi e un bel po' di mestiere negli arrangiamenti sono ulteriori indizi di una palpabile mancanza di ispirazione.

6/10

Highlights: Same mistake, Hysterical, Misspent youth, Into your alien arms.

1.27.2012

The Kooks - Junk of the heart (2011, Virgin)

Ascoltare il terzo disco dei Kooks è come ritrovare un vecchio amico e dopo un attimo realizzare che lo conosci ancora perfettamente - tanto da riuscire a prevedere quello che sta per dirti nei minimi dettagli. Se già l'adoravi prima sarai contento di questo revival. Se invece trovi i suoi discorsi banali probabilmente vi perderete ancora, e forse vi incontrerete di nuovo tra qualche anno.

6.5/10

Highlights: How'd you like that, Taking pictures of you, Is it me, Petulia, Eskimo kiss, Mr. Nice Guy.

1.26.2012

The Maccabees - Given to the wild (2012, Fiction Records)

Li conoscete i Maccabees, vero? Bene, dimenticate tutto. Scordatevi l’andatura sostenuta alla Strokes e l’attitudine post-punk dei Futureheads; perfino la voce di Orlando Weeks - che a volte poteva capitare di confondere con quella di Kele dei Bloc Party – sembra avere cambiato colore. L’intro chiarisce inequivocabilmente il nuovo disegno sonoro: tappeti silenziosi, falsetto filtrato quasi Sigur Ros e arpeggio di chitarra gentile che si avvicina lentamente e presenta il primo pezzo, "Child" - a conti fatti ottimo manifesto dell’intero disco. Partendo da atmosfere dilatate, un accompagnamento di fiati interviene sottovoce e poi si fa sempre più pomposo; un momento di riflessione e il ritmo raddoppia, la voce si fa più presente e il climax viene raggiunto con un breve ed estatico assolo di chitarra. Anche nei rari episodi in cui il ritmo si alza, il freno a mano rimane tirato per non scalfire l’aura di maturità e la decisa ricerca di un equilibrio giudizioso che contraddistingue il terzo disco della band londinese, spiazzante e coraggiosa opera dai contorni fiabeschi.

9/10

Highlights: Tutto.

1.22.2012

Trent Reznor & Atticus Ross - The girl with the dragon tattoo (2011, Mute / The Null Corporation)

Per fortuna ci sono le certezze nella musica. Prendi il lento ma impietoso crescendo di "Parallel timeline with alternate outcome", che spinge la risonanza ai limiti della sopportabilità umana per poi spegnersi improvvisamente nel silenzio. O l’impasto sonoro di "Pinned and mounted", dove anche dopo un’analisi certosina rimane difficile distinguere gli strumenti a corda dalle percussioni. Sono solo due indizi, ma bastano per portare dritti a quel genio di Trent Reznor. Insieme al fido Atticus Ross (già programmatore nei suoi Nine Inch Nails), sforna quasi 40 schizzi drammatici e concettuali, con due cover da brividi ("Immigrant song" e "Is your love strong enough"?) ad aprire e chiudere. Un’altra di quelle colonne sonore che quando c’è giustizia vincono l’Oscar (vedi "The Social Network"), quando invece vengono maldestramente trascurate si lasciano ascoltare e ti rapiscono che è una meraviglia. E chissenefrega della statuetta d’oro.

8/10

Highlights: Immigrant song, People lie all the time, Pinned and mounted, What if we could, Hidden in snow, Under the midnight sun, You're here, A pause for reflection, While waiting, Parallel timeline with alternate outcome, Oraculum, The heretics, A pair of doves, The sound of forgetting, Is your love strong enough?.

1.20.2012

Suzi Quatro - In the spotlight (2011, Cherry Red)

Ogni tanto capita che Susan Kay imbracci il suo basso e sforni un disco nuovo, ribadendo che senza di lei non sarebbero esistite molte rocker che hanno fatto la storia della musica pop - da Joan Jett a Courtney Love.

8/10

Highlights: Whatever love is, Spotlight, Strict machine, Breaking dishes, Hurt with you, Singing with angels.

1.19.2012

Rebecca Ferguson - Heaven (2011, Epic)

Il periodo d’oro dei talent show, si sa, è tramontato da un pezzo. Tradotto in un linguaggio più schietto: X-Factor ha rotto le palle. Ma ciò non significa che ogni tanto questo contesto un po’ logoro regali sorprese gradite; è il caso di Rebecca Ferguson da Liverpool, classificatasi seconda nell’edizione britannica del 2010. Un timbro di voce a metà tra la dolcezza di Gabrielle e la ruvidità di Macy Gray, pezzi intensi e qualitativamente un gradino sopra agli standard e uno stile pop-soul che non può esimersi dal paragone con l’attuale regina Adele - chi è ancora in preda al giustificato ascolto compulsivo di "Someone like you" aggiornerà la sua playlist con la splendida "Teach me how to be loved", mentre chi non riesce a fare a meno di "Rolling in the deep" troverà nuovi spunti in "Glitter & gold". Ringraziamo X-Factor, per questa volta.

7.5/10

Highlights: Nothing's real but love, Glitter & gold, Shoulder to shoulder, Fighting suspicions, Teach me how to be loved.