6.30.2010

Gabin - Third and double (2010, Universal)

Chi fa da sè fa per tre: Filippo Clary e Max Bottini, duo romano d'esportazione (merce rara quando c'è di mezzo l'Italia), decidono di comporre un disco doppio da "separati in casa". Mia Cooper è la voce che fa da collante al progetto (nonchè autrice della maggior parte dei testi), che vede anche la partecipazione di artisti internazionali del calibro di Z-Star, Chris Cornell, Nadeah Miranda, Flora Purim e Gary Go. Una sublime dimostrazione di come raggiungere il perfetto equilibro tra soul, jazz e pop.

8/10

Highlights: Keep it cool, So many nights, The alchemist, Life can be so beautiful, Lies, The game, Lost and found, City song, Ready set go!, Between the lines.

6.29.2010

Kelis - Flesh tone (2010, Interscope)

I tempi delle derive soul, delle citazioni funk e dell'attitudine r&b sono andati. Se vuoi essere pop oggi devi essere dance - anche a costo di "rinnegare" dei momenti di puro splendore che hanno caratterizzato la tua carriera. "Kaleidoscope", il raffinato disco del 1999 che aveva presentato Kelis al mondo, non potrebbe sembrare più lontano; i ritmi lenti e sinuosi vengono seppelliti da drum-machine compresse all'esasperazione, l'incedere hip-hop è cancellato da quattro secchi e imprescindibili quarti, gli strumenti veri sono a prendere la polvere in soffitta mentre adesso gli arrangiamenti vengono affidati alla freddezza di sintetizzatori analogici (quando va bene) o emulazioni virtuali dei suddetti (quando va meno bene). Passi il gradevole singolo "Acapella" (con la produzione di quel prezzemolo di Guetta), evviva i fratelli Benassi (che producono due tracce ascoltabili), ma la sensazione è che qui il talento vocale di Kelis sia assolutamente sprecato. E' proprio obbligatorio essere pop?

4.5/10

Highlights: 4th of July (fireworks), Acapella, Emancipate, Brave.

6.26.2010

Groove Armada - Black light (2009, Cooking Vinyl)

I Groove Armada e il pop hanno sempre avuto una relazione tutt'altro che complicata. Sin da quando manipolavano i campioni di Chi-Lites e Patti Page trasformandoli rispettivamente in "If everybody looked the same" e "At the river" si capiva che le loro intuizioni, per quanto espresse con un'attitudine "underground", avevano un legame stretto con i gusti del popolo. La differenza è che oggi Tom Findlay ed Andy Cato ci mettono la faccia per intero (= scrivono i pezzi loro, dall'inizio e senza ricorrere a sample "di partenza"); è evidente che il processo è totalmente differente (dj-oriented il primo, da musicista vero il secondo). In più "Black light" fa ampio sfoggio di un suono chitarristico e pieno - per definizione "pericoloso" (non è un caso se l'approccio "less is more" è sempre stato uno dei più seguiti dai producer di musica elettronica). Naturale quindi che ci sia un po' di disorientamento iniziale e che alcuni brani non riescano ad andare al di là di una buona idea pasticciata ("Cards to your heart", "Warsaw" e "Time and space" sono esempi lampanti di tutto ciò). Ci sono però dei brani da promuovere nonostante siano stati spinti ai limiti da un mixaggio violento e confuso ("I won't kneel" e "Paper romance"), c'è quella perla post-soul di "Fall silent" e c'è lo stile rassicurante di Bryan Ferry in "Shameless". Un po' poco per potere parlare di un disco all'altezza della fama dei Groove Armada, ma sarebbe sbagliato non accorgersi del fatto che "Black light" rappresenti una fase di transizione a tutti gli effetti.

6.5/10

Highlights: Fall silent, I won't kneel, Paper romance, Shameless

6.25.2010

Train - Save me San Francisco (2009, Columbia)

Virtuosi della chitarra, toglietevi di mezzo. Ingegneri del suono, fatevi da parte. Matematici degli accordi, cercate altrove. I Train non fanno per voi, e di sicuro alle vostre orecchie questa non suonerà come una novità. Però i ragazzi a loro modo sono bravi e sinceri: dedicano un disco alla città che li ha fatti incontrare e che li ha visti crescere. Azzeccano un singolo dall'anima reaggae che funziona in maniera perfetta. Lo contornano di pezzi dalle melodie semplici e dagli arrangiamenti efficaci. Infine interpretano il tutto con una certa padronanza - si faccia avanti chi è pronto a criticare la voce di Patrick Monahan. L'estate è qui. Che facciate o meno parte delle categorie di cui sopra poco importa: cercate comunque di trovare il tempo per una ballad dei Train ogni tanto - fa bene all'anima.

7.5/10

Highlights: Hey soul sister, Parachute, If it's love, Words, Brick by brick, Marry me.

6.23.2010

Hole - Nobody's daughter (2010, Mercury / Island Def Jam)

Conoscendo il caratterino di Courtney Love era lecito aspettarsi che la disapprovazione di Erlandson avrebbe avuto l'importanza del due di picche quando la briscola è fiori. E Courtney ha deciso di riformare gli Hole in occasione del quarto disco che vede la luce ad otto anni dallo scioglimento ufficiale della band. Detto senza mezzi termini, "Nobody's daughter" non raggiunge i picchi pop di "Celebrity skin" e non possiede - anche per ovvie ragioni di tempistica - l'impatto emotivo e l'ispirazione di "Live through this". Si configura piuttosto come un album libero da vincoli discografici e storici, colpendo nel segno soprattutto quando la vedova Cobain mette da parte l'arrabbiatura fine a se stessa e si lascia andare a cantati paragonabili (tecnicamente) a flussi di coscienza: le parole volano modellate e storpiate da quel suo fare in apparenza menefreghista ma sotto sotto profondo, circondando i pezzi (quelli giusti) di un alone misterioso e agrodolce, a suo modo assuefacente. Le confessioni di "Letter to God" rappresentano l'apice della sofferenza nostalgica che permea l'intero disco, che pur non essendo un capolavoro merita una certa attenzione, soprattutto da parte di chi ha nel cuore "Live through this".

8/10

Highlights: Nobody's daughter, Honey, Pacific Coast Highway, Someone else's bed, For once in your life, Letter to God.

6.15.2010

Goldfrapp - Head first (2010, Mute)

O anche: l'infatuazione anni 80 mai doma che ritorna dopo un disco delicato - ed "educato" - come "Seventh tree". Ritornelli irresistibili, soffi di batterie sintetiche, inevitabili e dovute citazioni Moroderiane, giri di basso post-disco e riff synth-pop; solare e semplicemente perfetto.

8.5/10

Highlights: Tutto.

6.14.2010

Charlotte Gainsbourg - Irm (2009, Because Music)

Nonostante innegabili miglioramenti, a 3 anni da 5:55 la personalità di Charlotte Gainsbourg - musicalmente parlando - rimane qualcosa di confuso. Un accozzaglia di influenze mai del tutto approfondite, un insieme di abbozzi di stili, un tutto che compie un giro su se stesso e si avvicina pericolosamente al niente. Questa situazione difficile viene salvata e paradossalmente valorizzata dalla mentalità aperta e alternativa di un Beck in forma splendida, che scrive e arrangia per lei tredici pezzi validi, talvolta sotto il profilo melodico ("Le chat du cafè des artistes", "In the end", "Heaven can wait") e talvolta con grande mestiere ("Me and Jane Doe", "Vanities", "Greenwich mean time"), riuscendo nel mezzo miracolo di plasmare un disco credibile ed estremamente fluido. Cosa che agli Air qualche anno fa non era riuscita pienamente.

7.5/10

Highlights: Le chat du cafè des artistes, In the end, Heaven can wait, Me and Jane Doe, Vanities, Greenwich mean time.

6.07.2010

Beach House - Teen dream (2010, Sub Pop / Bella Union)

Quattro anni fa il debutto. Due anni dopo, lo splendido "Devotion" - al quale mancava però ancora qualcosa. Oggi "Teen dream", e il sogno è finalmente completo. Alex Scally continua a tessere trame dream-pop attraverso contorsioni analogiche di organi vintage, arpeggi soffici di chitarra e ritmiche semplici e mai invadenti. Intanto la splendida voce di Victoria Legrand dondola nello spazio, cullandoti e accarezzandoti con tenerezza e una punta di malinconia positiva. Senza tempo.

9/10

Highlights: Tutto.

6.05.2010

Tracey Thron - Love and its opposite (2010, Strange Feeling)

Fresca di matrimonio con il compagno di sempre Ben Watt, Tracey torna a tre anni da "Out of the woods" con un disco estremamente più acustico, intimo e concettuale del precedente; la sua maturazione va di pari passo con quella di Ewan Pearson, ottimo regista di "Love and its opposite".

8/10

Highlights: Tutto.