10.19.2018

Richard Ashcroft - Natural rebel (2018, BMG)

Ogni volta che viene nominato Richard Ashcroft, la prima melodia che fischietto è quella di Break the Night With Colour. Non quella di A Song for the Lovers, il suo primo singolo da solista nonché la sua canzone di maggior successo. Il motivo è semplice: nel 2000 lo scioglimento dei Verve post Urban Hymns (il più significativo della band di Wigan, che di rotture ne sa qualcosa) è ancora troppo fresco, e io non ho nessuna voglia di accettarlo. Quindi a me la canzone per gli innamorati non fa né caldo né freddo, è soltanto una hit radiofonica che si confonde in mezzo a mille altre. Ma nel 2006, quando facendo zapping mi imbatto nel cantautore britannico seduto al clavicembalo dietro le sbarre di una prigione che suona Break the Night With Colour, penso immediatamente a John Lennon. Il paragone è chiaramente ingombrante, quindi decido di recuperare i dischi precedenti (che avevo ignorato) per farmi un'opinione a mente lucida.

Una decisione proficua, perché tasto con mano che “le canzoni sono più forti di tutto, anche delle band” - come lui stesso ha tenuto a ribadire agli scorsi I-Days. La frase pronunciata sotto il sole di Milano davanti a una folla accorsa per sentire Liam Gallagher e i Killers (e che quindi deve ancora riempire a dovere il parterre dell'ex area expo) calza a pennello con il titolo del suo quinto disco, Natural Rebel. E' nella sua indole vivere di attimi e fare scelte istintive, senza curarsi delle conseguenze che possono implicare. Oggi intrattiene un pubblico che senza il richiamo di altre band probabilmente non sarebbe venuto a sentirlo, mentre 20 anni fa era il leader di una band che riempiva i palazzetti del pianeta. Ma il successo non è sufficiente per tenere a bada la sua impulsività. Nel Giugno del 1998, dopo un concerto a Dusseldorf, si ritrova con la mascella indolenzita, e il chitarrista Nick McCabe con una mano rotta (unite voi i puntini). E dire che l'anno precedente Richard aveva supplicato Nick di tornare nella band dopo avere bocciato Bernard Butler dei Suede. Ashcroft è fatto così. Marcia lungo l'agrodolce percorso della vita con una camminata arrogante, prendendo a spallate chiunque capiti sulla sua strada. A nessuno dovrebbe essere concessa tanta presunzione, ma che cosa puoi dire a uno che scrive un pezzo come A Man in Motion, efficacissimo concentrato di purezza ed esperienza? “Sono un uomo in movimento, ho bisogno di velocità. Ti conviene adeguarti se vuoi venire con me”. Il concetto del moto è evidentemente caro ad Ashcroft, che lo ribadisce sotto forma di invito (“Se cammini con me, io cammino con te”) in That's When I Feel It. Il viaggio a cui fa riferimento è un percorso mentale, la cui ricetta prevede di rifugiarsi nel conforto della semplicità facendo buon uso della consapevolezza acquisita nel tempo. Una condotta che lo porta a tenersi stretto il passato, a coccolarlo. Ecco spiegata “quella sensazione country soul blues” sulla coda di Born to Be Strangers, un pezzo dal piglio Stonesiano che racconta di come alcune persone siano destinate a vivere da sole, alla costante ricerca del pericolo. Ma senza per questo sentirsi fuori posto, come sancito nel perentorio "Goodbye to Loneliness” del singolo Surprised By the Joy, ode alla genuinità dei piccoli piaceri quotidiani e della natura (“Voglio camminare nel giardino con te”) di fronte alle quali la tecnologia (“Qualcuno che ti filma ovunque vai / Non c'è più privacy”) perde di significato.

Un passo alla volta, affrontando le nostre e paure e imparando dagli errori, possiamo rifiorire. Sembra questo il suo messaggio positivo, ai limiti dell'illusione. E' inevitabile affrontare periodi no (We All Bleed), ma si possono superare facendo affidamento sul potere assoluto dell'amore (All My Dreams, That's How Strong). E della musica, naturalmente: “Ogni giorno succede qualcosa nel mondo che ci polarizza, ci divide. E' un meccanismo malsano che alimenta l'ansia e ci soffoca. La musica in questo senso rimane la forma d'arte più forte, perché non separa, ma unisce. E mi sento fortunato ed eccitato a farne parte”. La ribellione naturale descritta da Richard non si basa quindi su grandi rivoluzioni: tutto quello che bisogna fare per trovare la pace interiore è ricordarsi di vivere il momento, senza complicarci troppo la vita. Aprire gli occhi la mattina e constatare con meraviglia che davanti a noi c'è un giorno nuovo, che se vogliamo si può tramutare in opportunità per rinascere. La volontà di raggiungere l'armonia con sé stessi senza sconvolgimenti è del tutto coerente con la sua musica, visto che Natural Rebel non si preoccupa di apparire innovativo in termini di arrangiamenti o songwriting, rimanendo fedele al principio delle canzoni che sono più forti di tutto. E siccome Richard Ashcroft ha ben poco da invidiare a tanti cantautori ben più celebrati di lui, il risultato è esattamente quello che da lui ci si aspetta: una manciata di canzoni ottimamente scritte, che si potrebbero definire ribelli solo aggrappandosi alla scelta dichiarata di non adeguarsi ai suoni moderni. Canzoni talvolta prevedibili, e talmente personali da sembrare spesso quasi ingenue. Ma indiscutibilmente vere.

7.5/10

Highlights: 
All my dreams, Surprised by the joy, That's how strong, Born to be strangers, We all bleed, A man in motion.