11.27.2013

Letherette - Letherette (2013, Ninja Tune)

L'esordio di Richard Roberts e Andrew Harbert da Wolverhampton mischia suoni dal tocco french e attitudine hip-hop / old-school house; Ninja Tune appone il suo sigillo di garanzia sull'ennesimo disco ben prodotto, che si distingue soprattutto per un brillante utilizzo delle tecniche di campionamento.

7.5/10

Highlights: Restless, I always wanted you back, The one, Gas stations and restaurants, Cold clam.

11.26.2013

Deetron - Music over matter (2013, Music Man Records)

Sam Geiser e il suo pensiero house, tra incastri ritmici non scontati (spesso diretti, raramente cervellotici) e uno stuolo di guest che talvolta elevano i pezzi da semplici track a vere canzoni: Hercules & Love Affair, Fritz Kalkbrenner e Ben Westbeech paiono totalmente a proprio agio in questo contesto elegante e di gusto.

8/10

Highlights: Thinking, Crave, Love song, Rhythm, Bright city lights, Rescue, Can't love you more.

11.22.2013

Savoir Adore - Our nature (2012, Popular Recordings)

Il pop-rock trasognato dei Newyorkesi Savoir Adore conta su buone melodie, validi accenni retrò e un'adeguata spinta funky.

7.5/10

Highlights: Dreamers, Sparrow, Anywhere you go, Regalia, At the same time, Empire of the light, Wild Davie.

11.20.2013

Booka Shade - Eve (2013, Embassy One)

Il quinto disco dei Booka Shade è un nuovo inizio: il periodo Get Physical è terminato, ora escono su Embassy One. Quello che non cambia - nonostante le voci che riferiscono che in tempi recenti si sia sfiorato lo scioglimento del duo - è il gusto per quelle sonorità techno e house raffinate e morbide: "Eve" è un gioco di delicati incastri ritmici e voci dolci, che mette in luce in lato più gentile di Kammermeier e Merziger.

7/10

Highlights: Many rivers, Love Inc., Leema, Maifeld, Crossing borders, Only when you wake up, Jesolo.

11.18.2013

John Legend - Love in the future (2013, G.O.O.D. Music / Columbia / Sony)

Assolutamente all'altezza dei dischi precedenti: moderno nell'estetica, ma classico nella scrittura.

8/10

Highlights: The beginning, Made to love, Who do we think we are, All of me, Save the night, You & I (nobody in the world), Asylum, Caught up.

11.16.2013

The Naked And Famous - In rolling waves (2013, Fiction Records / Somewhat Damaged)

Le belle parole spese per il debutto dei The Naked And Famous non sono andate sprecate: "In rolling waves" replica la formula vincente del primo disco, azzeccando un equilibrio perfetto tra chitarre elettriche e synth. Altrettanto importante è l'equilibrio che si crea tra le voci di Alisa Xayalith e Thom Powers: il paragone con gli Xx non è affatto azzardato (con le ovvie distinzioni in quanto a intimità e minimalismo).

8/10

Highlights: A stillness, Hearts like ours, Waltz, Rolling waves, I kill giants, We are leaving, A small reunion.

11.15.2013

Morcheeba - Head up high (2013, PIAS)

Hai voglia a strombazzare il ritorno di Skye se quello che ne esce è un disco insipido come "Blood like lemonade" (2010); la rimpatriata di tre anni fa non ha sortito gli effetti desiderati, e i Morcheeba sono rimasti imprigionati in quel limbo di mediocrità post "Fragments of freedom" (l’album del 2000 che conteneva la hit "Rome wasn't built in a day"). E ora come se la passano? Verrebbe da dire come sempre: a livello sonoro e di composizione non è cambiato quasi nulla. Intanto però il tempo scorre impietoso, rendendo francamente impossibile stupirsi ascoltando pezzi che mescolano swing e scratch tipici dell’hip-hop con bassi funkeggianti e accessibili pattern di chitarra. Intendiamoci: qui non si sta parlando di brutta musica – tutt’altro. Ma certamente non abbiamo a che fare con pezzi che catturano l’attenzione al punto di costringerci a mettere in secondo piano finestre e applicazioni, o a interrompere il cazzeggio su facebook. Magari detto così sembra una vaccata, ma in tempi di multi-tasking spinto il valore di un album è misurabile anche attraverso questa sorta di “indice di rapimento”. Fossimo negli anni 90’ la prospettiva sarebbe completamente differente: ammetto di essermi sorbito decine di dischi dichiaratamente chill-out (leggi: carta da parati) e di averne decantato spudoratamente le lodi, accorgendomi solo parecchi anni dopo che una misera percentuale di quei lavori aveva sostanza, mentre il resto erano solo gradevoli successioni di note atte a riempire i silenzi tra un drink e una chiacchiera. "Head up high" fila via leggerino e scontato fin dal primo ascolto; con rare eccezioni (come "Gimme your love" e "Under the ice") fa di tutto per non disturbare eccessivamente, mettendo ancora una volta in risalto il già deficitario rapporto brani incisi / pezzi da ricordare della discografia dei Morcheeba.

6/10

Highlights: Gimme your love, Call it love, Under the ice, Do you good.

11.11.2013

Lady Gaga - Artpop (2013, Interscope)

Al di là di elogi e critiche, oltre il gusto personale che può portare ad amarla o odiarla, c’è una verità inconfutabile: Lady Gaga sa come mettere tutti con le spalle al muro. Il lancio di un suo nuovo disco provoca sconquasso a priori, ma lei non si accontenta e opta per un titolo che definire ambizioso è riduttivo; ruba un concetto indissolubilmente legato al suo idolo Andy Warhol e lo ribalta, creando una parola che fino ad oggi mancava nello sconfinato dizionario di Google. Con la Germanotta va così. Tutto le è concesso, e lei lo sa bene: è in gran parte attraverso la provocazione che ha costruito il suo personaggio. Benché i continui paragoni con Madonna comincino a stancare, sono tutt’altro che fuori luogo - almeno osservando la bravura nel catalizzare l’attenzione di media e fan. Inoltre, sarebbe inopportuno contestare il suo talento: Lady Gaga è capace di scrivere e di cantare, punto. E il perfetto equilibrio sonoro e stilistico di Artpop avvalorano la convinzione che la parabola della popstar sia ancora in fase ascendente. Quasi superfluo indugiare sui brani che rientrano nella categoria EDM: meglio arrendersi subito di fronte alla potenza sonora di Zedd (che plasma le ottime "Aura" e "G.U.Y.") e delle varie "Venus" e "Swine". Destano maggior interesse il synth-pop meno veloce e rumoroso della title-track e di "Do what u want" (insieme a R. Kelly), il vincente approccio taglia-e-cuci con inserti funky di "Sexxx dreams" e l’avventura in terra hip-hop "Jewels n’ drugs". Ma è verso la fine che si rimane di sasso: "Dope" è una ballad talmente teatrale e intensa che viene voglia di maledire quei synth che invece di arricchire disturbano. Un arrangiamento piano, voce e archi avrebbe offerto la possibilità di gustarsi una sorprendente e quasi inedita Lady Gaga “stripped to the bone”. Aspettando una versione totalmente acustica, è giusto dedicarle quegli applausi che – parole sue – le servono per vivere: le promesse intrinsecamente legate alla scelta di un titolo come Artpop sono state mantenute.

7.5/10

Highlights: Aura, Venus, G.U.Y., Sexx dreams, Do what u want, Artpop, Fashion!, Dope.

11.10.2013

Noah And The Whale - Heart of nowhere (2013, Mercury)

Il velo di elettronica che ricopriva "Last night On Earth" scompare; al suo posto un bel po' di archi, sparsi per tutto il disco. Testi al miele e melodie zuccherose: il limite del patetico/sdolcinato viene abbondantemente superato in "One more night" e "Not too late". D'altronde it's only pop music; ma - nonostante lo splendido cameo di Anna Calvi nella title-track - ascoltando "Heart of nowhere" viene automatico rimpiangere i Noah di qualche album fa.

6/10

Highlights: Heart of nowhere, Lifetime, One more night.

11.06.2013

Glasvegas - Later...when the tv turns to static (2013, Bmg / Go Wow)

Shoegaze? Art-rock? Indie rock?. O più semplicemente poesia malinconica, drammatica e ubriaca? C'è chi ha tolto la fiducia ai Glasvegas al secondo disco, e poi c'è anche chi proprio non li ha mai considerati; ma quando si tratta di trasformare melodie banali in pezzi emozionanti (grazie all'epicità degli arrangiamenti) loro sono maestri.

8/10

Highlights: Later...when the tv turns to static, Youngblood, Choices, Secret truth, If, Finished sympathy.

11.02.2013

M.i.a - Matangi (2013, Interscope)

C’è una regola da tenere a mente quando si affronta l’ascolto di Mathangi Arulpragasam: zero compromessi. E non si parla di compromessi culturali (la musica di M.i.a si basa da sempre su miscele sonore che vanno dalla world music all’hip-hop, dalle tradizioni all’elettronica spigolosa), ma attitudinali: la voglia di spiazzare è talmente spinta che finisce per dare vita a composizioni che all’orecchio meno allenato (o democratico) possono risultare gradevoli quanto il trillo di una sveglia dopo due ore di sonno. Anche il quarto album della poliedrica artista mette alla prova lo stomaco dell’ascoltatore medio, costretto a digerire passaggi repentini, soluzioni scomode e continui cambi di umore. La smisurata propensione all’eclettismo è evidente in pezzi come "Warriors", "Come walk with me" (dove la melodia omaggia/copia "Charmless man" dei Blur) e "Attention": i tempi raddoppiano come se niente fosse, i tagli vocali da elementi ritmici diventano parte integrante delle strutture dei brani, le piccole stonature si calano perfettamente nel ruolo e si trasformano in dettagli imprescindibili. Il lato più pop di M.i.a risplende invece nella (relativamente) dolce "Exodus", nell’andamento familiare del singolo "Bad girls" (opera di Danja, stretto collaboratore di Timbaland) e nella tagliente vena hip-hop di "Bring the noize" (con l’amico Switch alla produzione). Da menzionare anche il lavoro diligente del team olandese The Partysquad, che confeziona un ammaliante reggae mutante ("Double bubble trouble") e un gustoso moonbahton ("Y.a.l.a."). "Matangi" è un disco che si prende il rischio di sfidare il concetto stesso di gusto, rifiutando di accomodarsi sui confortevoli binari del già sentito; la notizia è che spesso esce vincitore da questo duello – che è proprio quello che viene spontaneo chiedere a una figura decisa e rivoluzionaria come M.i.a.

8/10

Highlights: Matangi, Only 1 u, Atention, Exodus, Bad girls, Double bubble trouble, Bring the noize, Know it ain't right.