9.29.2009

Arctic Monkeys - Humbug (2009, Domino)

Se fosse davvero importante ci si chiederebbe dove sono finiti gli Arctic Monkeys di "Dancing shoes" e "Brianstorm". Se la parola punk avesse ancora un significato ci si chiederebbe cosa ascolteranno da domani i fan più punk degli Arctic Monkeys. Ma sono domande che non hanno alcun senso di esistere di fronte ad un disco come "Humbug". I fenomeni di Myspace si sono evoluti con una naturalezza così morbida da fare gridare al miracolo. Attenzione, non che i due dischi precedenti fossero degli insignificanti vagiti di quattro ragazzini che si trovano in una sala con due chitarre, un basso e una batteria; tutt’altro. Ma qui si va decisamente oltre. La poesia psichedelica contaminata da visioni Morrisoniane del singolo "Crying lightning" è il primo segno inequivocabile di un cambio di rotta, è una dichiarazione d’intenti bella e buona, rappresenta Alex Turner che dice al mondo: “Adesso facciamo quello che vogliamo noi, le mode possono aspettare”. "Humbug" è un disco che vive in una propria dimensione, fuori dal tempo. E non solo per il fatto che è stato registrato nel deserto traendo ispirazione da Hendrix e Cream. Ma anche perché l’affiancamento in fase di produzione di un tipo come Josh Homme (Queens Of The Stone Age) al sempre affidabile James Ford crea un’alchimia sonora perlomeno interessante. E poi, intendiamoci: rischiare nuove strade per pura passione - e farlo con questa personalità - quando il successo del pur breve passato ti sta ancora abbracciando non è esattamente qualcosa di ordinario.

8.5/10

Highlights:
Tutto.

9.28.2009

Dj T - The inner jukebox (2009, Get Physical)

Il cuore funk che sopravvive al minimalismo e batte felice.

7.5/10

Highlights:
Dis, Gorilla hug, Switch, Shine on, To the drum.

9.27.2009

Jet - Shaka rock (2009, Real Horrorshow Records)

Che non esistano compromessi in un disco dei Jet è cosa nota. Un po’ perché basta ricordare il sound dei brani che nel 2003 hanno sancito il loro successo ("Are you gonna be my girl" e "Rollover dj"), un po’ perché ditemi cos’altro si possa pensare di fronte ad un titolo come "Shaka rock". Gli Australiani non hanno mai fatto mistero delle loro influenze e di quelle che sono sempre state le loro intenzioni: fare del sano e possibilmente chiassoso rock’n’roll. Quel genere di musica dove se non ti vengono le parole basta metterci un coretto di vocali e funziona tutto a meraviglia lo stesso. Oppure dove un bel “Yeah!” strillato senza alcuna classe non si rifiuta mai e trova una sua collocazione praticamente ovunque. Sebbene la partenza non sia di quelle memorabili ("K.I.A." è anonima) e l’album abbia dei momenti trascurabili ("Walk" e "Times like these" su tutti), non si può negare che la spontaneità del riff di "She’s a genius" - unita alla sonante energia vocale di Nic Cester - faccia il suo dovere, che le quartine di piano che sostengono "17" (e che ricompaiono in "La dee da") siano azzeccate e che perfino il lento "Grudge" abbia un perchè. Nessuna rivoluzione, certo; ma forse è semplicemente giusto così.

7/10

Highlights: She's a genius, 17, La dee da, Hollywood, Let me out, Grudge.

9.26.2009

Regina Spektor - Far (2009, Sire Records Company)

Regina è una forza della natura; "Far" è il suo quinto, impeccabile album. Un fiabesco incrocio tra incontenibile fantasia e invidiabile talento compositivo, supportato dalla sua originale, inconfondibile interpretazione. Un'artista che in quasi dieci anni di carriera si è scoperta mainstream in una sola occasione ("Fidelity"), quasi per caso. La sua personalità è strabordante, la passione che mette in ogni singola nota sincera e non c'è alcun segno di paura di osare; se non è perfezione, poco ci manca.

9/10

Highlights:
Tutto.

9.22.2009

Telefon Tel Aviv - Immolate yourself (2009, BPitch Control)

La notte del 21 Gennaio 2009 un mix letale di pillole e alcohol si è portato via Charles Cooper, metà dei Telefon Tel Aviv. Quel duo che otto anni prima aveva esordito con l'indimenticabile "Fahrenheit fair enough"; uno di quegli album che dimostra che la freddezza degli strumenti digitali può essere quanto mai calda. Il giorno prima della morte di Charles è uscito il loro terzo disco, ironicamente (o era tutto programmato?) intitolato "Immolate yourself". Nemmeno tre autopsie sono riuscite a fare luce sul mistero della scomparsa del trentaduenne musicista di Chicago: suicidio o incidente? Atto di lucida volontà oppure ingenua, banale distrazione? Eppure sembrava quasi che quei due volessero in qualche modo ripartire. La conversione all'analogico. L'abbandono dei glitch metodicamente tagliati e posizionati che avevano fatto la loro fortuna. L'esplorazione di territori electro, ai limiti del synth-pop. Quello che rimane è l'alone malinconico che da sempre ha contraddistinto le loro produzioni, una tristezza rigorosamente in tonalità minore che emoziona. Ora più che mai, e forse per l'ultima volta.

8/10


Highlights: The birds, Your mouth, Mostly translucent, Stay away from being maybe, You are the worst thing in the world.

9.20.2009

PlayRadioPlay! - Texas (Island, 2008)

Daniel Hunter è un regalo della myspace-generation. All'età di sedici anni ha dato vita al progetto PlayRadioPlay!, un interessantissimo blend di pop-rock ed elettronica che si è concretizzato in questo ottimo primo album su Island. L'etichetta ora lo ha scaricato, forse a torto visto il suo innegabile potenziale stilistico e melodico; ai posteri la sentenza, intanto "Texas" rimane una gemma da ascoltare in loop senza vergogna.

8/10

Highlights:
Tutto.

Gavin De Graw - Free (2009, J-Records)

"Free" è un affare delicato ed acustico, con il quale il trentaduenne Newyorkese di "Chariot" conferma le sue capacità di scrittura e dà una confortante prova di maturità a livello espressivo.

7.5/10

Highlights:
Indiam summer, Free, Stay, Dancing shoes, Waterfall.

9.10.2009

The Black Eyed Peas - The E.N.D. (2009, Interscope)

Intanto quei puntini che spezzano la parola “fine” hanno un significato preciso: sono un’abbreviazione per Energy Never Dies, e sintetizzano bene l’approccio della band dispensatrice di alcuni tra i ritmi più contagiosi della generazione hip-pop. La spacconaggine della bella Fergie nel primo singolo "Boom boom pow" ( “I’m so three-thousand and eight, you’re so two-thousand and late”) rispecchia anche il drastico cambio di stile dei quattro californiani (abbreviando: di Will.I.Am, da sempre produttore e mente degli arrangiamenti dei loro dischi). Un suono nel complesso molto più freddo e spesso minimale, con omaggi trance in stile Timbaland, puntate electro ("Missing you") e pezzi spudoratamente dance (l'evitabilissima "I gotta feeling"). Obiettivamente questa svolta non si può considerare una scelta coraggiosa: è sostanzialmente il trend che stanno seguendo tutti da qualche anno a questa parte. Il progetto perde quando sfora nel cheesy, ma rimane comunque solido; e l’energia, come da promessa, viene conservata.

7/10

Highlights: Boom boom pow, Rock that body, Meet me halfway, Imma be, Alive, Missing you, Rockin' to the beat.

9.05.2009

Peaches - I feel cream (2009, XL)

Con la solita noncurante verve provocatoria torna Peaches, a tre anni da quel transitorio (ma in fondo valido) "Impeach my bush". Che i panni di reginetta dell'electro-clash cominciassero a starle stretti lo si era già capito da parecchio tempo, e in questo senso "I feel cream" rappresenta la liberazione ultima da quelle pesanti catene: è chiaro fin dai sussurri di "Serpentine", inno punk polemico e a suo modo altezzoso che apre le danze. Subito dopo "Talk to me" (con i Soulwax al banco del mixer) risplende di una luce finora nascosta, e uno si chiede come mai, vista la qualità del brano e il talento vocale della signorina. Di punto in bianco tutto quel funk rock si spegne nel sognante beat electro di "Lose you", come se Madonna cantasse a testa in giù spinta da un'innata propensione verso l'antidivismo. La sua attitudine electropunk torna con prepotenza in "More", "Trick or treat", "Mommy complex" e nella title-track, ma si ricordano più volentieri le rime violente di "Billionaire", il pop sbagliato di "Mud" e "Relax" e il minimalismo atmosferico della conclusiva "Take you on".

8/10

Highlights:
Serpentine, Talk to me, Lose you, Billionaire, Mud, Relax, Take you on.