11.30.2007

The Concretes - Hey trouble (2007, Lickin fingers)

Un anno dopo "In colour" ritorna quella stessa affascinante malinconia a tinte sixties.

7.5/10

Highlights:
A whale's heart, Firewatch, Oh boy, Souvenirs, Oh no.

11.29.2007

Dirt Crew - Raw (2007, Dirt Crew Recordings)

House come la vuole Jack. Nel cd bonus 9 remix usciti su etichette come Crosstown Rebels, Systematic, Boxer, Gomma, Breastfed, 20:20 Vision, Freerange e Traum Schallplatten; e quando si tratta di remixare i Dirt Crew non sbagliano un colpo.

7.5/10

Highlights:
Cd 1: Big bad city, Deep we are (Dub), Boogie down, Get raw, Manoeuvres. Cd 2: Tutto.

11.26.2007

Foo Fighters - Echoes, silence, patience & grace (2007, Rca)

I Foo Fighters sono una delle realtà più belle della scena rock odierna, e questo disco è l'ennesimo passo di Dave Grohl e soci verso lo splendore.

8/10

Highlights:
The pretender, Let it die, Long road to ruin, Stranger things have happened, Summer's end, Statues, Home.

11.24.2007

Sparklehorse - Dreamt for light years in the belly of a mountain (2006, Capitol)

Mark Linkous è uno dei pochi che riesce a descrivere in modo gentile il lato dolce della depressione.

7.5/10

Highlights: Don't take my sunshine away, Getting it wrong, See the light, One sweet day, Morning hollow, Dreamt for light years in the belly of a mountain.

Hard-Fi - Once upon a time in the west (2007, Atlantic)

"Once upon a time in the west" non fa che confermare quello che si era già capito un paio d'anni fa con "Stars of cctv", una volta messe da parte tutte le lodi gratuite della stampa britannica. Ovvero che gli Hard-Fi sono una normalissima band pop-rock che non inventa niente, ma è maestra nel riproporre melodie, arrangiamenti e soluzioni già esistenti, raccogliendo un'eredità vecchia di 40 anni. Quando lo fa bene il risultato è tutt'altro che sgradevole; quando la formula non è applicata correttamente vengono fuori degli inni da stadio che neanche in serie c. Ascoltare l'hallelujah di Television per credere.

5.5/10

Highlights: I shall overcome, I can't get along (without you), We need love, Little angel, The king.

11.23.2007

Polly Paulusma - Fingers and thumbs (2007, One Little Indian)

Il modo migliore per apprezzare il secondo lavoro di Polly Paulusma è dimenticarsi completamente del fortunato e osannato esordio di tre anni fa ("Scissors in my pocket"), acerbo ma sincero, scarno ma profondo. Le chitarre acustiche lasciano spazio a quelle elettriche, il folk intimista al pop-rock alla Sheryl Crow, la musica nella sua essenza più pura ad un orientamento molto più radio-friendly e prevedibile. Ma non si tratta di un disco brutto, visto che le capacità della cantautrice britannica sono ancora ben in vista, sia nella scrittura che nell'interpretazione. I problemi subentrano con il "na-na-na" di "All the time" o con quel "come on come on" di "Back to the start", piuttosto che con la ricerca ostentata della perfezione sonora attraverso l'affidamento della produzione ad un personaggio come Ken Nelson (l'uomo responsabile del suono dei Coldplay). E così, fatta eccezione per le prime due tracce, tutto diventa così ovvio da non lasciare il segno. Le emozioni vere vanno ricercate nei sei ottavi della sentita "This one I made for you"e nella delicatezza della title-track (con quell'accompagnamento che è un tributo a Jeff Buckley), non a caso i pezzi più vuoti, che lasciano alla voce di Polly lo spazio che merita.

6.5/10

Highlights: Goodgrudge, Where I'm coming from, This one I made for you, Fingers and thumbs.

11.21.2007

Radiohead - In rainbows (2007, W.a.s.t.e.)

Le curatissime batterie elettroniche misto live drums di "15 step" fanno immediatamente e inevitabilmente pensare a "Kid a", ma chi segue i Radiohead è a conoscenza del fatto che non è una band che ama ripetersi; e così ecco la chitarra, ai tempi messa in cantina per privilegiare suoni meno scontati, poi ripescata con l'ultimo "Hail to the thief". La conferma che "In rainbows" sarà un album di canzoni e non di studi sonori la si ha con il rock della successiva "Bodysnatchers" e con la splendida "Nude", uno dei picchi del disco assieme a "Weird fishes / Arpeggi"; "All I need" è un altro brano che ti entra dentro, ondeggiando dolce su una base quasi trip-hop, mentre "Faust arp" è un'intricata ballad chitarre acustiche e archi. "Reckoner" sfrutta il perfetto falsetto di Thom Yorke, "House of cards" è intrappolata in una ragnatela di riverberi, "Jigsaw falling into place" alza il ritmo che viene subito smorzato dai sospiri di "Videotape", ninna-nanna finale. L'ennesimo capolavoro. C'era qualche dubbio?8.5/10

Highlights:
Tutto.

11.20.2007

Chris Cornell - Carry on (2007, Interscope)

Forse nulla di nuovo o eccitante; ma a 43 anni dopo 5 dischi con i Soundgarden, 3 con gli Audioslave e 1 con i Temple Of The Dog si può davvero pretendere innovazione da un'artista del calibro di Chris Cornell al secondo album solista? D'accordo, pezzi come "She'll never be your man" oppure la cover di "Billie Jean" lasciano intravedere un po' di stanchezza; ma l'ascolto di "Arms around your love", "Safe and sound" e "Finally forever" dimostra quanto Chris sia in grado di fare quello che ha sempre fatto, con un pizzico di maturità pop in più. E se la rabbia non è quella di un ragazzo di vent'anni non c'è proprio nulla di male.

7.5/10

Highlights:
No such thing, Arms around your love, Safe and sound, Scar on the sky, Your soul today, Finally forever.

11.18.2007

Underworld - Oblivion with bells (2007, Side One Recordings)

Diciamo la verità: da quando Darren Emerson ha preso la decisione di andarsene gli Underworld hanno perso molto in brillantezza. La conferma è stata quel "A hundred days off" del 2002, seguito da una pausa in bilico fra meditazione e ricerca di un nuovo punto di partenza, concretizzatasi nella creazione di una label dedita a release digitali e stampe a tiratura limitata. E proprio per l'esistenza di questi presupposti "Oblivion with bells" non è semplicemente una bella sorpresa, ma molto di più. La maestosità del primo singolo "Crocodile" è il giusto compromesso fra nostalgia post-sbornia rave e techno 2007, e introduce a modo il pezzo più bello dell'album, "Beautiful burnout", una sinfonia elettronica di rara bellezza ed epicità. La base di "Hold the moth" è qualcosa di molto vicino a Larry Heard e Adonis, ma sopra c'è una poesia rappata e interpretata con stile; dopo tre bombe di questo calibro il momento ambient di "To heal" è più che giustificato e calza che è una meraviglia. Si riprende con il rap poco ispirato di "Ring road", unico vero neo del disco, che lascia presto spazio alle atmosfere da sogno di "Glam bucket" e soprattutto al rock (si: rock.) di "Boy, boy, boy". C'è ancora tempo per godersi la claustrofobica "Faxed invitation" e gli echi di Thom Yorke in "Good morning Cockerel" prima dell'ottimo finale "Best Mamgu ever"; ci voleva.

8/10

Highlights:
Crocodile, Beautiful burnout, Hold the moth, Boy boy boy, Faxed invitation, Good morning Cockerel, Best Mamgu ever.

11.17.2007

Stereophonics - Pull the pin (2007, V2)

Sembra proprio che Kelly Jones stia attraversando un periodo di ispirazione notevole; fresco fresco di "Only the names have been changed" (il suo primo lavoro solista), conduce i suoi Stereophonics al sesto disco della loro carriera scrivendo, come da abitudine, tutti i brani di "Pull the pin". Ma il risultato di questa overdose? Altisonante. Se l'incedere violento di "Pass the buck" convince e l'apertura energica di "My friends" non è male, "Bank holiday monday" e "I could lose ya" sono scialbi rockettini da balera che non sembrano appartenere al bagaglio culturale di un gruppo della loro esperienza. I coretti di "Daisy Lane" sono lontani parenti di quelli sfoggiati nella "Have a nice day" che li ha portati in alto, "Bright red star" è un abbozzo buttato li che si poteva tranquillamente evitare; il singolo "It means nothing"(scelto per anticipare l'album) fa molto "Maybe tomorrow", con un problema: manca d'intensità. Non si può non pretendere di più da loro.

6/10

Highlights:
Pass the buck, It means nothing, My friends, Ladyluck, Drowning.

Sigur Rós - Hvarf - Heim (2007, Emi)

Sei languidi lamenti post-rock degli islandesi in versione acustica (Heim) e cinque inediti (Hvarf) di una bellezza penetrante e traumatica.

8.5/10

Highlights:
Tutto.

11.15.2007

James Blunt - All the lost souls (2007, Atlantic)

Se è innegabile che "All the lost souls" non sia uno di quei dischi che aggiungono qualcosa alla storia della musica (anzi, è tutto un rubacchiare a destra e a sinistra) bisogna anche ammettere che l'interpretazione di James Blunt è da lodare; pop semplice da singalong al primo ascolto.

7/10

Highlights:
1973, One of the brightest stars, Same mistake, Carry you home, I can't hear the music.

11.14.2007

Giuliano Palma & The Bluebeaters - Boogaloo (2007, V2)

La regolare dose di puro sole.

7/10

Highlights:
Mr. Make Believe, Tutta mia la città, Somewhere in my heart, Testarda io (la mia solitudine), Poison ivy, Over my shoulder, I am going to hold on, Lobo hombre en Paris, Pensiero d'amore.

11.10.2007

Chloè - The waiting room (2007, Kill The Dj)

Lp di debutto per Chloè Tevenin, dj del giro Smagghe che vanta una manciata di 12" su etichette tipo Crack & Speed, Gomma e Bpitch. La francesina disegna paesaggi sonori astratti, senza vergognarsi di lasciare di tanto in tanto in un angolo la pista da ballo; e viene da dire meno male, visto che le cose migliori sono proprio quelle meno scontate.


6.5/10

Highlights:
I want you, Be kind to me, It's sunday, Around the clock, Amour, Brashov.

11.04.2007

Tori Amos - The beekeeper (2005, Epic)

Cosa aspettarsi da Tori Amos se non l'usuale perfezione?

8/10

Highlights: Tutto.

Alter Ego - Why not? (2007, Klang Elektronik)

Riecco Roman Flugel e Jorn Elling Wuttke, dopo quel 2004 marchiato a fuoco dalla super hit crossover "Rocker" e dalla follia elettroide di Roman e della sua "Geht's Nocht" su Cocoon; pezzi che ti cambiano la carriera, fino ad allora confinata entro territori underground. Aprono con la carnevalesca "Why not?", saltellante e fuori dagli schemi, pause malate e ripartenze killer, il cervello che ti chiede pietà quando anche la quantizzazione cede alla demenza: in una parola, irresistibile. Proseguono con l'electro più rilassata di "Gary" per poi rituffarsi nell'idiozia house di "Fuckingham Palace"; "Jolly joker" non fa rima a caso con "Rocker" ma la rievoca in più tratti (tolto l'effetto sorpresa, naturalmente). E' inevitabile che il pattern verso la traccia 5 cominci a farsi scontato, ma questo è un disco rivolto ai dancefloor, non ad un ascolto casalingo; e allora ben vengano l'ostinato rullante in battere di "Queen Anne's revenge", le maledette e abusate note di basso terzinate di "Chicken shag", i rumori in sequenza di "Blank", le oscillazioni da nausea di "Exile on bleep street" e le sirene a dir poco tamarre di "Pleasure island".

7.5/10

Highlights: Why not?, Fuckingham Palace, Jolly joker, Queen Anne's revenge, Exile on bleep street, Pleasure island.