2.23.2010

Alicia Keys - The element of freedom (2009, J Records)

Reduce dal fortunatissimo (e valido) featuring con Jay-Z che l'ha catapultata in cima alle classifiche, Alicia torna al soul con il quarto album della sua carriera (non contando l'ottimo "Unplugged" del 2005). Ritmi lenti e pianoforte sempre in primo piano, ma anche arrangiamenti più elettronici ("Try sleeping with a broken heart") che hanno il pregio di suonare moderni senza mai sfociare nel volgare; qualche pezzo sottotono ("Wait til you see my smile", "Like the sea") e un brano spudoratamente pop ("Put it in a love song") che forse cantato da Beyoncè avrebbe avuto un significato, ma in questo contesto rappresenta una sorta di caduta di stile. Molto meglio la leggera deviazione reggae di "Love is my disease" o il beat funky di "This bed", anche se i risultati migliori arrivano sempre dalle ballad - "That's how strong my love is" e il singolo "Doesn't mean anything" su tutte.

7/10

Highlights: Love is blind, Doesn't mean anyhting, Try sleeping with a broken heart, That's how strong my love is, This bed, Empire state of mind (Part II: broken down).

2.18.2010

Zero 7 - Yeah ghost (2009, Warner)

Cambiare è umano: non è possibile immaginare una carriera musicale statica negli anni, per almeno due motivi.
1) I tempi cambiano. E sono davvero pochi gli artisti che si possono permettere di non uscire dal proprio studio per respirare quello che succede intorno a loro nel mondo. E' un privilegio riservato ai fuoriclasse, e la definizione "fuoriclasse" riassume perfettamente il concetto.
2) Quando ci si ritrova sempre allo stesso punto, quando si propone qualcosa di già fatto in passato è molto probabile che sia venuta a mancare l'ispirazione. Nella musica (e in generale nell'arte) l'ispirazione è allo stesso tempo il punto di partenza e quello di arrivo di un'opera. Senza ispirazione si rimane a piedi.
Gli Zero 7 non sono dei fuoriclasse: hanno dato alla luce un album perfetto come "Simple things" nel lontano 2001 che includeva diversi inni da "Cafè Del Mar", immortali ma appartenenti ad un'altra epoca che oggi sembra lontana, irraggiungibile...e soprattutto irripetibile. Di questo se ne sono accorti a loro spese, per esempio con il loro secondo "When it falls"(2004): buon disco, ma non all'altezza dell'esordio. Con "The garden"(2006) avevano svoltato in una direzione molto più acustica, lasciandosi alle spalle ogni tipo di velleità pop ma ricreando in un'altra ottica le emozioni di "Destiny" e "Distractions". Oggi è tutto più complicato. "Yeah ghost" non ha un vero obiettivo: si configura come una raccolta di idee da sviluppare mescolate a più di un concetto già approfondito in passato. Il problema è che quando tentano di essere facili ("Mr. Mc Gee", "Medicine man", "Sleeper") suonano un po' come dei Basement Jaxx di serie B, compassati e inconcludenti. Quando invece fanno quello che sanno fare ("Swing", "Everything up") ti entrano dentro in un batter d'occhio: "The road" è semplicemente superba. Le atmosfere dark di "Ghost symbol" sono azzeccate e rappresentano l'unico azzardo che suona fresco e davvero convincente. In tutto questo è giusto ricordare che il giudizio di questo album non può prescindere da quello che gli Zero 7 sono stati capaci di fare in passato: probabilmente con un altro nome in copertina il voto sarebbe stato ben più alto, perchè qui stiamo parlando di ottima musica.

7/10

Highlights: Swing, Everything up (zizou), Pop art blue, Ghost symbol, The road.

2.17.2010

Little Boots - Hands (2009, 679 Recordings)

Distorsioni electro-pop con ottime melodie e citazioni di tutto rispetto dagli anni 80: altro che Lady Gaga.

8/10

Highlights: New in town, Mathematics, Earthquake, Remedy, Symmetry, Tune into my heart, Hearts collide.

2.16.2010

Florence + The Machine - Lungs (2009, Island)

Si potrebbero spendere centinaia di parole decantando la tecnica di canto sopraffina di Florence Welsh o la bravura della sua band nel fare convergere mille influenze musicali dentro un solo disco. Ma forse di parole ne bastano due: semplicemente brillante.

9/10

Highlights: Tutto.

2.15.2010

Bad Lieutenant - Never cry another tear (2009, Triple Echo Records)

Bernard Sumner che in qualche modo si stanca dell'estetica Joy Division / New Order e abbraccia il pop senza compromessi con (prevedibili) ottimi risultati.

8/10

Highlights: Sink or swim, Twist of fate, This is home, Runaway, Head into tomorrow.

2.10.2010

Gomez - A new tide(2009, ATO Records)

Il titolo inganna, perchè non si tratta di un nuovo corso per i Gomez. E' un disco che contiene il loro solito, trito e ritrito rock bastardo. Ed è geniale - come sempre - nel suo essere d'impatto (soprattutto per le orecchie abituate alle loro sonorità) senza sfiorare il mainstream pop. Rimane il problema del trito e ritrito: da loro è giusto aspettarsi ogni volta qualcosa in più.

6.5/10

Highlights: Mix, Little pieces, Lost track, Airstream driver, Natural reaction.

2.09.2010

Brett Anderson - Slow attack (2009, BA Songs)

Mentre Brett annuncia che nel corso del tour di questo terzo disco non suonerà più canzoni che appartengono al repertorio dei Suede - "E' un nuovo capitolo per me, finalmente sento che mi sto costruendo un'identità come artista" - girano voci che nel corso del 2010 la band di Londra potrebbe riunirsi. Ma intanto "Slow attack" rappresenta davvero un importante punto di arrivo per una delle voci più emozionanti degli anni 90.

8/10

Highlights: Hymn, Wheatfields, Frozen roads, Pretty windows, Ashes of us, Scarecrows and lilacs, Julian's eyes.

2.08.2010

Robbie Williams - Reality killed the video star (2009, Virgin)

Un Robbie indeciso tra inni pop ("Bodies", "Do you mind", "Won't do that"), confetti ottanta ("Last days of disco", "Starstruck", "Difficult for weirdos") e le sue classiche ballad ("Morning sun", "You know me", "Superblind") alla fine - con l'aiuto di quel santone di Trevor Horn - fa il suo onesto compitino. Senza però abbagliare.

7/10

Highlights: Morning sun, You know me, Do you mind, Difficult for weirdos, Superblind, Won't do that.

2.04.2010

Amanda Blank - I love you (2009, Downtown Music)

La voce di "Bump" di Spank Rock al debutto solista. Bastano i primi quattro brani per spiegare la prevedibile ricetta di "I love you": un mega-frullato di Santogold ("Make it take it"), Peaches ("Something bigger, something better"), Miss Kittin ("Make-up") e Missy Elliott ("Gimme what you got"). Con una voce in stile Uffie e Princess Superstar, Amanda Blank percorre forse troppe strade, suscitando curiosità in brani come "Shame on me" (nei quali la marcata attitudine hip-hop viene meno a favore di un approccio più melodico) o "Big heavy" (dove paga un tributo alla figura femminile che più ha inciso nella storia del panorama punk-pop - leggasi Blondie) e rischiando invece di annoiare quando cade nel banale con tracce tipo "Dj". Un disco di questi tempi certamente non originale, ma come al solito la produzione di personaggi come Switch e Diplo ha quel qualcosa in più che fa la differenza.

7/10

Highlights: Something bigger something better, Gimme what you got, Shame on me, A love song, Might like you better, Big heavy.

2.03.2010

Weezer - Raditude (2009, Dgc / Interscope)


Quasi completamente fermi a quindici anni fa, sono capaci di oscillazioni repentine passando dall'imbarazzante "I can't stop partying" (con il featuring di Lyl' Wayne) alla geniale semplicità di "Put me back together". In poche parole, 100% power-pop con tutti i pregi e i difetti annessi e connessi: rimane però innegabile che un tempo avevano una marcia in più.

6.5/10

Highlights: (If you're wondering if I want you to) I want you to, I'm your daddy, Put me back together, Let it all hang out, I don't want to let you go.

2.02.2010

The Veils - Sun gangs (2009, Rough Trade)

Quel velo di oscurità e mistero che ti aspetti dai Veils in un formato "The runaway found" + "Nux vomica", forse un po' disordinato (soprattutto nella successione dei brani che spiazza troppo di frequente). Permane la ricerca di una direzione musicale definitiva: se infatti è assodata la predisposizione naturale di Finns alle ballad armonicamente semplici ma di un certo spessore emotivo (la title track è un esempio lampante), spunti raw rock stile "Killed by the boom" e "Three sisters" sono perlomeno rivedibili; riescono invece bene le progressioni di "Larkspur", brano drogato e ambizioso in bilico tra il Nick Cave più "Grinderman" e i Doors.

7.5/10

Highlights: Sit down by the fire, Sun gangs, The letter, It hits deep, Larkspur.