10.25.2013

John Newman - Tribute (2013, Island)

I ritmi funky di Robin Thicke, Bruno Mars e Daft Punk, la vena soul di John Legend e Justin Timberlake, l’hip-hop elegante di Drake (ma anche dell’ultimo Macklemore), il piglio old-school house dei Disclosure; a quanto pare le classifiche di questi tempi stanno ritrovando una certa eleganza, che era andata perduta negli anni per via di una strana malattia che imponeva scontate contaminazioni dance in ogni dove. John Newman – britannico, classe 1990 – si allinea a questa tendenza, incasellando la sua voce dai tratti neri in arrangiamenti che fanno ampio uso di fiati e cori, emulando il soul che fu e trasportandolo alla nostra era. Il singolo "Love me again" lo conosciamo tutti, e nonostante non colpisca per innovazione rimane inevitabilmente appiccicato al cervello, caratteristica essenziale di un buon pezzo pop; l’impatto di "Cheating" (il secondo singolo) è meno devastante, ma conferma intenzioni e energia positiva. Va detto che la formula ha un che di ripetitivo: la maggioranza dei brani di "Tribute" mischia rhythm & blues e house (l’onnipresente piano che disegna giri ben noti, triti e ritriti ma sempre efficaci) con naturalezza, ma anche con una buona dose di prevedibilità. Mentre quindi "Try", "Losing sleep" e "Running" si limitano a fare un bel copia e incolla dei singoli, escono leggermente dai binari i pezzi più lenti come "Out of my head", "Gold dust" e la conclusiva "All I need is you", ottimi per spezzare la (pur pregevole) monotonia. Nella title-track che apre il disco si sente un acceleratissimo elenco di artisti che hanno influenzato Newman; non sono riuscito a captare tutti i nomi, ma mi chiedo se ci sia anche una menzione per Rudimental. Dopotutto se si sono accorti di John è anche merito del duo londinese drum & bass; andatevi a sentire l’audace "Feel the love" (prima in Inghilterra, non considerata da noi).

7.5/10

Highlights: Love me again, Losing sleep, Cheating, Gold dust, All I need is you.

10.24.2013

The Enemy - Streets in the sky (2012, Cooking Vinyl)


Tre anni dopo il convincente (seppur non abbagliante) "Music for the people", i The Enemy sfornano un disco traboccante di singoli; rock che intrattiene e fa muovere le chiappe come pochi. 

8.5/10

Highlights: Tutto.

10.22.2013

Said The Whale - Hawaiii (2013, Hidden Pony)


Pop/rock made in Vancouver energico e ben confezionato.

7.5/10

Highlights: Mother, Narrows, I love you, Safe to say, The weight of the season.

10.08.2013

Anna Calvi - One breath (2013, Domino)

Se cominciano ad accostare il tuo nome a quello di P.J. Harvey è possibile che subentri un pizzico d’ansia da prestazione, specialmente quando giunge il momento della delicata “prova del secondo disco” - test che spesso si è rivelato fatale per molti artisti. Ma a quanto pare Anna Calvi ha mantenuto la calma, oppure non ha riflettuto abbastanza sull’illustre paragone citato perfino da Wikipedia; a due anni dal meraviglioso esordio, la cantautrice britannica concede il bis. Prima ancora di decantarne le doti vocali, il talento compositivo e la maestria interpretativa bisogna esaltare il particolare che rende Anna Calvi unica: la personalità. E’ proprio grazie al suo temperamento che trova il coraggio di osare con le distorsioni in "Love of my life", oppure di scrivere un pezzo come la title-track - che si sviluppa su tre minuti in crescendo e poi conclude con due minuti di coda strumentale per soli archi. E poi c’è quella scheggia impazzita di "Cry", che parte con grazia e improvvisamente esplode in un impeto di violenza, richiudendosi così in fretta da lasciare l’orgasmo sonoro a metà. Oppure l’enorme "Carry me over", un viaggio armonicamente sublime. I (supposti) confini sembrano crollare davanti alla prepotenza di un estro deciso e risoluto; e così i brani citati sanciscono la superiorità di un’artista che pur rimanendo coerente con il suo credo (radici blues e anima rock) riesce a sorprendere con prodigiose variazioni sul tema. Le conferme più dirette sono altrove: ad esempio nel maestoso singolo "Eliza", nella poetica "Suddenly" e nella solenne "Bleed into me" - più omologate ma non per questo meno penetranti. Indipendentemente dal punto di vista dal quale lo si voglia osservare e analizzare (evoluzione o riprova), "One breath" merita assoluta attenzione e unanime consenso. Inchini per Anna.

8.5/10

Highlights: Tutto.

10.04.2013

Placebo - Loud like love (2013, Virgin/Emi)


Non si può certo parlare di evoluzione o svolta, visto che "Loud like love" suona esattamente come un disco dei Placebo più pop e puliti dell'ultima fase; ma certamente un passo avanti rispetto allo sciattino "Battle for the sun" è stato fatto.

7/10

Highlights: Loud like love, Too many friends, Hold on to me, A million little pieces, Begin the end, Bosco.

10.01.2013

Moby - Innocents (2013, Little Idiot)

Io sto con Moby. Apprezzo i suoi modi pacati e genuini e il suo amore per gli animali. Lo stimo per la sua sensibilità e sobrietà, e anche per la sua dedizione assoluta alla musica che lo spinge ogni giorno a svegliarsi, farsi un caffè e fiondarsi in studio senza passare dal via. In questi tempi dove qualsiasi comportamento leggermente deviato fa notizia, lui ostenta pulizia e trasparenza, arrivando perfino ad auto-infliggersi epiteti come “piccolo idiota”. Richard M. Hall non è perfetto. Gli è capitato di scrivere pezzi trascurabili o sottotono, e ha attraversato un momento pop fine a sé stesso che si dimentica volentieri. Quando però è in forma diventa maestro nell’arte di comporre melodie a un primo impatto innocue, ma che dopo qualche ascolto ti toccano nel profondo. Il suo undicesimo disco è un concentrato di tutto quello che ti aspetti dal Moby di "Play", "18" e dei più recenti "Wait for me" e "Destroyed": ritmi lenti e garbati, pad sinuosi, appoggi di piano elementari (ma efficaci) e voci languide. Già, le voci; vale la pena soffermarsi sull’argomento, perché in Innocents gli ospiti sono di livello e azzeccati.Cold Specks è impeccabile quando canta "A case for shame" e "Tell me". Il falsetto di Damien Jurado in "Almost home" e i sussurri di Skylar Grey in "The last day" cullano e incantano. Il timbro di Inyang Bassey si rivela perfetto per i propositi soul di "Don’t love me". Il cameo del sommo Mark Lanegan in "The lonely night" è da applausi. Infine, quella sagoma di Wayne Coyne ci mette del sano mestiere nel singolo "The perfect life". Esattamente come i titoli che dà alle sue composizioni la musica di Moby non vuole cambiare le regole, ma si accontenta di fare il proprio dovere con semplicità; e riproporre formule vincenti non è peccato, a condizione che non venga mai meno l’ingrediente fondamentale della passione – che qui non manca di certo.

7.5/10

Highlights: A case for shame, Almost home, The perfect life, The last day, Tell me, The lonely night.