2.28.2013

The Xx - Coexist (2012, Young Turks)


La formula del primo album non si tocca: spazi e riverberi che invece di riempire diventano protagonisti, arrangiamenti "less is more" e le voci di Romy Croft e Oliver Sim che si alternano sussurrando melodie meno semplici rispetto a quelle che hanno caratterizzato l'esordio del 2009, ma sempre tremendamente efficaci.

9/10

Highlights: Tutto.

2.26.2013

2:54 - 2:54 (2012, Fiction / V2)

Nel Maggio del 2012 in quel di Vigevano prima del concerto dei Garbage si sono esibiti i 2:54, quartetto britannico composto dalle sorelle Colette e Hannah Thurlow (chitarre e voce), Joel Porter (basso) e Alex Robins (batteria). Questo è il loro primo album, e già prima che uscisse la stampa inglese riservava loro parecchie attenzioni. Pur non spiccando per personalità, il suono dei 2:54 sintetizza in maniera eccellente certe inclinazioni dark del rock degli ultimi vent'anni: se melodicamente il riferimento immediato sono gli Smashing Pumpkins più soft, l'amalgama sonoro - incentrato su intrecci vocali e riff di chitarra ad armonizzare - è scuro e sognante (talvolta ipnotico) e segue la lezione degli immortali Cure. Oltre alla cura nella produzione (il mix è opera di un certo Alan Moulder), il disco si fa notare anche per freschezza in fase di composizione; assolutamente da tenere d'occhio.

8/10

Highlights: You're early, Easy undercover, Scarlet, Circuitry, Ride, Creeping.

2.25.2013

Andrea Nardinocchi - Il momento perfetto (2013, Emi)

A cavallo tra il 2001 e il 2002 succede una cosa un particolare. Nelle selezioni dei dj di tutta Italia, accanto ai pezzi rap e r&b del momento – per esempio "Family affair" di Mary J. Blige o "Survivor" delle Destiny’s Child – compare un brano italiano, che però non stona affatto in mezzo alle miliardarie produzioni americane: è "Xdono" di Tiziano Ferro. Il grande merito del cantautore di Latina è stato quello di declinare la musica italiana in un contesto allora moderno, e riuscire a risultare credibile anche al fianco di colossi intoccabili del calibro di Dr. Dre o Timbaland. Ecco, in questo senso Andrea Nardinocchi – classe 1986 – ottiene oggi lo stesso risultato di Tiziano dieci anni fa; ma i tempi cambiano, e con essi i riferimenti musicali. Lo sguardo di Andrea è rivolto verso le produzioni elettroniche attuali che mischiano soul e dubstep elegante, pulizia e polvere, naturalezza e artificio. Il singolo "Un posto per me" è il perfetto compendio della visione musicale di Nardinocchi: melodia pura (decisamente all’italiana) arrangiata seguendo regole che appartengono a una cultura musicale in teoria lontanissima dalla nostra. Con la ricerca sonora, il bolognese prende di forza una canzone e la pianta in un contesto totalmente differente da quello che ci si aspetterebbe, allineandola così a ciò che ci ostiniamo a chiamare Futuro, ma che in realtà non è altro che il Presente. Un presente in cui capita che un ventunenne inglese interpreti "Limit to your love" di Feist con una capacità espressiva pazzesca, aggiungendo poi alla voce sofferta e al piano misurato un sub che fa tremare i muri e un disegno minimale di batteria elettronica ultracompressa. Il ragazzo in questione si chiama James Blake, e in questo campo è uno dei re. Figlia della sua lezione è senza dubbio "Amare qualcuno": onde lente, tono scuro, riverberi a profusione e quel rumore di vinile distrutto che diventa percussione, che da carta da parati si trasforma in muro portante, sostegno imprescindibile del pezzo. E una dolcezza intensa e non banale, che tiene le distanze dalle smancerie tipiche della canzone italiana. L’arrangiamento è un po’ più pieno rispetto alle produzioni targate Blake, ma l’intenzione è la stessa e l’obiettivo viene centrato in pieno. Così anche "Bisogno di te", mentre il suono si apre molto di più in "Non mi lascio stare" e "Come stai": via libera a filtri aperti, synth graffianti e perfino a qualche assolo di chitarra convinto. Lo swing di "Con uno sguardo" alleggerisce l’atmosfera con gustose armonizzazioni vocali basate su variazioni di pitch, mentre il duetto con Marracash ("Tu sei pazzo") strizza l’occhio al fancazzismo targato Crookers, con linee di basso fangose e effetti vocali a profusione. Ci sono poi degli episodi pop: "Le pareti", "Persi insieme" e in parte "Storia impossibile" contano su arrangiamenti più composti, ma rimangono degne dimostrazioni di capacità compositiva. Che ci sia anche un po’ di furbizia o di mestiere è del tutto legittimo, altrimenti farsi notare diventa impossibile. Sanremo incombe e la curiosità di assistere all’esibizione di Nardinocchi su quel palco (maledetto?) aumenta; comunque vada, la vera missione di Andrea – dare alla luce un album che coniuga belle canzoni e forma estetica moderna (nel senso internazionale del termine) - è stata portata a termine con successo.

8/10

Highlights: Amare qualcuno, Come stai, Con uno sguardo, Persi insieme, Storia impossibile, Tu sei pazzo, Un posto per me.

2.16.2013

El_Txef_A - Slow dancing in a burning room (2012, Fiakun)


Deep house con tanto soul e citazioni "alte" (vedi stravolgimento di "Strange fruit" di Nina Simone in "Breath"); giù il cappello per lo spagnolo Aitor Extebarria.

7.5/10

Highlights: A place to fall apart, Breath, Rise and fall, In, Broken bridges.

2.15.2013

Jessie Ware - Devotion (2012, Island)


Pop sofisticato made in Uk, con una voce da brividi e brani di un certo spessore.

8/10

Highlights: Devotion, Wildest moments, Running, No to love, Sweet talk, 110%, Taking in water.

2.14.2013

S.P.Y. - What the future holds (2012, Hospital)


S.P.Y. è il progetto di Carlos Lima, brasiliano trapiantato a Londra. La sua drum 'n bass è potente ma melodica; riesce a trasferire ai giorni nostri il fascino delle produzioni targate Alex Reece, Adam F, Goldie e Roni Size, che iniziarono tutto negli anni 90. La title-track è un capolavoro.

7.5/10

Highlights: Analogue dreams, Back again, See the light, What the future holds, Hammer in my heart, Nightcall.

2.04.2013

Minuit - Last night you saw this band (2012, Dollhouse)


Le fanfare carnevalesche dei neozelandesi Minuit che indovinano un illogico equilibrio tra grazia pop e sfrontatezza punk.

8/10

Highlights: Last night you saw this band, Book of the dead, What we know, The love that won't shut up, Ghost, Stories for boys, Sisters on the balcony.

2.03.2013

John Talabot - Fin (2012, Permanent Vacation)


Con notevole senso melodico lo spagnolo John Talabot crea un'elettronica sognante e avvolgente.

7.5/10

Highlights: Depak ine, Destiny, Missing you, Last land, Estiu, When the past was present, So will be now.