2.19.2009

AC/DC - Black ice (2008, Columbia)

Play: suona un riff di chitarra pannato tutto a destra. Con la battuta successiva entrano basso e batteria; pochi secondi ed ecco la voce di Brian Johnson, la stessa persona che nel 1980 cantava "Back in black". Alle chitarre ci sono sempre i fratelli Angus e Malcom Young, fondatori della band intorno al 1973; per chi non avesse voglia di fare i conti si parla di 36 anni fa. Hanno ragione le malelingue quando constatano che spesso gli AC/DC nella loro lunga carriera hanno scritto pezzi o album troppo simili fra di loro; e questo "Black ice" esce a nove anni di distanza dall'ultimo "Stiff upper lip", dimenticato davvero in fretta. Ma quante sono le band con tutti questi anni alle spalle che conservano ancora l'energia dei primi tempi? Quante sono quelle che rimangono fedeli alle loro radici rock'n'roll, vivendolo ed interpretandolo come se l'avessero scoperto ieri? Ma soprattutto, volete farmi credere che nella montagna di musica che ci viene proposta oggigiorno (capolavori e spazzatura, novità meritevoli o mezze verità superpompate) non ci sia spazio per i gloriosi AC/DC? E' giusto guardare sempre avanti, ma senza commettere l'errore di dimenticare il passato. E qui stiamo considerando una band che in passato ha cambiato le regole. Sono ancora vivi e vegeti, quindi la questione non si pone: il ruolo di rispolverare un po' di sano rock'n' roll spetta a loro. Giù il cappello.

8/10

Highlights:
Rock n roll train, Anyhting goes, War machine, Spoilin' for a fight, Wheels, Stormy may day, She likes rock n roll, Rock n roll dream.

2.14.2009

Sofia - Search & destroy (2008, Wild Kingdom)

Talvolta il valore reale di una melodia si nasconde nel mix sotto spessi strati di distorsioni. L'esperimento di Sofia cambia la prospettiva di dodici pezzi arrabbiati che hanno fatto la storia del punk, del grunge e del rock duro, contestualizzandoli in ambito downtempo. Essendo un affare di cover il primo aspetto da considerare è la forza del brani originali; in questo senso la scelta non è scontata, ma ricade sia su veri classici che su qualcosa di più moderno. I risultati sono altalenanti: buone le rivisitazioni di "Boys are back in town" di Thin Lizzy e "Mongoloid" dei Devo, meno incisive quelle di "Homosapien" di Pete Shelley e "Dazed & confused" dei Led Zeppelin, forse perchè a tratti scimmiottano un po' troppo gli originali. "Heart shaped box" dei Nirvana è un suicidio annunciato e non poteva essere altrimenti, "Chinese rocks" di Johnny Thunders e "Pretty vacant" dei Sex Pistols non brillano per originalità nell'arrangiamento. Le chicche sono "Search & destroy" degli Stooges, "No one knows" dei Queens Of The Stone Age, "London calling" dei Clash, "I wanna be your boyfriend" dei Ramones e soprattutto "Everlong" dei Foo Fighters.

7/10

Highlights:
Search & destroy, Everlong, I wanna be your boyfriend, No one knows, London calling, Boys are back in town.

2.11.2009

Late Of The Pier - Fantasy black channel (2008, Emi)

L'estetica electro-punk tanto cara ad Erol Alkan unita ad un istinto progressive; interessante e a tratti spassoso.

8/10

Highlights:
Broken, The bears are coming, Random firl, Heartbeat, Whitesnake, Focker, Bathroom gurgle.

2.10.2009

Sara Bareilles - Little voice (2007, Epic)

Sara Beth Bareilles ha una voce incantevole. E possiede anche quel tipo di attitudine femminile che personaggi come Tori Amos e Sheryl Crow hanno sdoganato intorno agli anni novanta: la figura di una ragazza-donna, mezza ribelle ma con le idee chiare, che scrive i suoi pezzi conscia del proprio talento e non vede l'ora di metterlo in mostra. Catalogare la sua musica nell'ambito pop è logico e doveroso, ma la sua capacità di accennare al blues e al soul la collocano in un livello molto più raffinato e il suo approccio le dona una forte credibilità rock: non è un caso se in passato ha aperto concerti per Mika e Maroon 5, ma anche per James Blunt, Paolo Nutini e Counting Crows. E tutto torna quando nelle note di copertina si scorgono i nomi di Matt Chamberlain (ex-batterista dei Pearl Jam), Chris Chaney (bassista dei Jane's Addiction) e Rafael Padilla (percussionista che negli anni ha lavorato con Gloria Estefan, Jon Secada, Joe Cocker e Celine Dion). Pop eclettico che funziona proprio a meraviglia.

8.5/10

Highlights:
Tutto.

2.08.2009

John Legend - Evolver (2008, Columbia)

Il gusto di sperimentare di Kayne West unito all'impostazione classica di John Legend si traduce in un singolo come "Green light": soul futuristico da ballare sostenuto da un beat spezzato con la partecipazione di Andre 3000. Con "It's over" Kayne e il suo ormai inseparabile vocoder vengono allo scoperto, il cameo di Brandy impreziosisce l'ottima "Quickly", mentre l'inaspettata virata reggae di "No other love" si avvale della collaborazione di Estelle. Le ospitate finiscono qui, ma l'incontestabile talento di Legend è messo in luce anche e soprattutto da pezzi come "Everybody knows", "Cross the line" e "This time"; l'affare da qui in poi (ad eccezione del meritevole finale "If you're out there") si fa leggermente più noioso, ed è un vero peccato.

7.5/10

Highlights:
Green light, Everybody knows, Quickly, Cross the line, No other love, This time, If you're out there.

2.04.2009

Glasvegas - Glasvegas (2008, Columbia)

Basta il primo pezzo per disattivare l'allarme-pacco che entra in funzione automaticamente ogni volta che il nome di una nuova band proveniente dalla Gran Bretagna si fa strada con facilità nel mondo della carta stampata e sulla rete. Echi a salire, distorsioni decise ma non arroganti a creare un’epicità drammatica il giusto e la densa voce di James Allan sporcata da un inamovibile accento scozzese che intona una melodia molto Smiths. Quando a fine brano arriva anche la citazione di Jimmie Davis ("You are my sunshine") l’impressione di avere a che fare con gente che qualcosa ne sa diventa reale, palpabile. Perché sarebbe un errore valutare gli scozzesi Glasvegas unicamente in base ai singoli "Geraldine" e "Daddy’s gone"; ci si perderebbe l’irresistibile riff di "It’s my own cheating heart that makes me cry" (dove viene a galla in modo palese il tocco di Rich Costley in produzione), lo schizzo art-rock Warholiano di "Stabbed" (una poesia recitata sul "Chiaro di luna" di Beethoven), la progressione armonica di "S.a.d. light" e l’etera sospensione di "Ice cream van" a chiudere. Buona la prima.

8.5/10

Highlights:
Tutto.

2.03.2009

Lady Gaga - The fame (2008, Interscope)

"The fame spiega come tutti possono essere famosi. La cultura Pop è arte. Odiare tale cultura non ti rende cool, quindi io l’ho abbracciata con tutta me stessa.”. Questo è il pensiero schietto dell’esordiente Stefani Germanotta, in arte Lady GaGa. Il tributo ai Queen è dichiarato, ma scovare una similitudine, un richiamo o una qualsivoglia correlazione con Mercury e soci è compito davvero arduo. Un altro paio di indizi: la ragazza ha scritto dei pezzi per Britney Spears e Pussycat Dolls, mentre i suoni di “The fame” sono curati da chi ha prodotto gente come t.A.T.u. e Destiny’s Child. Capirete che la missione “entra in classifica almeno con un paio di singoli” è vinta in partenza; sarà molto più difficile, se non impossibile, lasciare qualcosa ai posteri.

5.5/10

Highlights:
Just dance, Lovegame, Poker face, Again again, Boys boys boys.