9.29.2006

Diefenbach - Set & drift (2005, We Love You)

Senza dubbio buona parte del fascino che avvolgeva i primi due misteriosi dischi dei Diefenbach verrà rimpianto; questo "Set & drift" può tranquillamente essere considerato un nuvo punto di partenza, visto che consta di dodici brani pop, tutti cantati. Ci sono episodi degni di nota e lo stile è comunque raffinato, ma la virata pare un po' troppo brusca.

6.5/10

Highlights: Favourite friend, It's only love, The right one, Circular motions.

9.28.2006

Diefenbach - Run trip fall (2004, We Love You / Wall Of Sound)

Il suono dell'esordio; ma questa volta è condito da un paio di singoli ear-friendly e qualche voce in più.

7.5/10

Highlights: Make your mind, Underboys, Windmills, Camouflage.

Diefenbach - Diefenbach (2001, Display/Speakerphone)

Languido post-rock strumentale da Copenaghen.

7.5/10

Highlights: And so you went home, Sauna, I don't play fussball, J.D., Still here.

9.24.2006

Hooverphonic - More sweet music (2005, Sony Bmg)

Il bis di Jackie Cane; ancora una volta inappuntabili. Anzi, un appunto da fare c'è: il cd di remix è poco più che superfluo.

8.5/10

Highlights: Tutto.

Hooverphonic - Jackie Cane (2002, Epic)

Pop-arte.

8.5/10

Highlights: Tutto.

Hooverphonic - The magnificent tree (2000, Epic)

Buona la terza; d'un tratto si materializza il punto d'arrivo. Non è un caso che l'heavy rotation del singolo "Mad about you" sancisca il successo degli Hooverphonic (non più in quartetto ma un trio); il pezzo in questione non si discosta totalmente dai loro primi lavori, ma sia l'arrangiamento che la canzone stessa coniugano una raffinata scelta musicale con il gusto del popolo (ovvero le due condizioni necessarie e spesso sufficienti per la creazione di un classico). "The magnificent tree" prende tutto ciò che di buono la band aveva fatto nei primi due dischi e ne amplifica il livello emotivo; e chissenefrega se qualche fan di quelli che "se non è underground non mi piace" girerà le spalle. Non sanno cosa si perdono.

8/10

Highlights: Mad about you, Waves, Jackie Cane, Vinegar & salt, Out of sight.

Hooverphonic - Blue wonder power milk (1998, Epic)

Il suono degli Hooverphonic due anni dopo "A new stereophonic sound spectacular" è più diretto; rimangono la propensione al ritmo lento (è nei pezzi downtempo che si trovano le cose meglio riuscite) e le contaminazioni rock, mentre l'atmosfera rarefatta (forse troppo) del primo disco viene ridotta, guadagnando in concretezza. Un'evoluzione necessaria anche se si fa una certa fatica a capire quale sia l'obiettivo della band; quello che ancora non convince soprattutto è la percentuale di brani deboli (i cosiddetti "riempitivi"), ma c'è anche da sottolineare che quando le melodie sono azzeccate vengono fuori dei pezzi meritevoli.

6.5/10

Highlights: Battersea, Eden, This strange effect, Magenta.

Hooverphonic - A new stereophonic sound spectacular (1996, Epic)

Il quartetto belga salta sul treno "trip-hop" con un disco non proprio memorabile; si fondono campionature oscure, riff di chitarra post-rock e orchestrazioni del futuro in un impasto gradevole, ma troppo spesso manca la canzone e tale mancanza non viene supplita da espedienti tecnici all'altezza, facendo si che buona parte dei pezzi rimangano in superficie. Inoltre la bella voce di Geike Arnaert viene ostentatamente effettata, ma si ha l'impressione che forse al naturale renderebbe di più. E dire che l'ottima opener "Inhaler" lasciava presagire tutt'altro;"2 wicky" (senza dubbio l'episodio migliore dell'album) diventa l'inevitabile proseguimento dell'epocale "Glory box" firmata Portishead, "Barabas" culla e ipnotizza con i suoi giochi di delay e l'album si chiude benissimo proprio com'era iniziato, con la soffice "Innervoice". Il problema rimane tutto quel fumo in mezzo.

6.5/10

Highlights: Inhaler, 2 wicky, Barabas, Innervoice.

9.22.2006

The Veils - Nux vomica (2006, Rough Trade)

Finn Andrews dopo il buon "The runaway found" del 2004 decide di 'apportare qualche ritocco' alla formazione dei Veils. Il risultato? Rimane solo lui, gli atri membri vengono sostituiti per intero. Alla faccia della personalità. E non è tutto; il sound di "Nux vomica" ha ben poco da spartire con quello del disco di esordio; meno spazio all'initimità, malinconia che viene soppiantata da spensieratezza, ritmi quasi sempre sostenuti e arrangiamenti decisamente più sporchi e "punk". Devo ammettere che avendo letteralmente consumato il primo album la mia reazione una volta scoperti questi particolari (ovvero al primo ascolto) è stata abbastanza arrogante e senza mezzi termini (riassumibile in una espressione tipo "Ma che diavolo combina questo?"); fortunatamente una volta superato lo shock mi sono dovuto ricredere. Skippata la deludente "Not yet" in apertura le successive "Calliope!" e "Advice for young mothers to be" sono ascoltabilissime; e poi alla numero 6 c'è "A birthday present" che abbassa il bpm e prepara all'ascolto di "Under the folding branches", sottospecie di "The valley of New Orleans" (non ero disposto ad accettare un nuovo disco dei Veils senza un accenno o un richiamo a quel pezzo). Un consiglio? Ascoltare senza pregiudizi e cognizione di causa, come se si trattasse di un album di una nuova band (e a quanto pare non siamo tanto lontani dalla verità).

7.5/10

Highlights: Calliope!, Advice for young mothers to be, Under the folding branches, One night on earth, House where we all live.

The Veils - The runaway found (2004, Rough Trade)

L'ascolto dell'album d'esordio dei Veils è subordinato ad una pura questione di gusto personale per quello che concerne la voce del leader Finn Andrews; con quel suo accento Neo-Zelandese e il timbro che può vagamente ricordare Brian Molko (molto meno spigoloso, in realtà) è quasi inevitabile ritrovarsi di fronte al fatale bivio "o la odi o la ami". Cosa che peraltro è facile accada anche per i sei minuti del primo singolo "Lavinia", trascinata ballata dalle rime forzate; c'è chi dopo il primo ritornello spegnerebbe lo stereo volentieri come chi (prendete il sottoscritto) preferisce abbandonarsi ad un violento repeat all'inifinito. Incertezze dettate dal gusto a parte non si può negare che a livello di interpretazione e di arrangiamento (vedi parti orchestrali) questo è un lavoro notevole; inoltre la percentuale di canzoni (semplici ma) ben scritte è decisamente alta ("The valley of New Orleans" e "Guiding light" su tutte). Non un esordio col botto tale da proiettare la band nell'universo del pop senza appello, ma tutto sommato in fin dei conti forse è meglio così; se ti rapisce, intriso com'è di poesia, non ti molla più.

8/10

Highlights: The wild son, Guiding light, Lavinia, The leavers dance, Vicious traditions, The nowhere man.

9.20.2006

Keane - Under the iron sea (2006, Universal Island)

Per ritrovare i Keane come li avevamo lasciati all'album d'esordio bisogna aspettare la traccia 3; "Nothing in my way" infatti appare come la prosecuzione di "Somewhere only we know", anche se purtroppo l'impatto rispetto a quest'ultima è decisamente più scontato. Che volete, siamo al secondo disco dopotutto. Una volta bypassata la stucchevole "Leaving so soon?" e dimenticate in fretta le già sentite "Crystal ball" e "Try again" conviene focalizzare l'attenzione su tutto ciò che ha di positivo "Under the iron sea": ovvero la maestosa introduzione "Atlantic" e il primo buon singolo "Is it any wonder?" (in entrambi i casi si odono dei decisi echi Muse/Radiohead). Oppure il cambio di direzione nell'approccio ai lenti, più efficace rispetto a quello sfoggiato in "Hopes and fears": "A bad dream" convince, e anche la hidden ambientale "Under the iron sea" affascina. Traendo le conclusioni sembra che il gruppo di Battle abbia cercato in qualche modo di ampliare i propri orizzonti musicali; lodevole, ma ciò che ne risente è la coerenza del lavoro, che fra timidi tentativi e giustificati passi indietro dettati dalla paura non trova una sua dimensione definita.

7/10

Highlights: Atlantic, Is it any wonder?, A bad dream, Hamburg song, Under the iron sea.

Keane - Hopes and fears (2004, Universal Island)

Sebbene non ci sia qualcosa di veramente innovativo in questo disco (forse l'aspetto che colpisce di più è la mancanza di una chitarra elettrica, e soprattutto il modo in cui non si fa sentire affatto) le undici tracce scorrono che è un piacere; english pop-rock scritto bene e interpretato benissimo, che raggiunge il suo apice quando il ritmo rimane sostenuto e Tom Chaplin (il vocalist) tira fuori un po' di aggressività evitando di cadere nella trappola del falsetto.

8/10

Highlights: Somewhere only we know, This is the last time, Bend and break, Everybody's changing, Your eyes open, Can't stop now.

9.18.2006

Ennio Morricone - Morricone Rmx (2001, Wea-Downbeat)

Non è facile distinguere la bravura dei remixer coinvolti in questo progetto dalla pura bellezza dei brani originali composti da Ennio Morricone; l'unica cosa che si può affermare è che la musica di un compositore di questo calibro è eterna, e come tale se non viene stravolta o manipolata ai limiti dell'irriconoscibilità (cosa che fortunatamente non accade in questo caso) sopravvive a qualsiasi arrangiamento, anche ai più moderni, rimanendo intoccabile e perfetta nella sua classicità.

8/10

Highlights: The man with the harmonica (Apollo 440 Remix), Here's to you (Copasetic Con Vivi E Selda Remix), Belinda may (Fantastic Plastic Machine Remix), Un bacio (Ali N. Askin Remix), La lucertola (De Phazz Remix).

9.16.2006

Eels - Souljacker (2001, Dreamworks)

D'accordo, non è "Beautiful freak", ma da qui a considerarlo un lavoro minore ce ne passa; l'ascolto di un brano assurdo come "That's not really funny" potrebbe essere già abbastanza per dare la giusta attenzione ad un disco che ne merita. Per chi invece cerca una conferma della bravura dell'E più malinconico che riesce ad essere pop in un modo tutto suo ci sono brani come "Fresh feeling" e "Friendly ghost".

7.5/10

Highlights: That's not really funny, Fresh feeling, Friendly ghost, Bus stop boxer, World of shit.

Silicone Soul - Staring into space (2005, Soma)

Una nota di merito per i Silicone Soul, che evitando di inflazionare il mercato con produzioni mediocri si sono presi il loro tempo, e solo dopo cinque lunghi anni ritornano con questo disco curato nei minimi dettagli; e poco importa se manca una hit trainante del calibro della pluriosannata "Right on", visto che "Staring into space" è qualche spanna sopra "...a soul thing". Il punto di partenza è sempre la deep house, ma attualizzata e riproposta in vari stili: malinconica e struggente "Feeling blue", imponente e classica "Les nocturnes", nostalgicamente perfetta "Under a werewolf moon" (che ci riporta ai tempi in cui Stonebridge remixava Robin s); apprezzabili sia la citazione di "Riders on the storm" dei Doors in "Inferno" che quell'arpeggio stoppato di chitarra in "Burning sands" che puzza di "Every breath you take" dei Police.

8/10

Highlights: Les nocturnes, Inferno, Feeling blue, Under a werewolf moon, Burning sands, The poisoner's diary.

Silicone Soul - ...a soul thing (2000, Soma)

Opera prima per Craig Morrison e Graeme Reedie, il duo di Glasgow che cammpionando Curtis Mayfield nel singolone "Right on" ha trovato l'oro, apparendo dapprima in tutte le house chart più rinomate e poi sconfinando nel mainstream grazie anche alla splendida versione cantata; "...a soul thing" è un disco deep-house vecchio stampo, ipnotico e percussivo, che ricalca (anche se in maniera non banale) le orme del singolo apripista. Dopo la "scoperta" dei Daft Punk un'ulteriore release di qualità targata Soma.

7.5/10

Highlights: Chic-o-laa, Right on, This is the sound, Have u seen my baby?, The answer, I need an angel.

9.15.2006

Beyoncè - B-day (2006, Columbia)

Il ritorno della più chiacchierata delle Destiny's Child; un album (il secondo da solista dopo il fortunato "Dangerously in love" del 2003) che oltre a confermare il talento vocale di Beyoncè Giselle Knowles mostra anche una certa maturazione e sfoggia la consueta produzione sopra le righe.

8/10

Highlights: De-javù, Get me bodied, Suga mama, Ring the alarm, Irreplaceable, Check on it.

9.14.2006

Anthony Rother - Super space model (2006, Datapunk)

Forse la parola "electro" da sola non è più quella da utilizzare per descrivere la musica di Rother; poco importa, perchè questo è un disco solido e ottimamente prodotto (e, cosa da non sottovalutare, non c'è traccia di "Pop" nel titolo).

7.5/10

Highlights: Nature, Don't worry, Youth, Push to talk, God, Who dies.

Anthony Rother - Popkiller (2004, Datapunk)

Pop. Ancora quella maledetta parola ad infestare il titolo di un album di Anthony Rother. Fortunatamente in questo caso non si raggiungono i livelli di banalità di Little Computer People, ma certo è che qualcosa sta cambiando nella mente del producer tedesco. Dopo la pubblicazione del live "Live is life is love" e un paio di dischi ambient mai usciti nei negozi (disponibili solo tramite ordine) la Psi49net cessa di esistere; al suo posto una nuova label, tuttora attivissima, la Datapunk. Un nuovo inizio? Un cambio di rotta? La musica di "Popkiller" si discosta dall'electro di inizio carriera; la cassa è rigorosamente in quattro, abbondano le parti cantate e l'atmosfera è decisamente più allegra. Sfortunatamente il tutto risulta abbastanza statico (nonostante il bpm sia tutt'altro che basso) e troppo spesso le voci non aggiungono, ma danno fastidio; lo scontato epilogo vede vincitori i pezzi strumentali o perlomeno quelli che non si basano troppo sulla melodia della voce, fatta eccezione per la conclusiva "Who knows" che riesce ad emozionare.

6.5/10

Highlights: Father, Back home, Age, 10.000 dancer, Who knows.

9.11.2006

Anthony Rother - Hacker (2002, Psi49net)

Un anno dopo la virata electro-pop a firma Little Computer People il prolifico Rother ritorna alle radici con un album presentabile ma non ai livelli dei primi due classici.

6.5/10

Highlights: Justitia, Hacker, Nerthus, Leben.

Little Computer People - Electro pop (2001, Psi49net)

Side project di Anthony Rother la cui essenza viene svelata fin dal titolo dell'album; l'aggiunta della parola "pop" a fianco del sacro termine "electro" è giustificata principalmente dall'aggiunta di una melodia cantata dalle voci (sempre e comunque robotiche) alle basi che conosciamo. Il risultato finale sono dodici cantilene che ogni tanto incantano, ma troppo spesso annoiano.

6/10

Highlights: Eyes, Little computer people, Sea of love, Friends are not electric.

Anthony Rother - Simulationszeitalter (2000, Psi49net)

Il percorso musicale di Rother prosegue con il secondo capitolo "Simulationszeitalter" (sulla sua nuova label "Psi49net") includendo degli elementi downbeat e ambient. L'anima è sempre electro, e anche se la purezza estremista del primo "Sex with the machines" viene intaccata da una scelta di suoni e stili leggermente diversi (verrebbe da dire più al passo coi tempi) il viaggio rimane di spessore.

8/10

Highlights: 65 millionen jahre, Genstruktur, Biomechanik, Nacht der gotter.

Anthony Rother - Sex with the machines (1997, Kanzleramt)

Il disco di debutto di uno dei primi tedeschi che sul finire degli anni 90 ha contribuito ad alimentare l'electro-revival; il pattern seguito si basa su sospensioni di accordi rigorosamente in tonalità minore sostenuti da drum-machine plasticose e accompagnati da sequenze pungenti e da inquietanti voci robotizzate. Pulito ed essenziale (solo 6 tracce), ma allo stesso tempo terribilmente addictive.

8/10

Highlights: Human made, Basic level, Love is for the hardest people.

9.10.2006

Pharrell - In my mind (2006, Star Trak Entertainment)

Ecco il producer hip-hop più in voga del momento, con la sua neanche tanto nascosta (e in parte giustificata) arroganza, che sforna il suo primo disco da solista affermando che le quindici tracce contenute in "In my mind" provengono da sessioni improvvisate nei momenti di pausa; Pharrell l'ambizioso, lo stakanovista, il Re Mida dei campioni tagliati e assemblati ad arte conferma il suo indiscutibile talento, ma senza provocare quello stupore che avrebbe così reso giustizia ai tanti rinvii dell'uscita dell'album (che ora appaiono come degli ulteriori espedienti per alimentare l'attesa e fare lievitare le già elevate aspettative). Una volta puntualizzato questo dettaglio si può tranquillamente passare agli elogi: la concezione stessa di hip-hop del signor Williams ha una freschezza da applausi, i featuring sono assolutamente di prima categoria (e come non aspettarselo, date le miriadi di produzioni di successo alle quali il nostro ha messo mano negli ultimi anni?) e in più qui non si parla solo di rime, ma anche di vere canzoni interpretate con una originalità e una consapevolezza rare.

8/10

Highlights: Can I have it like that?, Raspy shit, You can do it too, That girl, Angel, Number one, Show you how to hustle.

Thomas Schumacher - Home (2006, Spiel-Zeug-Schallplatten)

Fin dall’uscita di un vinile che riportava il titolo Home 1/3 (lasciando quindi presagire altre due release della serie) si mormorava qualcosa a riguardo di un album del producer tedesco che incide anche per la Get Physical con il progetto Elektrochemie; ebbene tutte le tracce contenute nei tre ricercatissimi vinili sono qui racchiuse, con l’aggiunta di due brani tratti dal“Red purple e.p." e l’imprescindibile “Kickschool 79” dal “Parlen e.p.” (tutte cose pubblicate sulla sua label Spiel-Zeug Schallplatten). Thomas si avvale della collaborazione di un altro dj e produttore tedesco che viene menzionato solo nei crediti, Stephan Bodzin, che rappresenta un ideale anello di congiunzione con Oliver Huntemann (Bodzin infatti ha dato una mano anche a H-man recentemente), con il quale condivide quei suoni che sembrano scaturire dal rombo di un motore; musica techno curata nei particolari che raggiunge l’apice con la nervosa “Mad robot”, l’incalzante “High on you” e l’ipnotica “Sleepy hollow”.

7.5/10

Highlights: Mad robot, Sleepy hollow, Exhale, High on you, Red purple.

Nigel Hayes - It's your move (2003, Sunshine Enterprises)

Classy jazzy music with a beat.

7/10

Highlights: Aim for the head, Moving on, Manipulation, In the park, Can't run away.

9.07.2006

Thievery Corporation - The cosmic game (2005, Eighteenth Street Lounge Music)

Rob Garza e Eric Hilton alle prese con il quarto capitolo della loro discografia; e come di consueto ecco i beat rilassati ma solidi, le atmosfere dilatate a sfiorare il dub, i delay infiniti e l'ammontare smodato di melodie che aveva contraddistinto l'ultimo "The richest man in Babylon" datato 2002. Di originale c'è poco o nulla e a tratti potrebbe subentrare una sensazione di noia (soprattutto per chi ha ben presente i primi tre album), ma i featuring (specialmente The Flaming Lips, Notch e David Byrne) sono indovinati e le tante lingue utilizzate riescono nell'impresa di effettuare delle leggere variazioni sul classico tema Thievery.

7.5/10

Highlights: Marching the hate machines (into the sun), Warning shots, Revolution solution, Amerimacka, Sol tapado, The heart's a lonely hunter, Doors of perception, The time we lost our way.

Coloma - Dovetail (2005, Klein)

Quello che non ti aspetti da un'etichetta come la Klein e da un duo elettronico come i Coloma: buona musica pop (nello spirito, ma sfortunatamente non nel senso di "popolare") il cui ingresso nelle chart è "limitato" da melodie abbastanza ricercate e arrangiamenti raffinati.

7.5/10

Highlights: Motorway stray, No moving parts, Talent for leaving, To love you, Miles away.

9.06.2006

Brian Eno - Another day on earth (2005, Hannibal)

Undici dolcissime ninne nanne da un talento che non si discute.

8/10

Highlights: This, And then so clear, Caught between, How many worlds, Bottomliners, Just another day, Bone bomb.

Skeewiff - Private funktion (2006, Jalapeno)

Per cominciare bene la giornata basta un poco di Skeewiff; sta a voi poi decidere se immergervi nelle atmosfere pulp dell'introduttiva "Smash & Grab", scatenarvi con il northern soul di "Love power" (con una superba Charlise Rookwood alla voce), sognare con il campionamento di "O brother where art thou" che fa da perno a "Man of constant sorrow", ricordare gli anni sessanta con "Little spot of soul", andare di boogie con "Wet your beak" oppure, perchè no, buttarvi su ritmi latini con l'eccellente cover di "Soul bossanova" di Quicy Jones.

8/10

Highlights: Smash & grab, Love power, Man of constant sorrow, Little spot of soul, Wet your beak, Soul bossanova.

9.05.2006

Tv On The Radio - Return to cookie mountain (2006, 4AD)

Leggermente più impegnativo del primo album perchè meno immediato a livello di melodie; davvero positivo il fatto che non si senta un'eccessiva mancanza di quell'effetto sorpresa che aveva caratterizzato "Desperate youths, blood thirsty babes". Un'ulteriore, splendida dimostrazione dell'indiscutibile valore dei ragazzi di Brooklyn è la comparsata di un certo David Bowie in "Province"; non credo che il duca bianco si diletti a prestare la sua faccia (e soprattutto la sua voce) a band mediocri.

8.5/10

Highlights: I was a lover, Province, Wolf like me, A method, Let the devil in, Dirty whirl.

Tv On The Radio - Desperate youth, blood thirsty babes (2004, 4AD)

Insolita miscela di stili che ruota intorno ad un concetto di alternative/new wave astratta, sospesa e melodica; le escursioni doo-wop impreziosiscono un lavoro già di per se ottimo caratterizzandolo in maniera curiosa.

8.5/10

Highlights: Tutto.

9.02.2006

Lily Allen - Alright, still (2006, Emi)

Una volta superata l'obbligatoria fase di acuta diffidenza dettata da due fattori rilevanti quali 1) il fatto che Lily sia un'ennesima meraviglia della rete (si dice che la Emi l'abbia scovata su myspace) nonchè 2) una londinese (nulla contro gli inglesi, ma come sono capaci loro di montare fenomeni dal nulla non ce n'è) si scopre che "Alright, still" è un album di musica pop ottimamente prodotto e dai toni solari; la vibra in levare (non me la sento di pronunciare la parola reggae) regge la maggioranza dei pezzi (incluso l'irresistibile singolo responsabile del contratto con la major, "Smile") contribuendo a creare l'atmosfera "estiva" e divertita. Se stendiamo un velo pietoso sui testi (che chiamarli adolescenziali potrebbe quasi sembrare un complimento) e su un paio di riempitivi questo debutto alla fine convince.

7.5/10

Highlights: Smile, Ldn, Everything's just wonderful, Friday night, Shame for you, Littlest things.