Se nella musica si dovesse assegnare un oscar per la propensione al rischio ci sono ottime probabilità che il premio 2009 finirebbe dritto nelle mani degli Editors. La band che 4 anni fa aveva scomodato la popolare rivista inglese NME portandola ad inventare il termine “Dark disco” per definire il loro stile. La stessa band che aveva confermato il suo valore con un secondo album capace di finire immediatamente in prima posizione in Uk. Ecco, loro oggi appoggiano le chitarre e puntano tutto su un a dir poco spiazzante suono elettronico. Fortunatamente il rischio della pisciata fuori dal vasetto è scongiurato da almeno tre elementi. Il primo porta il nome di Mark ‘Flood’ Ellis, un produttore che non ha bisogno di presentazioni e che è solito trasformare in oro tutto quello che tocca. Il secondo è insito nel dna della band di Birmingham, da sempre incline ad atmosfere dark e lunatiche che secondo la lezione di Joy Division e compagnia bella ben si sposano con un suono sintetico. Il terzo elemento vi sarà chiaro dopo avere ascoltato questo disco. Perché solo allora vi accorgerete che al di là di chitarre o sintetizzatori qui ci sono nove splendide canzoni, che in un batter d’occhio fanno passare la voglia di smadonnare in cerca di una classificazione precisa dello stile musicale sfoggiato dagli Editors nel loro terzo album. Non è questo l’importante?8/10
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