Accantonato (momentaneamente?) il moniker "Fatboy Slim", Norman Cook si concentra su un nuovo progetto in collaborazione con Simon Thornton; The Brighton Port Authority pianta saldamente le sue radici nel pop-rock degli anni 60 (cosa che non stupisce vista l'attitudine sixties mai nascosta dal dj inglese), chiamando a raccolta un'eclettica serie di ospiti. La scelta risulta tanto interessante quanto coraggiosa, perchè esagerando con la varietà c'è sempre il rischio di incappare nell'incoerenza. La sensazione che lascia "I think we're gonna need a bigger boat" è in un certo senso straniante solo al primo ascolto; poi ci si rende conto che il signor Cook ha tutte le carte in regola per potere spaziare a destra e a sinistra senza perdere il filo del discorso. L'esempio lampante è il singolo "Toe jam", dove compaiono sia David Byrne che Dizze Rascal; un accostamento improbabile che funziona a meraviglia. Ottima anche la prova di Iggy Pop nella rockettara "He's Frank", pezzo dove riaffiorano i propositi big-beat più genuini del nostro (chiaramente evidenti anche in "Should I stay or should I blow" con Ashley Beedle e in "Local town" cantata dal giovane londinese Jamie T). Nell'arrangiamento in levare di "Spade" si odono echi Beats International, "Jumps the fence" ( che riavvolge il nastro fino alla spensieratezza di "Better living through chemistry") contagia nella sua giocosa stupidità, "Island" (splendidamente interpretata da Justin Robertson) e la sognante "Seattle" (affidata alla perfetta voce di Emmy The Great) cullano dolcemente, la cover di "So it goes" di Nick Lowe chiude tutto come meglio non si potrebbe.
8/10
Highlights: He's Frank (slight return), Should I stay or should I blow, Island, Seattle, Spade, Toe jam, So it goes.
Nessun commento:
Posta un commento