1.30.2011

Blonde Redhead - Penny sparkle (2010, 4AD)

Sfocate, sullo sfondo, la chitarra e la rabbia. Il primo piano oggi è tutto per tastiere sintetiche e sogni pop di una certa classe.

8/10

Highlights: Here sometimes, Not getting there, Will there be stars, Love or prison, Everything is wrong, Black guitar.

1.29.2011

Drake - Thank me later (2010, Young Money Entertainment / Cash money Records)

Hip-hop lento e astratto impreziosito da colpi di genio in stile Kanye West.

7.5/10

Highlights: Fireworks, Karaoke, The resistance, Over, Shut it down, Find your love.

1.21.2011

Grinderman - Grinderman 2 (2010, Mute / Anti-)

Il ritorno del lato oscuro di Nick Cave, con tanto di ululati e biascichi; blues maledetto per anime tormentate.

7.5/10

Highlights: Mickey Mouse and the goodbye man, Worm tamer, When my baby comes, Evil, Palaces of Montezuma.

1.18.2011

Antony And The Johnsons - Swanlights (2010, Secretly Canadian / Rough Trade)


Se i dolci lamenti dell'opener "Everything is new" mettono i brividi, la struggente semplicità di "The great white ocean" frantuma il cuore. E che dire dell'imponente teatralità di "Ghost", dei toni tremolanti e cupi della title-track, della fragile intimità di "The spirit is gone"? C'è anche una convincente apertura soul ("Thank you for your love") e un incantevole duetto con Bjork ("Fletta"). Fiabesco e ammaliante.

8.5/10

Highlights: Tutto.

1.17.2011

M.I.A. - /\/\ /\ Y /\ (2010, XL)

Tagliente, tamarra e rumorosa al punto giusto.

8/10

Highlights: Xxxo, Lovalot, Story to be told, It takes a muscle, It iz what it iz, Tell me why, Space, Internet connection.

1.15.2011

Delphic - Alcolyte (2010, Chimeric)

Sontuoso rock elettronico di stampo ultra britannico (a suo modo) progressivo e quando vuole epico.

8.5/10

Highlights: Tutto.

1.14.2011

Bran Van 3000 - The garden (2010, Audiogram)

E' davvero un peccato che i Bran Van 3000 non siano più riusciti a trovare gli applausi che meritano dopo "Drinkin' in L.A.". Si parla di ben quattordici anni fa, e quel brano sembra essersi cristallizzato nel tempo: anche se lo ascolti oggi in mezzo a pezzi che dovrebbero appartenere ad un'altra epoca suona fresco e illuminante. E dire che dopo il disco di debutto ("Glee") avevano partorito un brillante "Discosis" (2001), che oltretutto conteneva un inno come "Astounded", troppo presto dimenticato e buttato in soffitta senza la giusta considerazione. "Rosè" del 2007 aveva confermato il loro eclettismo, ma mancava la scintilla: dopo 6 anni di silenzio si poteva forse pensare ad un inevitabile declino. Invece no. Perchè ora il collettivo canadese ritorna più in forma che mai con un album che va a toccare tutte le corde giuste: ci sono le dosi opportune di funk ed euro-pop che si mescolano alla perfezione nel singolo "Grace", c'è l'intimità acustica di "Garden waltz" e "Oui got now", la schizofrenia di "You too" e "This day", il sound cheesy solo splendidamente sfiorato da "Jahrusalem", "La dolce vita" e "Saltwater cats". Vario ed elegantemente pop.

8.5/10

Highlights: Garden waltz, Oui got now, You too, Grace (love on the block), World party, This day, Journey, Stillness, Saltwater cats.

1.13.2011

Andreya Triana - Lost where I belong (2010, Ninja Tune)

L'ultima dolce scommessa della Ninja Tune prodotta da Simon "Bonobo" Green.

7/10

Highlights: Draw the stars, Daydreamers, Something in the silence, X.

1.12.2011

Trentemoller - Into the great wide yonder (2010, In My Room)

Morricone sotto effetto di allucinogeni spedito nello spazio.

7.5/10

Highlights: Sycamore feeling, Shades of marble, Even though you're with another girl, Neverglade, Tide.

1.11.2011

Le Luci Della Centrale Elettrica - Per ora noi la chiameremo felicità (2010, La Tempesta Dischi)

Riecco Vasco Brondi con le sue metriche dissestate e le sue rime ardite, i suoi flussi di coscienza e le sue metafore crude, la sua poesia metropolitana postmoderna e il suo pessimismo ostentato. Le connessioni con "Canzoni da spiaggia deturpata" e "Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero" sono tanto evidenti da risultare a tratti scontate: c'è la stessa donna per cui vale la pena fare rifare l'asfalto affinchè torni (dall'estero?), c'è il deserto che avanza ("le piazze sono vuote, le piazze sono mute"), ci sono le fabbriche lunghe come l'orizzonte e troppo malinconiche. Ci sono organi che imbrattano le pareti, occhi in vendita e capelli lunghissimi, decolorati e sporchi ("che sono fili scoperti, che sono nastro isolante"). C'è sempre lo stesso schifo d'amore che porta a dichiarazioni tipo "Ti avrei portato a nuotare dove affondano le petroliere". Ci sono guerre, raid aerei, fucilazioni e bombe al fosforo. Ci sono sogni che sfioravano e sfondavano i soffitti, distrutti dai licenziamenti delle grande aziende e dalle fregature delle compagnie telefoniche (che si arricchiscono con le nostre conversazioni serie?). Anche se gli argomenti trattati sono decisamente prevedibili, la dialettica e l'intonazione di Brondi è sempre efficace e a suo modo disturbante (nel senso buono del termine). Purtroppo musicalmente quando va bene vengono ricalcati pedissequamente gli schemi dell'album di debutto (vedi accordi e ritmica di "Cara catastrofe"), mentre quando va male si fa più di un passo indietro, con orchestrazioni invadenti e melodie inesistenti. Certo, quello che più conta in un disco come "Per ora noi la chiameremo felicità" non è certo la musica, che presa da sola ha un valore di puro sottofondo; ma è inutile negare che considerando il potenziale di fantasia di Vasco ci si aspettava qualche variazione in più sugli ormai stratriti temi.

6/10

Highlights: Quando tornerai dall'estero, L'amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici, Anidride carbonica, Le ragazze kamikaze.

1.09.2011

Timbaland - Shock Value II (2009, Interscope)

Se l'airplay e gli spot pubblicitari hanno reso inascoltabile "If we ever meet again" non c'è da stupirsi: il featuring con Katy Perry rappresenta l'unica caduta di stile del secondo disco di Timothy Mosley, aka Timbaland. E la colpa - è bene sottolinearlo - non è della divetta, bensì del nostro Timothy, responsabile di essersi lasciato ingolosire da una tentazione pop che in questo caso puzza un po' troppo di denaro facile. Perchè lo sanno tutti che lui il pop ce l'ha nel sangue, e che è uno dei pochissimi produttori che quando ci mette la firma fa la differenza sempre e comunque; perchè dunque sprecare tempo con un brano scontato come "If we ever meet again" quando vengono fuori delle cose stupende come "Carry out", "Say something" e "Morning after dark" in modo naturale? Secondo le leggi del mercato (e anche quelle del buon senso) un singolo dovrebbe rappresentare l'album; fortunatamente non è questo il caso di "Shock value II".

7.5/10

Highlights: Carry out, Lose control, Say something, Morning after dark, Ease off the liquor, Undertow.

1.03.2011

Shout Out Louds - Work (2010, Bud Fox / Vertigo)


Dopo lo splendore di un disco come "Our ill wills" - tanto bello quanto cupo - sembra che un po' di luce sia filtrata attraverso le finestre degli svedesi Shout Out Louds; te ne accorgi dal fatto che confondi più difficilmente la voce di Adam Olenius con quella di Robert Smith o dall'energia positiva dei due ottimi brani che aprono "Work". A lvello tecnico e di arrangiamento appare chiara la presenza di un approccio più studiato e meno immediato rispetto ai lavori precedenti, cosa che porta con sè difetti e pregi: si sente la mancanza dell'approccio emozionale che aveva caratterizzato brani come "Parents livingroom" e "Impossible", ma episodi come "Fall hard" e "Walls" sono frutto di un'evoluzione tutt'altro che condannabile e che fa ben sperare soprattutto in ottica futura.

7.5/10

Highlights: 1999, Fall hard, Walls, Four by four, Moon.

1.02.2011

Vampire Weekend - Contra (2010, XL)

Più le ricette sono complicate e più è arduo creare qualcosa di omogeneo e concreto. Se poi il risultato appare anche in un certo senso "accessibile" probabilmente c'è di mezzo una formula magica. "Contra", il secondo disco dei Vampire Weekend, mischia generi, approcci e sensazioni senza ombra di indugio, e fila dritto e veloce lasciandoti impietosamente indietro. Ascolti "White sky", ma stai ancora pensando a "Horchata". Batti il piedino al tempo di "Holiday", ma ti interroghi sulla precedente "White sky". Ti immergi nelle atmosfere sognanti di "Taxi cab", ma il tuo cervello rimane impegnato nella difficile opera di decodificazione dei deliri di "California english". E dire che a tratti tutto sembra così semplice, così naturale; in realtà ogni pezzo è un puzzle che ti fa venire il mal di testa, e per i primi ascolti la digestione è resa difficile dalla mancanza di punti di riferimento, da ritornelli che vanno e vengono senza una struttura prevedibile, da rime ostiche e parole che non sei abituato a sentire. Quando però familiarizzi con i singoli brani e riesci a vedere il quadro completo ti accorgi di quanto "Contra" sia un album a dir poco unico.

9/10

Highlights: Tutto.