Cosa aspettarsi da un pronipote di famiglia Coltrane? Esperimenti. Per la precisione esperimenti in musica. Flying Lotus, all'anagrafe Steven Ellison, aveva già lasciato il segno due anni fa con uno sconvolgente "1983"; uno di quei dischi che ti fanno ancora credere nella Warp per come è nata, e non solo per come si è evoluta. La prima e più importante cosa da chiarire è che qui un processo standard come la quantizzazione implode nel suo stesso significato, diventando qualcosa di soggettivo: i beat seguono comunque un pattern matematico (e come potrebbe essere altrimenti, soprattutto quando si parla di musica elettronica?), ma la bravura del musicista di L.A. sta nel camminare sul filo dell'impossibile, esagerando l'impostazione già di per se "storta" tipica delle ritmiche hip-hop. Seconda cosa fondamentale: qui non ci sono canzoni. Dimenticatevi strofa, bridge e ritornello. Per apprezzare questo disco bisogna lasciarsi trasportare in maniera completa e ascoltarlo dall'inizio alla fine, non esistono compromessi. Oltretutto non si tratta di un viaggio morbido; l'aria è tetra e nebbiosa, si colgono spunti jazz attraverso rumori inquietanti e suoni che ti lacerano la testa, affiorano influenze brasil in mezzo a strati di elettronica sudicia e compressa, si captano abbozzi di melodia nella confusione di loop distorti e macchinosi. E' impegnativo e assolutamente sconsigliato a chi non sappia dell'esistenza di gente come Aphex Twin e Squarepusher. E' estremamente tecnico. E' quasi completamente concettuale. Ma ha anche un'anima.
8.5/10
Highlights: Tutto.
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