4.15.2008

Moby - Last night (2008, Mute)

Cosa aspettarsi da Richard Melville Hall nel 2008? Si stava meglio quando quasi vent'anni fa campionava una colonna sonora di Badalamenti per creare un rave anthem o la sua reale dimensione è quella strapop della più recente "Lift me up"? Meritava più attenzione ai tempi di "Ambient"(1993) e della hit house "Everytime you touch me"(1995) oppure il suo vero io si esprime in maniera più completa con brani dream-pop tipo "Porcelain" e "Natural blues"(2000)? Moby ha dato tanto alla musica dance; ha posto delle basi fondamentali per l'esplosione dell'elettronica in un territorio non suo, quello commerciale. Ha accelerato per poi mettere il freno a mano e tornare indietro quando forse si è reso conto di avere superato il confine della noia. Oggi fa uscire un disco che è un vero minestrone di tutto quello che ha già proposto in passato, tralasciando le (infelici) virate rock di "Animal rights". Purtroppo la stanchezza si fa sentire fin dall'inizio, e pezzi come "I love to move in here" e "257.zero" sono decisamente sotto i suoi standard; perfino la old school house di "Everyday it's 1989" sfrutta male un hook che avrebbe potuto essere killer. Il crossover di "Alice" è da skip immediato, "I'm in love" e "Sweet apocalypse" sono insignificanti, "Degenerates" e "Mothers of the night" uno come lui le scrive in due ore. Rimangono l'opener "Ooh yeah", il primo singolo "Disco lies", la scontata ma accettabile "The stars", "Live for tomorrow" che rinverdisce "Play" e la strappalacrime "Last night" in fondo. Un po' pochino.

5/10

Highlights:
Ooh yeah, Live for tomorrow, Disco lies, The stars, Last night.

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