Il bello di Emiliana Torrini è che non sai mai cosa aspettarti. Va alla ribalta internazionale nel ’99 raccogliendo le ceneri del trip-hop come meglio non si potrebbe; scompare e torna 6 anni dopo con un album completamente acustico. Intanto presta la voce a Thievery Corporation, Paul Oakenfold e Gus Gus, e già che c’è scrive un paio di pezzi per Kylie Minogue; poi nel 2008, a pochi giorni dall’uscita del suo quinto lavoro in studio, dichiara candidamente che "Me and Armini" secondo lei è un disco di transizione – asserzione piuttosto fuori dal comune e solitamente controproducente per un artista che si appresta a lanciare un nuovo album (peraltro splendido). Ora sostiene che il suo sesto "Tookah" sia qualcosa di più elaborato, in contrasto con il divertimento fine a sé stesso di Armini. Tale tesi viene presto confermata dall’etereo synth-pop dell’elegante singolo "Speed of dark", che però potrebbe trarre in inganno: non aspettatevi un ritorno alle sonorità di "Love in the time of science", perché gli altri 8 brani inclusi in "Tookah" utilizzano l’elettronica in maniera molto più parsimoniosa, lasciando spazio alla chitarra acustica e all’incantevole voce della cantautrice italo-islandese. A differenza del folk crudo e intimista di "Fisherman’s woman", pezzi come "Elisabet" e "Caterpillar" mescolano songwriting d’altri tempi e riverberi avvolgenti, alla ricerca di un equilibrio ideale tra passato e presente; "Autumn sun" è invece l’episodio più minimalista dell’album, una toccante ninna nanna agrodolce. I ritmi dispari di "Home" alimentano la convinzione che tecnica e sentimento possano viaggiare fianco a fianco, "When fever breaks" si abbandona al fascino della sperimentazione, mentre i 5 minuti di "Blood red" suggellano lo straordinario talento interpretativo e compositivo di un’artista più unica che rara.
8/10
Highlights: Caterpillar, Autumn sun, Elisabet, Speed of dark, Blood red.
Nessun commento:
Posta un commento