2.01.2012

Lana Del Rey - Born to die (2012, Polydor)

E’ risaputo: il buzz fa salire l’hype. In italiano: il passaparola intorno a un nuovo disco genera molta curiosità. Il caso dell’americana Elizabeth Grant – in arte Lana Del Rey – è emblematico: pezzi che spuntano in rete, valanghe di opinioni contrastanti (spesso critiche) e grande imbarazzo nel cercare di categorizzare il suo stile (anche a causa delle interviste dal sapore tattico in cui ha rivelato le sue principali influenze – che spaziano da Kurt Cobain a Britney Spears passando per Elvis e Nancy Sinatra). Il modo migliore per analizzare e giudicare un prodotto così pompato è cercare di dimenticarsi tutto quello che si è letto e sentito e focalizzarsi su ciò che davvero conta: la musica. E "Born to die" è un album che lascia francamente senza parole. Per produzione, anzitutto: gli arrangiamenti non hanno niente a che fare con il pop rumoroso che spopola in radio, preferendo atmosfere più profonde e solenni. Per qualità: la scrittura non è così semplice, tant’è vero che solo dopo ripetuti ascolti si riesce davvero a entrare in sintonia al 100% con il disco. E per interpretazione: la camaleontica voce di Lana Del Rey a tratti ricorda l’eleganza di Grace Jones, in altri momenti si avvicina a una giovane e ispirata Kylie Minogue. Abbasso l’hype, viva Lana Del Rey.

9/10

Highlights: Tutto.

4 commenti:

kissmitwice ha detto...

per me che non ne capisco nulla di musica, ti dico che segurò con piacere il tuo blog :)sembri molto appassionato..vieni a trovarmi nel mio blog se ti va!!ciaoo

Giacomo ha detto...

Condivido pienamente la recensione

Marco Rigamonti ha detto...

Grazie Kiss e Giacomo!

malaparte ha detto...

Lana del Rey spacca...
grazie della dritta, veramente un bel disco