The Maccabees - Given to the wild (2012, Fiction Records)
Li conoscete i Maccabees, vero? Bene, dimenticate tutto. Scordatevi l’andatura sostenuta alla Strokes e l’attitudine post-punk dei Futureheads; perfino la voce di Orlando Weeks - che a volte poteva capitare di confondere con quella di Kele dei Bloc Party – sembra avere cambiato colore. L’intro chiarisce inequivocabilmente il nuovo disegno sonoro: tappeti silenziosi, falsetto filtrato quasi Sigur Ros e arpeggio di chitarra gentile che si avvicina lentamente e presenta il primo pezzo, "Child" - a conti fatti ottimo manifesto dell’intero disco. Partendo da atmosfere dilatate, un accompagnamento di fiati interviene sottovoce e poi si fa sempre più pomposo; un momento di riflessione e il ritmo raddoppia, la voce si fa più presente e il climax viene raggiunto con un breve ed estatico assolo di chitarra. Anche nei rari episodi in cui il ritmo si alza, il freno a mano rimane tirato per non scalfire l’aura di maturità e la decisa ricerca di un equilibrio giudizioso che contraddistingue il terzo disco della band londinese, spiazzante e coraggiosa opera dai contorni fiabeschi.
9/10
Highlights: Tutto.
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