Se fosse davvero importante ci si chiederebbe dove sono finiti gli Arctic Monkeys di "Dancing shoes" e "Brianstorm". Se la parola punk avesse ancora un significato ci si chiederebbe cosa ascolteranno da domani i fan più punk degli Arctic Monkeys. Ma sono domande che non hanno alcun senso di esistere di fronte ad un disco come "Humbug". I fenomeni di Myspace si sono evoluti con una naturalezza così morbida da fare gridare al miracolo. Attenzione, non che i due dischi precedenti fossero degli insignificanti vagiti di quattro ragazzini che si trovano in una sala con due chitarre, un basso e una batteria; tutt’altro. Ma qui si va decisamente oltre. La poesia psichedelica contaminata da visioni Morrisoniane del singolo "Crying lightning" è il primo segno inequivocabile di un cambio di rotta, è una dichiarazione d’intenti bella e buona, rappresenta Alex Turner che dice al mondo: “Adesso facciamo quello che vogliamo noi, le mode possono aspettare”. "Humbug" è un disco che vive in una propria dimensione, fuori dal tempo. E non solo per il fatto che è stato registrato nel deserto traendo ispirazione da Hendrix e Cream. Ma anche perché l’affiancamento in fase di produzione di un tipo come Josh Homme (Queens Of The Stone Age) al sempre affidabile James Ford crea un’alchimia sonora perlomeno interessante. E poi, intendiamoci: rischiare nuove strade per pura passione - e farlo con questa personalità - quando il successo del pur breve passato ti sta ancora abbracciando non è esattamente qualcosa di ordinario.
8.5/10
Highlights: Tutto.
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