La notte del 21 Gennaio 2009 un mix letale di pillole e alcohol si è portato via Charles Cooper, metà dei Telefon Tel Aviv. Quel duo che otto anni prima aveva esordito con l'indimenticabile "Fahrenheit fair enough"; uno di quegli album che dimostra che la freddezza degli strumenti digitali può essere quanto mai calda. Il giorno prima della morte di Charles è uscito il loro terzo disco, ironicamente (o era tutto programmato?) intitolato "Immolate yourself". Nemmeno tre autopsie sono riuscite a fare luce sul mistero della scomparsa del trentaduenne musicista di Chicago: suicidio o incidente? Atto di lucida volontà oppure ingenua, banale distrazione? Eppure sembrava quasi che quei due volessero in qualche modo ripartire. La conversione all'analogico. L'abbandono dei glitch metodicamente tagliati e posizionati che avevano fatto la loro fortuna. L'esplorazione di territori electro, ai limiti del synth-pop. Quello che rimane è l'alone malinconico che da sempre ha contraddistinto le loro produzioni, una tristezza rigorosamente in tonalità minore che emoziona. Ora più che mai, e forse per l'ultima volta.
8/10
Highlights: The birds, Your mouth, Mostly translucent, Stay away from being maybe, You are the worst thing in the world.
Nessun commento:
Posta un commento