Si sono presi il loro tempo, Tom Findlay e Andy Cato; quattro anni precisamente, quelli che separano il nuovo "Soundboy rock" dal precedente "Lovebox". Se c'è una peculiarità che da sempre contraddistingue il duo inglese è quella di fare musica d'impatto ma non tamarra, nè troppo di nicchia tantomeno spudoratamente pop, non solo per addetti ai lavori ma neanche lontanamente cheesy; il risultato è che i pezzi dei Groove Armada sono universali, si accomodano senza problemi sia in set eclettici che in mezzo a selezioni più orecchiabili, e la loro stessa essenza li porta a conquistare una caratteristica di questi tempi molto rara, ovvero la longevità. Non si smentiscono neanche oggi, quando il mondo della dance sembra orientato verso minimalismi e oscurità, quando riuscire a comporre un pezzo con la voce senza poi essere bollati come "facili" è impresa quasi impossibile, quando trovare la famigerata "via di mezzo" è diventato più arduo che mai. Eccola qui, la via di mezzo: l'irridente semplicità house di "Love sweet sound", i richiami old-school di "Lightsonic", il synth-pop-rock-party-time di "Song 4 mutya (out of control)", il perfetto superstyle di "Get down", l'hip-hop ultracompresso di "The girls say", gli spazi dub della title track, il ritmo nervoso e spezzato di "Drop that thing". E chi ha nostalgia dei Groove Armada di "At the river" ascolti quella perla soul di "Paris", si perda nei riverberi della dolcissima "From the rooftops" o si faccia coccolare dalla poesia di "What's your version?".
9/10
Highlights: Tutto.
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