6.30.2006

Audio Bullys - Generation (2005, Emi)

Per spiegare questo secondo disco di Simon Franks e Tom Dinsdale è sufficiente analizzare il vero motivo che ne ha velocizzato la gestazione, ovvero il discusso singolo “Shot me down”, che ha proiettato senza appello gli Audio Bullys nell’universo della musica pop. Perché campionare il pezzo di Nancy Sinatra (a sua volte cover di un brano degli anni 60 di Cher) solo dopo il suo inserimento nella colonna sonora di Kill Bill? Mancanza di ispirazione? Se lo consideriamo un giochetto da mezza giornata (e non il primo singolo di un album) il remix è valido. In effetti ha destato stupore il modo inusuale con il quale la voce è stata tagliata, looppata e trasformata, e quel groove è contagioso; ma è anche vero che “Bang bang” ha avuto vita breve, diventando dopo pochi ascolti decisamente scontato e per alcuni aspetti irritante. Il succo dell’intero disco è tutto qui; 17 brani orecchiabili arrangiati in chiave hip-hop e house (spesso e volentieri spezzata e tendente al defunto Big Beat) che si fanno ascoltare, ma che purtroppo non verranno ricordati a lungo.

5/10

Highlights: Shot you down, Keep on moving, Made like that, I'm in love, Take you there.

6.29.2006

Alfie - Do you imagine things? (2003, Regal)

Il lo-fi rock degli Alfie, collocabile a metà fra i Grandaddy e tutte le band che rappresentano il "New Acoustic Movement" si arricchisce sia per quanto riguarda le melodie ("Stuntman" sembra un pezzo dei Queen, "Isobel" potrebbe tranquillamente essere estratto da un greatest hits di Simon & Garfunkel, mentre le evoluzioni vocali di "My blood smells like thunderstorms" sono quanto di più intricato ci si possa aspettare) che per quanto concerne gli arrangiamenti (spariscono quasi del tutto gli sporadici inserti jazz che avevano caratterizzato il loro esordio "If you happy with you need do nothing" e l'elemento imprescindibile non è più solo la chitarra, perchè il suono fa leva in questo lavoro anche su una buona varietà di strumenti a fiato, su viole e violoncelli e su elementi corali di gusto); una maturazione forse inattesa per il genere ricoperto dalla band inglese, e anche per questo stupefacente.

8.5/10

Highlights: Tutto.

6.28.2006

Imogen Heap - Speak for yourself (2006, Megaphone)

Il problema che si pone quando la gente comune improvvisamente riesce ad imparare il tuo nome anche se sembra un impronunciabile medicinale tedesco per via di un pezzo da brividi come "Hide and seek" è che le aspettative dell'album nel quale è incluso inevitabilmente si alzano a dei livelli terrificanti. La cruda realtà è che "Speak for yourself" alla fine è "solo" un disco pop; certo, la voce di Imogen è abbastanza unica (a molti fa venire in mente una Sinead O'Connor più delicata), gli arrangiamenti sono indiscutibilmente cristallini e sopra le righe, ma purtroppo quello che manca alla brava cantante è un partner all'altezza di Guy Sigsworth, capace di esaltare le sue doti vocali scrivendo quelle melodie vincenti che hanno fatto di "Details" dei Frou Frou un album memorabile. Restano quindi un po' di rimpianto, ma anche la certezza che "Hide and seek" da sola vale comunque il prezzo dell'album.

7/10

Highlights: Headlock, Hide and seek, Clear the area, Closing in, The moment I said it.

6.27.2006

Jeff Buckley - Grace (1994, Columbia)

Lamenti blu racchiusi in uno degli album più profondi ed intensi della storia del rock; un eroe compianto proiettato nel mito per la sua prematura scomparsa che lascia uno straziante punto di domanda su quanti altri capolavori avrebbe potuto concepire.

10/10

Highlights: Tutto.

6.25.2006

The Cult - The Cult (1994, Sire)

Post punk con un background hard-rock ma influenzato dal grunge e dalla new wave; energico e ben suonato.

7.5/10

Highlights: Gone, Coming down (drug tongue), Real grrrl, Black sun, Sacred life, Emperor's new horse.

6.20.2006

Hot Chip - The warning (2006, EMI)

Prima lezione: diffidare dell'hype di matrice inglese. Seconda lezione: essere pronti a levarsi il cappello quando tale hype si dimostra più che giustificato. Come in questo caso, per esempio; synth-pop pulito che riesce ad essere efficacie (disseminato com'è di citazioni rubate qua e là in perfetto stile english...arte pura) nonostante degli arrangiamenti spesso e volentieri ostici e ingarbugliati.

8/10

Highlights: And I was a boy from school, Colours, Over and over, Look after me, The warning, So glad to see you, No fit state.

6.17.2006

Titiyo - Come along (2001, Superstudio Bla)

Il terzo album della sorella di Neneh e Eagle-Eye Cherry, intitolato come la hit che l'ha anticipato, è una miscela di "Scandinavian soul", downtempo e rock elettronico; c'è un'attitudine spregiudicatamente pop, in gran parte dovuta al coinvolgimento di Peter Svensson dei Cardigans in fase di produzione, ma anche i pezzi più "diretti" e di facile ascolto esprimono una certa classe e non sfociano mai nello scontato.

7.5/10

Highlights: Come along, Love has left your eye, My heart won, Right or wrong, Last time, Given thing.

6.16.2006

Electric Universe - Waves (1998, Spirit Zone)

Psy-trance di ottima fattura con qualche compromesso break/jungle nella ritmica e più di un richiamo acid.

7.5/10

Highlights: Jungle spirit, Spectral blue, Bubbles, Freakuencies.

6.15.2006

Paul Weller - Studio 150 (2004, V2)

L'english touch di Paul Weller su dodici pezzi altrui; niente di impressionante, ma alcune cover sono davvero riuscite.

7/10

Highlights: If I could only be sure, Wishing on a star, Black is the colour, Early morning rain, One way road, Birds.

6.14.2006

Gnarls Barkley - St. Elsewhere (2006, Warner)

La sensibilità pop di Thomas Calloway (meglio noto come Ce-Loo e produttore delle Pussycat Dolls, ovvero la girl-band che nel 2005 ha fatto il suo ingresso nel mondo r&b sbancando le chart e sbaragliando la concorrenza) si incontra con la pura genialità di Brian Burton (aka Danger Mouse, membro dei Gorillaz e mente del progetto "Grey Album", un disco che mescolava le voci dell'album nero di Jay-Z con le basi dell'album bianco dei Beatles); il risultato è una mezzora di musica che definire hip-hop sarebbe un crimine (o quantomeno riduttivo) e che nella sua praticità sprizza energia e freschezza da tutti i pori. Siamo di fronte alla nuova frontiera del pop, ad una genuina voglia di proporre e stupire senza imboccare corridoi senza uscita, ad un prezioso tassello nell'evoluzione musicale dal quale, volenti o nolenti, non si può prescindere.

9/10

Highlights: Tutto.

Tosca - Suzuki (2000, !K7)

Forse oggi un disco così non avrebbe più tantissimo senso, ma lo stile di Dorfmeister e Hubert nel genere rimane ineguagliato.

7/10

Highlights: Annanas, Orozco, Honey, Doris dub.

6.12.2006

Lamb - Remixed (2005, Mercury)

Raccolta di venti remix ad impreziosire la discografia del duo inglese composto da Andy Barlow e Lou Rhodes, entrambi ora alle prese con lavori solisti. Si distinguono per bellezza il drum'n'bass jazzato di Wagonchrist su "God bless", l'impeccabile lavoro di Mr. Scruff su "Gold", i glitch impazziti che imperversano nel take di Si Begg su "Gabriel", le atmosfere soft del Mezzowave Mix di "Please" e naturalmente l'immortale remix capolavoro di "Cotton wool" ad opera di Fila Brazilia.

8/10

Highlights: What sound (Tom Middleton Deep Step Mix), God bless (Wagonchrist Mix), Gold (Mr. Scruff Mix), Gabriel (Si Begg's 5.1 Futures Remix), Please (Mezzowave Mix), Heaven (Funkstorung Mix), Trans fatty acid (Kruder & Dorfmeister Remix), Gabriel (Mj Cole Remix), Cotton wool (Fila Brazilia Mix).

Fug - Ready for us (2001, Nuphonic)

Gradevole cocktail music.

7/10

Highlights: Blue movie, Overflow, Chunk, Fairweather friend, The prophet.

6.11.2006

The Magicake - Botoxxx (2005, Piloft)

Electro-clash made in italy non proprio memorabile.

5.5/10

Highlights: I was dancing with Boy George, Man in make up, Black leather.

Fink - Biscuits for breakfast (2006, Ninja Tune)

I motivi per cui Fin Greenall (ex E.V.A.) abbia abbandonato i ritmi urbani e funk del suo primo disco per lasciare spazio a un sound acustico, intimo, soul e bluesy sfuggono; quello che conta è che "Biscuits for breakfast" fa di lui il Ben Harper della Ninja Tune.

8/10

Highlights: Pretty little thing, All cried out, Hush now, Kamlyn.

6.10.2006

Archive - Lights (2006, Warner)

Con "You all look the same to me" (2002) e il successivo "Noise" (2004) gli Archive avevano compiuto una scelta precisa in quanto alla direzione musicale intrapresa; svanita l'eccitazione mid-nineties per il Trip-hop (il loro primo disco "Londinium" rimane un classico della scena che ha le sue radici nel Regno Unito) si erano orientati verso una sorta di post-rock quasi prog, e la buona qualità delle due release menzionate aveva dato loro ragione. In questo nuovo "Lights" (che profuma di concept-album) il suono rimane in linea con la svolta del 2002, ma la band si esprime al meglio quando il tempo si fa più lento ("Veins", "Fold", "I will fade", "Headlights" e la monumentale title-track); gli spunti più prettamente rock non brillano per originalità (si fa volentieri a meno di pezzi come "Sane", "Sit back down" e "Programmed", mentre "System" si salva appena per l'interessante arrangiamento pseudo-industriale). Nonostante quei tre o quattro brani che suonano fuori luogo "Lights" conferma la predisposizione naturale degli Archive nel concepire melodie incantevoli accompagnandole delicatamente in maniera sopraffina; un capolavoro mancato.

8/10

Highlights: Veins, Fold, Lights, I will fade, Headlights, Taste of blood.

Alex Smoke - Paradolia (2006, Soma)

Il ragazzo di Glasgow bissa ampiamente l'ottimo esordio di un anno fa ("Incommunicado", Soma 2005); il suo morbido approccio alla musica techno si fa qui meno dark e più melodico, esaltando ulteriormente le sue originali idee di arrangiamento, fra ritmi sbilenchi e glitch studiati. Notevoli i singoli "Never want to see you again" e "Meany", ma il culmine lo si raggiunge con la synth-opera "Prima materia" (come Morricone proiettato in un futuro elettronico) e con la cantilena bambinesca di "Make my day".

8/10

Highlights: A moment to myself, Never want to see you again, Meany, Make my day, Prima materia, We like it insipid, Left drift.

6.08.2006

Gabrielle - Play to win (2004, Go! Beat)

Un onesto disco di pop acustico senza troppe pretese.

7/10

Highlights: Ten years time, Sometimes, Stay the same, No big deal, Fallen angel, Tumbling down.

Gus Gus - Attention (2002, Underwater)

L'esperienza accumulata dai Gus Gus con i precedenti dischi su 4AD viene sfruttata a beneficio del primo album per la super-hype Underwater di Darren Emerson. A prevalere sono le intuizioni più dance, soprattutto house elettronica melodica e raffinata; quella di "Your moves are mine", "Don't hide what you feel", "Dance you down" e della bellissima re-interpretazione di "Call of the wild" di Jimi Tenor. La hit "David", il tocco acid su "I.i.e.", l'electro-funk di "Unnecessary" e "Attention", il synth-pop di "Desire" e l'ambient di "Detention" completano degnamente il quadro.

8/10

Highlights: Unnecessary, David, Desire, Dance you down, Call of the wild.

6.07.2006

Gus Gus Vs T-World (2000, 4AD)

Sette brani prodotti da Biggi Veira nel periodo pre-Gus Gus; techno emozionale, deep e astratta.

7/10

Highlights: Earl grey, Purple, Esja.

Gus Gus - (This is normal (1999, 4AD)

Rispetto a quello che ci avevano fatto sentire nelle loro prime produzioni questo suona di sicuro "normale"; ma attenzione, catalogare frettolosamente "(This is normal" come "svolta pop" dei Gus Gus sarebbe un'affermazione discutibile. Certo, se si considera che qui ci sono 11 pezzi cantati per intero è inevitabile che il risultato sia un disco molto più orecchiabile del precedente "Polydistortion", ma è innegabile che dal punto di vista della produzione gli scandinavi abbiamo compiuto dei passi avanti non indifferenti; inoltre il loro eclettismo non è scomparso, ma al contrario si è sviluppato. I ritmi lenti di "Superhuman", la house di "Very important people" il synth-soul dell'ottima "Starlovers", le ballad cinematiche "Bambi" e "Dominique", la techno melodica di "Acid milk" e quella più sfrontata di "Love vs hate": questo è un album che si ricorda.

8/10

Highlights: Ladyshave, Starlovers, Superhuman, Blue mug, Acid milk, Dominique.

Gus Gus - Polydistortion (1997, 4AD)

L'esordio dei Gus Gus (nonchè il primo dei tre tasselli 4AD) mostra una band di veri musicisti che miscelano sapientemente analogico e digitale, facendo leva su funk, soul e architetture ritmiche di chiaro stampo nineties per creare un sound tutto loro. Non è roba digeribilissima, eccezion fatta per i due brani in cui canta Emiliana Torrini che sono amore al primo ascolto; a parte i suddetti "Why?" e "Is Jesus your pal?" meritano una menzione il ruvido acid-funk di "Believe" e la techno vecchia scuola di "Purple".

7.5/10

Highlights: Believe, Polyesterday, Cold breath '79, Why?, Is jesus your pal?, Purple.

6.06.2006

Zero 7 - The garden (2006, Atlantic)

Il ritorno di Henry Binns e Sam Hardaker è quello che serve per cominciare bene la giornata. I due sono in splendida forma, accompagnati al microfono dall'emergente Josè Gonzalez e dalla sempre toccante voce di Sia Furler. Chi aveva stortato il naso per "When it falls" (che doveva essere il bis del miracoloso esordio "Simple things") questa volta rimarrà senza alcun dubbio soddisfatto. C'è comunque da dire che "The garden" non va ad esplorare nuovi territori e non azzarda evoluzioni rispetto al modo di fare musica per il quale gli Zero 7 sono noti; ma d'altra parte perchè cambiare quando la ricetta funziona così bene? Se già i primi due singoli "Futures" e "Throw it all away" facevano ben sperare diventa un piacere rendersi conto del fatto che rappresentino solo un succulento antipasto di un disco memorabile, che raggiunge il climax in due capolavori assoluti come "The pageant of the bizarre" e "If I can't have you". Una lezione di stile tanto attesa quanto preziosa.

9/10

Highlights: Tutto.

Arctic Monkeys - Whatever people say I am, that's what I'm not (2006, Domino)

Divertente punky-funky-rock made in Sheffield; la sensazione di "nulla di nuovo" è mascherata e ampiamente compensata da un ottimo lavoro di produzione (e da un bel po' di buzz, che non guasta mai).

7.5/10

Highlights: The view from the afternoon, I bet you look good on the dancefloor, Riot van, Mardy bum, When the sun goes down, A certain romance.

6.04.2006

Marco Passarani - Sullen look (2005, Peacefrog)

Un puzzle di ricordi electro/acid/old-school filtrati attraverso un re-styling sonoro moderno e di gusto; coerente e solido, vanta degli arrangiamenti e delle melodie impeccabili.

8/10

Highlights: Earth's heart, Red panda sunrise, In my world, Criticize, C-B-S master theme, Clair.

6.03.2006

Various - Trax Records: The 20th anniversary collection (2004, Trax)

1986-2006: 20 anni, ma portati benissimo a giudicare dalla lunga serie di tributi (ma a volte si sfora nel plagio) che il mercato della musica da ballo continua a riservare alla scena di Chicago. Un triplo cd che si compone di due mixati (ad opera di Maurice Joshua e Paul Johnson) e un terzo unmixed con 12 tracce originali (dall'inno house per eccellenza di Marshall Jefferson "Move your body" alla epica "You got the love" di Frankie Knuckles, dai bleeps acidi di Maurice e Adonis alla fondamentale "Fantasy" di Z Factor e Screamin Rachael, dalla storica "You used to hold me" di Ralphi Rosario ad un altro anthem come "Can you feel it?" di Mr. Fingers); una raccolta a dir poco indispensabile per tutti gli housofili.

8.5/10

Highlights: Tutto.

6.02.2006

Athlete - Vehicles & animals (2003, Parlophone)

Meglio il secondo e più maturo "Tourist" del 2005; gradevole, comunque.

6.5/10

Highlights: Shake those windows, Beautiful, New project, Vehicles & animals, Dungeness, Le casio.

6.01.2006

Bob Sinclar - Western dream (2006, Yellow)

Se sapevamo di avere perso il Bob Sinclar amico dei Daft Punk, sano portatore dell'ottimo space-funk alla "Gym tonic" (tratta dall'album di esordio "Paradise", in seguito splendidamente bissato dal secondo "Champs Elysèes"), ma ci accontantavamo comunque del Bob più synthomane e spensierato di "III" (con "The beat goes on" e "Kiss my eyes") non esiste alcuna ragione che possa far si che questo "Western dream" venga ben accolto. Il tormentone "Love generation" con le sue influenze country e reggae spiega gran parte dei sogni western di Sinclar, che vanno a sbattere contro il muro della coerenza irritando e facendo rimpiangere i bei tempi di "I feel for you" e "My only love"; e così l'unico momento godibile di un disco mediocre si rispecchia nella old-school house di "World hold on"...fischietto a parte, naturalmente.

4.5/10

Highlights: World hold on.