Non è affato facile scovare la bellezza in "Fevers and mirrors", visto che Conor Oberst (ovvero il ragazzo del Nebraska mente della band) non è un grandissimo chitarrista e con la tecnica del canto c'entra davvero poco; due ostacoli abbastanza considerevoli, considerando che la musica che scrive è una sorta di alternative rock acustico. Ma fortunatamente non sempre la tecnica va di pari passo con l'emozione, e questo caso è il perfetto esempio di come la passione possa mettere in secondo piano degli aspetti tanto importanti. Si capisce fin dalla copertina e dai titoli che questo è un concept album che ruota attorno a temi come il tempo, le paure e l'auto considerazione, concetti che vengono espressi attraverso testi oscuri e nebulosi e melodie tristi e profondissime; difficile, cupo, intricato, ma una volta assimilato ci si accorge di quanto quel numero alto di ascolti non sia stato affatto tempo sprecato.
7.5/10
Highlights: A spindle a darkness a fever and a necklace, A scale a mirror and those indifferent clocks, Something vague, The movement of a hand, Arienette, The center of the world.
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