Misterioso minimalismo ipno-electro-pop condito da un'oscura poesia futuristica; regge, ma col passare delle tracce diventa un po' prevedibile.
7/10
Highlights: Beetles and spider, The wild me, Catch the buzz, Defroster, Killing your ghost, Dark heat & calming voices.
2.28.2006
Jewel - 0304 (2003, Atlantic)
Se "This way" del 2001 era stata la comprensibile svolta di un'artista che aveva consapevolmente scelto una direzione pop-rock (neanche troppo malvagia), questo 0304 rappresenta una deplorevole, indecente e soprattutto inqualificabile esagerazione di quella scelta. Dai banali arrangiamenti pseudo r'n'b a quei "2" al posto di "to" nei titoli che fanno tanto Britney Spears (U & Me = Love??????) la vera Jewel (si intende quella che è rimasta dopo le emozionanti ballate alternative-folk a la "Who will save you soul" e "Hands") viene demolita pezzo dopo pezzo da una produzione ultra architettata con un solo scopo: adeguarsi alle esigenze del mercato. Sentirò la sua mancanza se non dovesse decidere di tornare sui suoi passi.
4/10
Highlights: -
4/10
Highlights: -
Jewel - Spirit (1998, Atlantic)
2.27.2006
Boards Of Canada - Geogaddi (2002, Warp)
That's more like it. (Vedi Twoism)
7/10
Highlights: Music is math, Gyroscope, Sunshine recorder, Julie and Candy, 1969.
7/10
Highlights: Music is math, Gyroscope, Sunshine recorder, Julie and Candy, 1969.
Pablo Bolivar - Anjanas (2006, Regular)
2.26.2006
Nathan Fake - Drowning in a sea of love (2006, Border Community)
In quell'arida terra di nessuno sospesa fra musica elettronica dei dj e arte di comporre tipica dei musicisti spunta un fiore, gentile come un sospiro e delicato come un soffio; il ventiduenne Nathan Fake, originario di Norfolk e già noto nel mondo dei clubber per la splendida “The sky was pink” (trasformata in anthem dal tocco del boss James Holden), disegna atmosfere raffinate in un disco aggressivamente romantico e così cinematico da fare tremare dentro. Se il denominatore comune rimane sempre la densa profondità del suono, c’è l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda lo stile in questo “mare d’amore”: dall’irresistibile carillon dell’introduttiva “Stops” a un ispirato casio-rock sfoggiato in pezzi come “Grandfathered” e “Superpositions”, da lenti sogni d’ambiente distorti (“Bumblechord”, “Bawsey” e “Fawler”) a brani melodicamente perfetti tipo “You are here” e “Charlie’s house”. Si possono scomodare senza problemi Moroder, Badalamenti, Oldfield e Vangelis: genuina genialità.
8.5/10
Highlights: Tutto.
8.5/10
Highlights: Tutto.
2.25.2006
Goldfrapp - Supernature (2005, Mute)
Adorabile synth-pop dalla produzione cristallina; quando il ritmo rallenta non c'è ombra della pur splendida cupa desolazione del primo Felt mountain, ma i toni rimangono solari e spensierati.
8/10
Highlights: Ooh la la, Lovely 2 c u, Ride a white horse, Fly me away, Slide in, Time out from the world, Number 1.
8/10
Highlights: Ooh la la, Lovely 2 c u, Ride a white horse, Fly me away, Slide in, Time out from the world, Number 1.
2.23.2006
Bjork - Medulla (2004, Wellhart / One Little Indian)
Essenza di puro genio; sublime poesia del futuro sospirata da quella incofondibile voce sospesa nel niente.
8.5/10
Highlights: Show me forgiveness, Where is the line?, Who is it (carry my joy on the left, carry my pain on the right), Desired constellation, Oceania, Sonnets / Unrealities XI, Triumph of a heart.
8.5/10
Highlights: Show me forgiveness, Where is the line?, Who is it (carry my joy on the left, carry my pain on the right), Desired constellation, Oceania, Sonnets / Unrealities XI, Triumph of a heart.
2.20.2006
Boards Of Canada - Twoism (1995, Music70 - 2002, Warp)
Stereolab - Margerine eclipse (2004, Elektra)
Dolci melodie con contaminazioni sixties sostenute da complicati arrangiamenti elettronici; troppo sofisticato per risultare pop e troppo tecnico per scadere nel "volgare" lounge, fatica a trovare una sua vera collocazione e diventa estremamente arduo da digerire.
7/10
Highlights: Vonal declosion, Need to be, "...sudden stars", Margerine melodie.
7/10
Highlights: Vonal declosion, Need to be, "...sudden stars", Margerine melodie.
Local H - As good as dead (1996, Island)
Dk7 - Disarmed (2005, Output)
2.17.2006
Eels - Beautiful freak (1996, Dreamworks)
2.16.2006
Vector Lovers - Capsule for one (2005, Soma)
Sofa Surfers - Sofa Surfers (2005, Klein Records)
2.14.2006
Primal Scream - Evil heat (2002, Columbia)
The Strokes - First impressions of earth (2006, Rca)
2.13.2006
2.11.2006
Bright eyes - Digital ash in a digital urn (2005, Saddle Creek)
Uno dei modi migliori per raccogliere le ceneri del rock e traghettarne l'anima nel nuovo millennio travestendolo da neofolk. La disillusione senza rimpianti che lotta con la speranza senza certezza, la morsa del tempo che sollecita minacciosa, uno sporco specchio che impietosamente riflette le insicurezze umane; in coda un barlume, una luce, una stella.
8.5/10
Highlights: Gold mine gutted, Arc of time (time code), Take it easy (love nothing), Hit the switch, Devil in the details, Easy/lucky/free.
8.5/10
Highlights: Gold mine gutted, Arc of time (time code), Take it easy (love nothing), Hit the switch, Devil in the details, Easy/lucky/free.
2.10.2006
Munk - Aperitivo (2004, Gomma)
2.08.2006
Tim Hutton - Everything (2000, Pias)
2.06.2006
Colcut - Sound mirrors (2006, Ninja Tune)
Ci sono fondamentalmente due cose che colpiscono al primo ascolto di questo atteso ritorno dei Coldcut (8 anni dall’ultimo album “Let us play”): la spiazzante varietà di ritmi proposti e la palpabile, costante presenza della forma canzone. Il duo formato da Matt Black e Jonathan More si mette alla prova scherzando con il rock nel singolo “Everything is under control” e nella malinconica ballad introduttiva “Man in a garage”, invitando Robert Owens a prestare un po’ di anima nella disillusa “Walk a mile in my shoes”, inchinandosi al potere della cassa in quattro con “Just for the kick” e riprendendo fiato con momenti più rilassati quali “A whistle and a prayer” e “Colours the soul”. La vera lezione di stile è però da ricercare in brani dancehall di classe come “True skool” (featuring Roots Manuva) e “Boogieman”, nel broken-beat jazzato di “Aid dealer”, nelle reminescenze old-school di “This island earth” e nella cinematica “Mr. Nichols”.
8/10
Highlights: Man in a garage, True skool, Mr. Nichols, A whistle and a prayer, This island earth.
8/10
Highlights: Man in a garage, True skool, Mr. Nichols, A whistle and a prayer, This island earth.
Richard Ashcroft - Keys to the world (2006, Capitol)
The Juan Maclean - Less than human (2005, DFA/Astralwerks)
Marc Romboy - Gemini (2006, Systematic)
Con meno di venti uscite all’attivo nello spazio di un paio d’anni la Systematic si è guadagnata una certa reputazione nel giro della musica da club, sfornando produzioni di qualità che rimandano alla house di Chicago con un gradevole tocco acid-funk; dopo il buon disco di debutto di John Dahlback è giunto il momento per Marco Romboy (mente della label) di esordire con il suo primo album da solista. Fra gli undici pezzi dal taglio old school che compongono “Gemini” spiccano le sublimi “In my mind” e “I need’”cantate da quella leggenda vivente che risponde al nome di Robert Owens, i già singoli "Freakin'" e "House ya!" in collaborazione con Blake Baxter, la cantilena ipnotica mormorata da Tommi Sunshine in “Body Jack” e l’ingenuo ma accattivante synth-pop di “Impact disco”. In conclusione un lavoro coerente nella sua semplicità, che magari non passerà alla storia, ma fa il suo dovere in maniera impeccabile.
7.5/10
Highlights: In my mind, House ya, Freakin', Body jack.
7.5/10
Highlights: In my mind, House ya, Freakin', Body jack.
Nightmares On Wax - In a space outta sound (2006, Warp)
Il blues rarefatto dell’introduttiva “Passion” sfuma nel funk tagliuzzato della docile “The sweetest”, un tributo a quella scena trip-hop di Bristol in debito perenne con il progetto Nightmares On Wax, che con grande eleganza contribuì in maniera determinante alla sua diffusione nella seconda metà degli anni 90. “Pudpots” è un taglia-e-cuci dove viene a galla lo spirito hip-hop più jazzy di George “Dj E.A.S.E.” Evelyn, “I am you” è un pezzo soul che emoziona, mentre con gli archi di “Damn” riaffiorano gli echi dell’immortale, splendida “Les Nuits” del 1999; gli accenni black di “Soul purpose” e le derive tribali di “Deepdown” e della conclusiva “African Pirates” non stonano affatto, anzi si inseriscono con grazia nel contesto di un disco che pur non arrischiandosi più di tanto in territori inesplorati e fatta eccezione per un paio di riempitivi si fa ascoltare tutto d’un fiato, forte di un pathos nostalgico ma allo stesso tempo positivo.
7.5/10
Highlights: The sweetest, Pudpots, Damn, I am you, Soul purpose.
7.5/10
Highlights: The sweetest, Pudpots, Damn, I am you, Soul purpose.
Gorillaz - Demon days (2005, Parlophone)
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