2.26.2006

Nathan Fake - Drowning in a sea of love (2006, Border Community)

In quell'arida terra di nessuno sospesa fra musica elettronica dei dj e arte di comporre tipica dei musicisti spunta un fiore, gentile come un sospiro e delicato come un soffio; il ventiduenne Nathan Fake, originario di Norfolk e già noto nel mondo dei clubber per la splendida “The sky was pink” (trasformata in anthem dal tocco del boss James Holden), disegna atmosfere raffinate in un disco aggressivamente romantico e così cinematico da fare tremare dentro. Se il denominatore comune rimane sempre la densa profondità del suono, c’è l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda lo stile in questo “mare d’amore”: dall’irresistibile carillon dell’introduttiva “Stops” a un ispirato casio-rock sfoggiato in pezzi come “Grandfathered” e “Superpositions”, da lenti sogni d’ambiente distorti (“Bumblechord”, “Bawsey” e “Fawler”) a brani melodicamente perfetti tipo “You are here” e “Charlie’s house”. Si possono scomodare senza problemi Moroder, Badalamenti, Oldfield e Vangelis: genuina genialità.

8.5/10

Highlights: Tutto.

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