4.07.2018

Baustelle - L'amore e la violenza Vol.2 (2018, Atlantic)

Sto ancora canticchiando L'era dell'acquario come se fosse uscita ieri, quando improvvisamente in un freddo pomeriggio di fine Gennaio vengo stuzzicato da un sibillino video promozionale che allude a un possibile nuovo album dei Baustelle in uscita. Che stia sbagliando qualcosa? Prendo in considerazione l'opportunità che la memoria si sta prendendo gioco di me, e quello che mi sembra un disco tutto sommato nuovo sia in realtà datato – che so – 2016. Capita, a volte; il tempo passa e “ci si abitua a tutto, al dolore, alle stagioni, alla storia, al calendario”. Ma no, ho fatto bene i calcoli; "L'amore e la violenza" è uscito nel 2017, e per la prima volta in quasi vent'anni di carriera la band di Montepulciano pubblica due lp nel giro di quattordici mesi, collegandoli artisticamente attraverso l'espediente dei volumi.

Tra le mie tante convinzioni sbagliate ne annovero una che non riuscirò mai a sradicare: la diffidenza nei confronti di lavori che vedono la luce in tempi troppo ristretti. Un preconcetto che si trasforma in preoccupazione quando c'è di mezzo un gruppo che mi sta particolarmente a cuore, come in questo caso. Il turbamento è però stemperato da un paio di pensieri. Il primo proviene direttamente da Bianconi e soci che – in quello che interpreto subito come uno slancio di ironia – mettono le mani avanti precisando che si tratta di “dodici pezzi facili” e specificano al giorno del lancio che non sanno in quanto tempo si fanno i dischi (e se non lo sanno loro, cosa posso saperne io?). Il secondo è opera del mio cervello, che – ancora traumatizzato in senso positivo dal monumentale Fantasma – si aspettava qualcosa di più da L'amore e la violenza, un album che ha raccolto consensi ma che al sottoscritto è sempre parso un po' troppo veloce e leggero; ricordo la precisa sensazione di avere metaforicamente tentato di girare il disco una volta giunto al pezzo finale, rimanendoci male nello scoprire che sull'altra facciata non ci fosse inciso nulla.

La mia occasione per girare il simbolico disco arriva dunque con questo Volume 2, scritto durante il tour con gli stessi strumenti utilizzati nel primo episodio, che si presenta con una copertina in tutto e per tutto affine (cromaticamente e a livello di caratteri utilizzati) a quella di un anno fa. Una cover in cui ancora una volta troneggiano due figure femminili: la donna (incarnata da nomi come Veronica e Giovanna, dal pronome personale “lei” disseminato ovunque e dal ricorrente anglicismo “Baby”) è la stella madre del sistema, e attorno a lei orbitano canzoni che cancellano il confine tra libertà e coercizione, che uniscono amore e violenza in un abbraccio tanto inspiegabile quanto reale. Perché – parola di Bianconi – l'amore è anche violenza. E non solo nei momenti più delicati (come quando una storia finisce), ma anche quando ti travolge e ti comanda a bacchetta senza che tu possa in opporti in alcun modo. Certo, L'amore è negativo sembra una traduzione quasi letterale di un noto brano dei Joy Division che ha segnato più generazioni; ma qui, a dispetto del titolo e del tema affrontato, si scorge una sorta di speranza, una flebile luce in fondo al tunnel che incita a conservare un barlume di fiducia. Dove riporla questa fiducia? Nel passato, nel presente o nel futuro, chissà. In un amore cosmico forse; in un concetto di amore che si eleva oltre i confini materiali della relazione stessa (quello “Che non muore mai / Più lontano degli dei”). L'amore atomico che prima brucia e poi si spegne, per poi riaccendersi magicamente quando non credevamo che fosse possibile (Credi che il vuoto di colpo sia bellissimo / Neghi che tutto sia vano e tutto inutile). In un amore perduto, che però non ne vuole proprio sapere di lasciarci in pace e sopravvive nel dolore (Tutto mi parla di te / Perfino la tua assenza mi fa compagnia). O anche in un amore immaginato, che deve ancora arrivare; chissà se perdere una donna in un giorno di sole uguale agli altri (come si perde un accendino o un portachiavi) possa rappresentare davvero un nuovo inizio.

La sensazione è che Bianconi abbia cercato di descrivere con una ciclicità quasi matematica l'irrazionale inseguimento tra principio e fine, che si rincorrono disperatamente a vicenda fino a confondersi: il paradosso di ritrovare la libertà aspettando una nuova sopraffazione – illusoria o reale – che dia un senso ai nostri giorni vuoti. Ci vuole coraggio a scrivere canzoni d'amore: si cammina su un filo, rischiando di precipitare nella stucchevolezza o nella consuetudine. Con questo disco i Baustelle sono riusciti a percorrere quel filo senza cadere. Il segreto? Essere espliciti senza esagerare, avere cura di lasciare libertà di interpretazione senza scivolare nell'incomprensibile e ricercare un prezioso equilibrio tra materialismo e idealismo (qualità che a mio modo di vedere li contraddistingue da sempre). In linea con i miei principi che spesso si rivelano errati ero pronto ad accogliere qualcosa di simile a una raccolta di b-side; un lavoro che potesse ambire ad un ruolo di appendice all'album di un anno fa, un prodotto indispensabile per i fan ma in un certo senso trascurabile per l'ascoltatore occasionale. Non sono mai stato così felice di vedere le mie aspettative disattese: L'amore e la violenza Vol.2 parte dall'immaginario sonoro e lirico del primo volume e lo nobilita con grande classe e la giusta dose di spontaneità. Lascia un retrogusto amarognolo, che in fondo è quello che ci si aspetta da loro; ma lo fa attraverso un'ostentata “oscenità pop” che alleggerisce l'atmosfera e rende più semplice accettare il fatale scarto tra tra sogno e realtà.

8/10

Highlights: 
Veronica N.2, Lei malgrado te, A proposito di lei, Baby, L'amore è negativo, Perdere Giovanna.


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