Ma
ora – giunto al terzo ascolto integrale di Who built the moon? -
quelli che mi sembravano campanelli d'allarme si sono trasformati in
travi portanti di un'architettura pensata e voluta.
Il
terzo disco di Noel e dei suoi Birds mette le cose in chiaro fin
dall'inizio; Fort Knox appoggia cori e vocalizzi sparsi su
un'intelaiatura ritmica che suona decisamente rock, ma che nello
sviluppo lascia trapelare la visione “sequenziale” del produttore
David Holmes. A conti fatti sarà proprio questo approccio bastardo
tra scrittura tradizionale e stesure che appartengono di fatto al
mondo elettronico una delle carte vincenti dell'album.
In
questo senso la prima conferma la offre It's a beautiful world, con
un beat che strizza l'occhio ai Prodigy del '97 - periodo storico che
coincide con la prima collaborazione tra Noel e i Chemical Brothers
(l'immensa Setting sun). Caso vuole che la successiva (e illuminante) She taught me how to fly ricordi proprio la vena psichedelica del duo
di Manchester - e già che stiamo parlando del celebre borgo inglese
parrebbe scorretto non citare in questo contesto anche i New Order e
i loro lunedì blu.
Il
lato A del vinile termina così, e finora la voce di Noel (quasi
sempre trattata) si è fatta largo sgomitando in mezzo a una
moltitudine di strati sonori composti da chitarre, synth e pure
qualche fiato. Girando il disco parte Be careful what you wish for, e
nella mia testa si materializza il sorriso beffardo di chi da sempre
viene accusato di / idolatrato per avere saccheggiato i Beatles e
con strafottente tranquillità risolve la questione proponendo una
sua personale rivisitazione di Come together (uscendone più che
bene). Il lento che tutti ci aspettiamo fa capolino poco dopo, ma è
soltanto un interludio; per una ballad a tutti gli effetti bisogna
aspettare l'imponente title track, che pur viaggiando a un ritmo
rilassato non rinuncia agli artifici sonori già descritti, in nome
di una ricercata coerenza stilistica.
Parlare
di sperimentazione a tutto tondo sarebbe inopportuno: Who built the moon? esplora territori già battuti da molti, senza inventare nulla.
Ma il fatto che uno dei più validi compositori che la storia del
rock recente ricordi decida di affidare la sua vena creativa a un
produttore nel quale crede talmente tanto da acconsentire di lasciare
fuori dalla scaletta alcuni brani solo perché troppo simili a ciò
che aveva già scritto in passato è segno di coraggio. Quel coraggio
che ogni svolta richiede, e che va moltiplicato per due quando tale
svolta non è espressamente richiesta.
Perché
diciamocelo: per quello che ha combinato in questo quarto di secolo,
Noel avrebbe potuto tenere buoni quei pezzi che sono finiti nel
cestino senza farsi troppi crucci. E invece ha preferito scegliere
una strada diversa, una strada che forse non gli appartiene del tutto
- ma che ha portato all'incisione di un disco solido e ispirato.
Forse non perfetto o imprescindibile, ma inattaccabile in quanto a
lucidità e impegno.
7.5/10
Highlights: Holy mountain, It's a beautiful world, She taught me how to fly, If love is the law, The man who built the moon.
Highlights: Holy mountain, It's a beautiful world, She taught me how to fly, If love is the law, The man who built the moon.
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