A giudicare dalla linea di synth distorto (e in altri contesti assolutamente tamarro) che apre il quinto album dei Linkin Park, le dichiarazioni rilasciate da Mike Shinoda qualche mese fa sembrano essersi trasformate in realtà: a differenza del precedente "A thousand suns", che era un concept, "Living things" possiede un impatto di gran lunga più immediato. Il suono della band di Los Angeles è in un certo senso tornato agli esordi; ma non si tratta di un revival, perché i ragazzi nel corso della loro carriera non hanno rinunciato ad avventurarsi in percorsi alternativi, cercando una propria identità che andasse oltre la maledizione dell'etichetta Nu-Metal che li ha accompagnati (e consacrati) fin dall'inizio. Pezzi come "In my remains" e "Burn it down", il primo singolo, sono a dir poco familiari: ci sono le ben note parti melodiche con tastiere a contrappunto seguite da momenti di urla rabbiose supportate da chitarre pesanti e distorsioni quasi industrial. Sulla stessa scia si colloca anche l’ottima "I'll be gone", che, nonostante rischi di essere canticchiata ancora prima del secondo ascolto, vince per manifesta superiorità melodica. Sarebbe facile criticare un approccio di questo tipo considerando il messaggio che avevano scritto nelle note di copertina di "A thousand suns": «Non volevamo scrivere qualcosa di prevedibile, volevamo osare, a costo di perdere la coscienza commerciale».Ma a conferma del fatto che "Living things" non sia un insignificante passo indietro ci sono brani come la spiazzante "Castle of glass" (con un'impostazione ritmica lontana anni luce dal loro stile), l'arrabbiatissima "Victimized" (che sfiora hardcore punk e death metal) e la misteriosa "Roads untravelled" (un triste e intimo carillon). La tanto cara attitudine hip-hop viene completamente liberata in "Until it breaks", mentre la solenne "Powerless" che chiude il disco è un lento tutt'altro che scontato, un po’ perché manca la classica apertura gridata nel ritornello, un po’ perché a livello armonico e ritmico esprime una certa maturità. Che i Linkin Park abbiano trovato un equilibrio perfetto per piacere a pubblico e critica?
8/10
Highlights: In my remains, Burn it down, Lies greed misery, I'll be gone, Roads untravelled, Powerless.
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