Gli Hot Chip sono delle macchiette. Se ne fregano di sembrare giovani a tutti i costi, infatti si fanno fotografare in pose retrò e con vestiti completamente fuori moda. I loro volti lasciano trasparire un evidente imbarazzo quando si trovano con i riflettori puntati addosso: un chiaro sintomo di avversione alla socialità – reato imperdonabile nell’epoca post grande fratello. Ascoltando la loro musica si riscontra una predisposizione alla ricerca e alla sperimentazione, come se alla base della composizione dei loro pezzi ci fosse un approccio matematico o un qualche bizzarro metodo scientifico. La verità è che gli Hot Chip sono dei nerd. Ecco, l’ho detto. Ma specifichiamo: sono nerd nel senso buono della parola. La loro ricetta nel corso degli anni si è evoluta: la limatura più esplicita si nota nei testi (dapprima basati prevalentemente sull’auto-ironia, oggi molto più sinceri e maturi), ma anche il suono si è affinato notevolmente, diventando più morbido e rotondo rispetto agli esordi. "In our heads" è l’ennesimo meticoloso frullato di melodie a presa rapida, progressioni accattivanti e tanta voglia di non rispettare gli standard attraverso arrangiamenti eclettici e alternativi. Non se ne accorgeranno tutti, questo è poco ma sicuro. Ma forse agli Hot Chip va bene così.
7.5/10
Highlights: Don't deny your heart, Look at where we are, These chains, Flutes, Ends of the earth.
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