E all'alba della terza prova arriva la consacrazione. Chiacchierati e (forse) inizialmente esaltati oltre le loro potenzialità, i Pendulum rappresentano oggi quello che sono stati i Prodigy negli anni 90 - con tutti gli ovvi limiti del caso. E a questo proposito, la citazione del riff acido di "Poison" nel breakdown di "Salt in the wounds" non sembra affatto casuale; pare piuttosto un vero e proprio omaggio ai loro indiscussi maestri. "Immersion" è un gioco analogico e melodico basato su contrapposizioni tra quiete e violenza sonora ("Watercolour", "Witchcraft"), su di una attualizzazione perfetta degli anni d'oro del rave ("Set me on fire", "The vulture") e su ritornelli amichevoli arrangiati in chiave drum'n'bass maleducato ("Crush", "Under the waves", "The fountain"). C'è anche un pezzo dance dapprima delicato ("The island pt.1") e poi ultra nervoso ("The island pt.2") da fare impallidire Deadmau5 e Boys Noize in un colpo solo. E poi un brano quasi industrial ("Comprachicos") da applausi. Un disco dalle mille sfaccettature, solido e ottimamente prodotto.
8/10
Highlights: Salt in the wounds, Watercolour, Set me on fire, Under the waves, The island pt.1 (Dawn), The island pt.2 (Dusk), Comprachicos.