Il motivo del clima di fervida attesa per il nuovo lavoro dei Massive Attack non risiede unicamente in una data (2003, anno in cui è uscito il loro ultimo disco); tanti indizi (dalla raccolta "Collected" che chiude un’era, al ritorno di Daddy G in studio a fianco di Del Naja) portano a credere che "Heligoland" rappresenti una nuova pagina nella loro storia. Il punto di partenza per chi non ha mai smesso di credere nel collettivo di Bristol deve necessariamente essere "Girl I love you": incipit di basso profondo presto accompagnato da un beat scarno, dall’ingresso della rassicurante voce del padre spirituale Horace Andy e da quel miscuglio di fiati a tratti stonati ma in qualche modo perfetti. A riportare in vita un “genere” troppo in fretta dato per morto (leggasi Trip-Hop) contribuiscono il climax di archi distorti in "Paradise circus" (con la toccante interpretazione di Hope Sandoval), il blues "Pray for rain" affidato a Tunde dei T.V. On The Radio, l’incedere lento e insicuro di "Splitting the atom", la presenza dolce e inquietante di Martina Topley-Bird, la vibra dub-acid di "Flat of the blade" e quel tocco di spleen tipicamente british ad opera di Damon Albarn in "Saturday come slow". Trip-Hop is very much alive.
8.5/10
Highlights: Tutto.
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