Mai giudicare un album dal titolo o dalla copertina: si rischia di passare per superficiali. Ma purtroppo ci sono dei casi che esulano da questa legge non scritta, e quell’immagine e quelle parole che riprendono un manifesto della Seconda Guerra Mondiale sulla cover del settimo lavoro degli Stereophonics hanno un che di insipido che si sposa perfettamente con il contenuto del disco. E dire che la voce di Kelly Jones è al solito magicamente perfetta, e in alcuni casi ("Innocent", "Beerbottle") le melodie si dimostrano degne comprimarie e provocano più di un accenno di brividi sulla pelle. Ma la contestualizzazione dell’album è generalmente troppo povera: che si tratti di canzoncine buttate li in due minuti ("Trouble"), di pezzi senz’anima ("Wonder") o di brani dal testo che definire ‘poco profondo’ è un eufemismo ("I got your number") il risultato è quello di un encefalogramma quasi piatto. La sensazione (brutta) è che il frontman abbia riservato gli spunti più intimi e drammatici alla sua carriera solista, lasciando la band in una terra di blando pop/rock da almeno 7 anni a questa parte. Resusciteranno prima o poi?
5/10
Highlights: Innocent, Beerbottle, Live 'n' love, 100 mph.
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