All'alba del quarto disco, la meritata fama; quando il basso canta.
8.5/10
Highlights: Tutto.
6.28.2009
6.23.2009
Moby - Wait for me (2009, Mute)
La prima solare certezza che emerge dall’ascolto del nuovo disco di Moby è che le compagnie telefoniche non faranno a pugni per aggiudicarsi un suo singolo da accostare a qualche spot televisivo (c'è chi odia ancora "Lift me up" a causa di un numero sproporzionato di passaggi pubblicitari nel 2005). La seconda è che se lo scopo del “piccolo idiota” era quello di scrivere della musica bella senza curarsi delle leggi del mercato e affrontando la faccenda in maniera “casalinga” e naturale l’obiettivo è raggiunto con una certa classe. "Study war" e "Pale horses" confermano la sua splendida e ormai celebre semplicità di scrittura, un misto di spontaneità e anni di esperienza in studio di registrazione. C’è anche il gusto di andare a cercare ispirazione nel passato (“perché i dischi moderni sono a volte talmente brillanti e tirati a lucido che rischiano di perdere qualsiasi tipo di umanità”); e così la voce della 26enne di Los Angeles che canta "Walk with me" viene processata e a lavoro ultimato suona come un campionamento di un pezzo folk anni 50. Ci sono dei frammenti magici e ariosi come la strumentale "Scream pilots" e la corale "A seated night" e momenti più oscuri come il supposto singolo "Shot in the back of the head" e l’inquietante "Ghost return" (entrambe estremamente Lynch-iane). C’è la dolce malinconia di brani come "Hope is gone" e "Jltf", che sono si i tipici pezzi che ti aspetti da Moby, ma sono anche davvero toccanti e di una bellezza rara. Le compagnie telefoniche cercheranno sicuramente altrove, ed è una gioia potere affermare che questo album brillerà di una luce tutta sua.
8/10
Highlights: Pale horses, Shot in the back of the head, Study war, Walk with me, Jltf, Wait for me, Hope is gone, Isolate.
8/10
Highlights: Pale horses, Shot in the back of the head, Study war, Walk with me, Jltf, Wait for me, Hope is gone, Isolate.
6.22.2009
Depeche Mode - Sounds of the universe (2009, Mute)
I quattro anni che dividono "Playing the angel" (2005) da "Sounds of the universe" sono letteralmente imbottiti di ristampe aggiornate, edizioni limitate, registrazioni live e greatest hits; i Depeche Mode non hanno rivali quando si tratta di curare il proprio marchio e mantenere alta la tensione anche quando di nuovo c’è poco o niente. Ecco, se c’è una cosa certa, lampante e poco discutibile è la pressoché totale mancanza di novità a livello sonoro o melodico di questo nuovo lavoro, il dodicesimo album in studio della loro lunga e fortunata carriera. Perché chi ha imparato a conoscerli si sarà stancato del singolo Wrong (pezzo che riesce ad annoiare anche in 3 miseri minuti di durata) dopo una manciata di passaggi in radio; senza dubbio sanno fare di meglio. Volete mettere la goduria che si prova ascoltando un capolavoro come "Little soul" (strofa trascinata quasi Alice In Chains annegata in un contesto dark fiabesco con tanto di illuminante riff di chitarra a fare capolino nel finale)? O il synth-rock gommoso di "Fragile tension"? O il respiro lento e delicato di "Jezebel"? O la semplicità brillante di un affresco di tipico stampo Gore come "In sympathy"? Se poi Dave Gahan oltre ad offrire una prestazione vocale ai limiti della perfezione scrive anche tre pezzi che centrano l’obiettivo ("Miles away" su tutti) si può ragionevolmente parlare di stato di grazia. Dopotutto perché pretendere qualcosa al di fuori dagli schemi da chi l’ha già fatto (e molto bene) in passato? Perché aspettarsi qualcosa di diverso da una band che è continuamente citata e a volte addirittura saccheggiata per quello che ha combinato in quasi trent’anni di musica? Un disco adulto, coerente ed estremamente lucido, nonchè ottimo biglietto di presentazione per riempire gli stadi di tutto il mondo.
8/10
Highlights: In chains, Fragile tension, Little soul, In sympathy, Come back, Miles away, Jezebel.
8/10
Highlights: In chains, Fragile tension, Little soul, In sympathy, Come back, Miles away, Jezebel.
6.02.2009
Silversun Pickups - Swoon (2009, Dangerbird)
Con i Silversun Pickups non esistono molti compromessi: si odiano o si amano. Chi dopo avere ascoltato l'esordio "Carnavas" li aveva accusati di essere una copia dei primi Smashing Pumpkins non si ricrederà affatto ascoltando "Swoon"; chi invece aveva colto i palesi riferimenti a Corgan e soci e lo trovava un doverso tributo ad un gruppo che ha dato tanto alla scena alternativa americana negli anni 90 rimarrà molto soddisfatto della seconda prova della band di Los Angeles. E' molto raro che un loro pezzo miri dritto in una direzione, visto che la loro bravura sta proprio nel contrario: lasciare fluttuare le note nell'aria all'infinito. Questo spiega la mancanza di veri singoli, pro e contro di un disco da ascoltare assolutamente d'un fiato e da assimilare lentamente per raggiungere il massimo del godimento.
8/10
Highlights: There's no secret this year, The royal we, Growing old is getting old, Sort of, Catch & release.
8/10
Highlights: There's no secret this year, The royal we, Growing old is getting old, Sort of, Catch & release.
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