6.22.2009

Depeche Mode - Sounds of the universe (2009, Mute)

I quattro anni che dividono "Playing the angel" (2005) da "Sounds of the universe" sono letteralmente imbottiti di ristampe aggiornate, edizioni limitate, registrazioni live e greatest hits; i Depeche Mode non hanno rivali quando si tratta di curare il proprio marchio e mantenere alta la tensione anche quando di nuovo c’è poco o niente. Ecco, se c’è una cosa certa, lampante e poco discutibile è la pressoché totale mancanza di novità a livello sonoro o melodico di questo nuovo lavoro, il dodicesimo album in studio della loro lunga e fortunata carriera. Perché chi ha imparato a conoscerli si sarà stancato del singolo Wrong (pezzo che riesce ad annoiare anche in 3 miseri minuti di durata) dopo una manciata di passaggi in radio; senza dubbio sanno fare di meglio. Volete mettere la goduria che si prova ascoltando un capolavoro come "Little soul" (strofa trascinata quasi Alice In Chains annegata in un contesto dark fiabesco con tanto di illuminante riff di chitarra a fare capolino nel finale)? O il synth-rock gommoso di "Fragile tension"? O il respiro lento e delicato di "Jezebel"? O la semplicità brillante di un affresco di tipico stampo Gore come "In sympathy"? Se poi Dave Gahan oltre ad offrire una prestazione vocale ai limiti della perfezione scrive anche tre pezzi che centrano l’obiettivo ("Miles away" su tutti) si può ragionevolmente parlare di stato di grazia. Dopotutto perché pretendere qualcosa al di fuori dagli schemi da chi l’ha già fatto (e molto bene) in passato? Perché aspettarsi qualcosa di diverso da una band che è continuamente citata e a volte addirittura saccheggiata per quello che ha combinato in quasi trent’anni di musica? Un disco adulto, coerente ed estremamente lucido, nonchè ottimo biglietto di presentazione per riempire gli stadi di tutto il mondo.

8/10

Highlights:
In chains, Fragile tension, Little soul, In sympathy, Come back, Miles away, Jezebel.

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