Contro ogni pronostico. Contro quel trend tutto sommato negativo che aveva accompagnato gli U2 nell'ultimo decennio e che lentamente li stava trascinando sotto terra. Quando meno te l'aspetti, quando la gestazione dell'album incontra diverse difficoltà (incluso il cambio in corsa nella produzione) ecco che loro si rialzano e sfornano un disco memorabile. "No line on the horizon" condensa tutto il meglio che Bono e soci hanno saputo offrire nella loro trentennale carriera, con una sicurezza e una maturità inattaccabile; le inevitabili ferite del tempo che avanza sembrano cristallizzarsi a favore di un ritrovato entusiasmo e di una rinnovata ispirazione, elemento fondamentale che alla band di Dublino mancava da troppi anni. La title track apre, ed è un momento semplice, rilassato e splendidamente efficace; subito dopo arriva un inno glorioso del calibro di "Magnificient", che risplende di orgoglio e rinverdisce lo spirito di brani come "Where the streets have no name" e "Sunday bloody sunday". I successivi sette minuti e mezzo sono un viaggio con Eno al volante e Bono a impreziosire con una prestazione speciale la fragile aura di "Moment of surrender": brividi. "Unknown caller" e "I'll go crazy if you don't go crazy tonight" sono brani diretti e radicalmente U2, il primo singolo "Get on your boots" in partenza disorienta per poi abbracciarti con la sua forza pop; "Stand up comedy" è l'episodio più funk dell'album e funziona a meraviglia, "White as snow" coccola a mo' di ninna nanna e la chiusura composta da "Breathe" e "Cedars of Lebanon" è sincera ed emotivamente fortissima. Ci voleva.
8/10
Highlights: Tutto.
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