Conor Oberst veste i panni dell'hobo e va in messico a scrivere un disco fiabesco e misterioso; la sua interpretazione rimane spontanea e diretta, in linea con ciò che ha mostrato finora con il progetto Bright Eyes, con la differenza non proprio trascurabile che le sue capacità tecniche sono migliorate sensibilmente e la sua già notevole proprietà di scrittura si è ulteriormente affinata. Già da un po' c'era chi scomodava Bob Dylan; adesso questo paragone, sebbene ancora prematuro, sembra assumere dei contorni più definiti.
8.5/10
Highlights: Tutto.
Nessun commento:
Posta un commento