In occasione del ventesimo anniversario del debutto degli Smashing Pumpkins, Billy Corgan annuncia di volere ripubblicare tutti i dischi che hanno definito la prima era della band di Chicago. La promessa viene mantenuta: tra il 2011 e il 2012 spuntano le rimasterizzazioni di Gish, Siamese Dream, Mellon Collie & The Infinite Sadness e perfino di Pisces Iscariot, raccolta di b-side e outtake talmente ben riuscita da guadagnarsi la reputazione di un vero e proprio album. Ma nel 2014, quando arriva il turno di Adore e Machina, Corgan dichiara che la ristampa dell'ultimo tassello subirà un ritardo a causa di questioni legali. Purtroppo la risoluzione degli impicci burocratici non porta a nulla di concreto: la riedizione incontra un nuovo ostacolo nelle elucubrazioni mentali di un Billy intenzionato a presentare il disco nella sua versione definitiva, quella che non era riuscito a realizzare pienamente nel 2000.
La performance iniziale di Machina/The Machines Of God, che esce il 29 Febbraio del 2000, è tutt'altro che negativa: nella prima settimana raggiunge il podio sia in America che in diversi stati d'Europa. A far suonare l'allarme, semmai, sono i singoli: The Everlasting Gaze e Stand Inside Your Love non replicano il successo di Ava Adore e Perfect, che peraltro avevano già rappresentato una brusca frenata rispetto a due assi pigliatutto come Bullet With Butterfly Wings e 1979. Machina scivola così troppo presto nell'oblio, sancendo la fine commerciale degli Smashing Pumpkins. Un declino in qualche modo prevedibile, visti i continui cambi di line-up; al nuovo reclutamento di Jimmy Chamberlin, precedentemente allontanato per problemi di droga, fa da contraltare l'addio di D'Arcy Wretzky. Il posto della bassista, nei video e nei concerti, lo prende l'ex-Hole Melissa Auf der Maur. Ma il 23 Maggio del 2000 Billy Corgan annuncia pubblicamente che dopo il tour gli Smashing Pumpkins si congederanno definitivamente dalle scene, lasciando un ultimo regalo in free download ai fan (Machina II/The Friends And Enemies Of Modern Music).
«In quel momento non potevo accettare che il pubblico non riuscisse a capire Machina – rivela Billy in un'intervista del 2014 – Ma ora sì. Nonostante i miei amici musicisti e molti critici musicali l'avessero apprezzato, per la maggior parte degli ascoltatori era un disco alieno e scuro, troppo difficile da digerire. Quando si parla di musica pop, ci deve sempre essere un elemento che stimola chi ascolta ad approfondire. E Machina, sia ai tempi che per come esiste ora, si comporta in modo diametralmente opposto: non ti invita all'ascolto, ma ti tira un pugno in faccia e si aspetta che tu stia zitto e buono a sorbirtelo per due ore. Non è stata una scelta saggia, e mi prendo tutte le responsabilità del caso».
Eppure, il progetto Machina era cominciato all'insegna di una visione ben precisa: l'approccio teatrale, con tanto di maschere volutamente esagerate, era stato pensato come reazione al modo in cui i componenti della band venivano descritti dalla stampa e percepiti dal pubblico. Una decisione che amplifica il discorso iniziato ai tempi di Mellon Collie, quando Billy aveva ucciso metaforicamente la sua identità rasandosi i capelli e indossando una maglietta con la scritta “Zero”. Così, come reso esplicito dallo straniante interludio nel bel mezzo di Glass & The Ghost Children, il protagonista principale sente la voce di un'entità suprema parlare attraverso di lui. In quel momento cambia il suo nome in Glass e quello della sua band in The Machines Of God, mentre i fan partecipano alla storia sotto le spoglie di Bambini Fantasma (The Ghost Children). Le premesse per scrivere un disco intrigante ci sono; ma tra la band che si sfalda e l'etichetta che si rifiuta di pubblicare e promuovere un album doppio in seguito al “fallimento” di Adore, il grande disegno viene per forza di cose ridimensionato.
In questo terremoto, vale la pena sottolineare un particolare interessante: anche se le contingenze scombinano i piani, l'idea di distacco che Corgan aveva originariamente in testa sopravvive eccome. Perché «C'è qualcosa di perfetto nel non curare ogni singolo dettaglio di un'opera, e permettere alla sincronicità di mostrare la via». Prendendo in prestito il concetto introdotto dallo psicanalista Carl Gustav Jung nel 1950, che descrive un legame tra eventi connessi che avvengono in contemporanea senza influenzarsi a vicenda, Billy trova il modo di giustificare Machina. «Quel disco è stato inciso poco prima del crollo disastroso dell'industria discografica. Pur rendendoci conto che stava accadendo qualcosa, non ci siamo tutelati consciamente; pensavamo di essere un semplice ingranaggio di un sistema che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con la rivoluzione digitale. Osservare il passato, a giochi fatti, è sempre facile; ma in quel momento storico ci sentivamo persi in una terra di mezzo, in balia di forze sconosciute che non riuscivamo a decifrare. E abbiamo deciso di rischiare il tutto per tutto».
Una sensazione che Corgan aveva già avvertito nel 1998, rifiutandosi di replicare la formula di Mellon Collie per assecondare i propri stimoli, lasciando in secondo piano i discorsi legati al possibile gradimento del pubblico e delle major.
Sia nel caso di Adore che in quello di Machina, ha prevalso l'istinto; ma pur ammettendo che in entrambi i casi i numeri non gli hanno dato ragione, Billy non ha rimorsi. «Adore è il nostro album più significativo: rappresenta lo sganciamento dalla volontà di finire su MTV a tutti i costi, e il desiderio di gettarsi a capofitto nel vuoto, seguendo un'ispirazione personale. Machina è molto più confuso, ma suona incredibilmente moderno oggi. Per questo non voglio sprecare l'occasione di terminarlo fuori tempo massimo, di sviscerare tutto quello che mi passava per la testa in quel periodo e riproporlo in una versione più limpida. E soprattutto, completa».
L'interminabile silenzio che avvolge il mistero della ripubblicazione di Machina è stato recentemente rotto dai risoluti “yes” di Billy Corgan in risposta alle domande dei fan durante un Q&A su Instagram. Ma ad oggi, non è stata ancora rivelata una data precisa. «Si tratta di un album avulso dalla nostra carriera, che sembra non essere mai uscito veramente. Per cucire attorno a Machina un contesto adeguato, e fare sì che venga finalmente considerato parte della discografia degli Smashing Pumpkins, serviranno tempo e pazienza». Domani si festeggia il ventesimo compleanno di Machina: che possa essere il giorno giusto per riscoprirlo a dovere? Chi lo sa. Quando c'è di mezzo l'istinto di Billy Corgan, ogni sorpresa è lecita.
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