Al di là di talento ed eclettismo, pare che sia proprio questo il vero segreto dell'inglese classe 1975: sfornare brani inossidabili, che invece di rifugiarsi nella moda del momento si presentano come classici istantanei destinati a durare in eterno. L'intenzione di legare il suo nome d'arte a un immaginario d'altri tempi appare chiara anche dalla copertina del nuovo disco, che raffigura una strobosfera a forma di cuore in rigoroso bianco e nero. Il cuore è spezzato per una motivazione ben precisa: Ronson per l'occasione si è concentrato su pezzi tristi, quelli che a sua detta emanano vibrazioni emotive non trascurabili. Non che non avesse già dimostrato la sua bravura in questo campo (basta ascoltare gli arrangiamenti di spessore di You Know I'm No Good e Love Is A Losing Game, tratti da Back To Black di Amy Winehouse), ma evidentemente dopo la sbornia funk di Uptown Special (2015) Mark ha sentito il bisogno di dedicarsi a scrivere ballad e canzoni struggenti. E che struggimento sia, dunque.
Sebbene non si tratti di una novità (Mark ha sempre fatto affidamento su collaborazioni prestigiose fin dai tempi del primo Here Comes The Fuzz, dove oltre ad alcuni esponenti di rilievo della scena hip-hop e r&b svettavano le presenze di Rivers Cuomo e Jack White), il primo particolare di Late Night Feelings che salta all'occhio sono le voci incaricate di cantare le sue melodie. Si passa dai nomi di punta di Miley Cyrus, Alicia Keys, Lykke Li e Camila Cabello a cantautrici meno in vista come Wynter Gordon, King Princess, Yebba, Angel Olsen, Ilsey Juber, Diana Gordon e The Last Artful, Dodgr. Un roster esclusivamente femminile, che risponde all'esigenza di plasmare un album delicato e seducente. Se non fosse terribilmente fuori moda, mi verrebbe da definire Late Night Feelings un disco di musica leggera, termine che dal punto di vista strettamente concettuale è assimilabile al più utilizzato pop. Una musica dal linguaggio comprensibile a tutti, e potenzialmente in grado di catturare l'interesse di diverse fasce di età abbracciando stili e contaminazioni varie e sfruttando l'appeal di superstar mondiali e promesse pronte al grande salto. Il rischio che l'album suoni come un'accozzaglia male assortita di generi e timbri misti è però scongiurato dalla visione centrata di Ronson, che sa esattamente quello che sta facendo. In linea con l'intenzione di suonare pop senza seguire pedissequamente i suoni del momento, Mark forgia tredici tracce sensuali che non scadono mai nel volgare. Un'impresa tutt'altro che facile, considerando la garanzia di attenzione assicurata da immagini e parole esplicite. Certo, alcune soluzioni strizzano un occhio alle tendenze attuali, perché nessuno qui vuole rinnegare il fatto che siamo nel 2019. Ma c'è una certa eleganza negli echi reggaeton e nelle armonizzazioni vocali di Don't Leave Me, espedienti che sono diventati la norma dall'esplosione di Major Lazer in poi (e guarda caso, il progetto Silk City è composto proprio da Mark Ronson e Diplo). Anche la voce di Camila Cabelo in Find U Again è pesantemente trattata, ma è un fatto che passa in secondo piano grazie all'arrangiamento di classe. In altri casi i riferimenti a brani che hanno fatto la storia della disco e del soul si mostrano senza vergogna: la linea di basso di Pieces Of Us va a tanto così da quella di Dare Me delle Sister Sledge (uno dei brani più saccheggiati ai tempi in cui la dance andava a cercare ispirazione nei tardi anni '70), così come True Blue si rivela un titolo premonitore considerando gli evidenti richiami alle sonorità in voga negli anni '80.
Che Late Night Feelings avesse tutte le carte in regola per essere un album ispirato lo si era già capito dallo scorso Novembre, all'uscita del primo singolo Nothing Breaks Like A Heart. Ma dato l'incedere del brano, probabilmente il più ritmato del mazzo, non sapevamo ancora che avremmo avuto a che fare con una collezione di pezzi morbidi e raccolti, che pur non rinunciando a un'estetica funk non si prestano al ruolo di hit da ballare. Ma la forza del quinto album di Mark Ronson sta anche nella ferma intenzione di descrivere le sensazioni da tarda notte dichiarate nel titolo, rafforzando così con una coerenza d'altri tempi la sua convinzione che certe prerogative del passato abbiano tutto il diritto di esistere anche oggi. In un'epoca in cui il concetto di album in ambito pop ha perso valore, Mark tira fuori un disco impeccabile e privo dei cosiddetti “riempitivi”, da ascoltare dall'inizio alla fine senza l'impellente esigenza di saltare una traccia. La palla a specchi è in fratumi, e riposa in una scatola. Verrà il momento di ripararla e appenderla di nuovo sul tetto dei club di mezzo mondo, ne sono certo. Ma nell'attesa, mi lascio cullare volentieri dalle note di un album senza tempo come Late Night Feelings.
8/10
Highlights: Tutto.
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