Nonostante si sia appena sottolineato che abbiamo a che fare con un side-project, l'affermazione del ragazzo della via Gluck esprime un concetto inoppugnabile: 8 anni sono effettivamente lunghi. Possono accadere molte cose, soprattutto se in ballo c'è il fatidico passaggio dagli “enti” ai “enta”. Ci si può trasferire a Los Angeles continuando a sfornare dischi di grande valore con gli Arctic Monkeys (è il caso di Alex Turner), oppure si può decidere di lasciare i Rascals e intraprendere una carriera solista, lavorando nel frattempo anche sulla propria immagine (qui si parla del playboy Miles Kane). Possono infine (legittimamente) cambiare alcuni riferimenti musicali.
The age of the understatement si presentava sbattendo in copertina una foto in bianco e nero tratta da uno shooting fotografico del 1962; molto appropriato, se consideriamo che il (bellissimo) disco pescava a piene mani dall'immaginario baroque pop di quel periodo lì. Sulla cover del nuovo Everything you've come to expect troneggia invece una giovane Tina Turner che balla in una fotografia scattata nel 1969. Potrebbe sembrare eccessivo ricercare metafore a tutti i costi, ma le dichiarazione di Kane (che ha espresso pubblicamente l'infatuazione per Isaac Hayes e The Style Council) rafforzano l'idea che la fissazione per il pop anni '60 non sia più così radicale. Il punto di partenza rimane lo stesso, ma c'è stata un'evoluzione: oggi la visione della band è più ampia, e tiene in considerazione prospettive stilistiche che sconfinano in altre epoche storiche (nella fattispecie gli anni 70).
Ecco dunque spiegato il clavicembalo che spunta nella psichedelica title-track, l'intenzione funk che non ti aspetti di The element of surprise, la vena garage punk (all'acqua di rose) di Bad habits e la marcia trionfale (con un andamento ritmico che ricalca quello del Bolero di Ravel) di Sweet dreams, Tn. Al fianco di questi brani che esplorano – seppur parzialmente - nuove vie, ci sono anche tracce come Miracle aligner, Dracula teeth e Used to be my girl, che rassicurano l'ascoltatore restando in territori già setacciati in precedenza.
Quando va bene gli esperimenti risplendono (vedi Sweet dreams, Tn e Everything you've come to expect), quando va male si limitano a “funzionare” (a questo proposito niente mi schioda dal pensiero che il singolo Bad habits varrebbe la metà senza l'arrangiamento di archi ad opera del bravissimo Owen Pallet, tassello fondamentale per l'estetica sonora dei Puppets). D'altra parte il talento di Alex Turner non è mai stato in discussione. E' piuttosto l'affiatamento della coppia che desta qualche perplessità: si avverte un palpabile distacco tra le due teste pensanti, che oggi danno l'impressione di essere due (validi) poli opposti che interagiscono, mentre nel primo disco le loro personalità sembravano fondersi con più naturalezza.
L'inevitabile confronto con The age of the understatement lascia quindi pochi dubbi: l'esordio suonava più fresco e pareva più convinto del nuovo lavoro. C'era un'energia diversa, e forse (ma questa è una mia considerazione personale) più concentrazione. Si aveva anche a che fare con testi di altro spessore, e la volontà di offrire un tributo a una precisa epoca storica rafforzava i meriti di Turner e Kane. Questo non significa affatto che Everything you've come to expect sia un album da evitare, anzi (ad avercene, di finali come The dream synopsis): deve semplicemente inchinarsi alle (verosimilmente alte) aspettative di chi ha atteso 8 lunghi anni per ascoltare quella che – prendendo spunto dal titolo del disco che suona come un invito – può ritenersi una promessa non del tutto mantenuta oppure una ridondante conferma. Nulla di meno, nulla di più.
7/10
Highlights: Aviaton, Miracle aligner, Everything you've come to expect, Sweet dreams Tn, The dream synopsis.
The age of the understatement si presentava sbattendo in copertina una foto in bianco e nero tratta da uno shooting fotografico del 1962; molto appropriato, se consideriamo che il (bellissimo) disco pescava a piene mani dall'immaginario baroque pop di quel periodo lì. Sulla cover del nuovo Everything you've come to expect troneggia invece una giovane Tina Turner che balla in una fotografia scattata nel 1969. Potrebbe sembrare eccessivo ricercare metafore a tutti i costi, ma le dichiarazione di Kane (che ha espresso pubblicamente l'infatuazione per Isaac Hayes e The Style Council) rafforzano l'idea che la fissazione per il pop anni '60 non sia più così radicale. Il punto di partenza rimane lo stesso, ma c'è stata un'evoluzione: oggi la visione della band è più ampia, e tiene in considerazione prospettive stilistiche che sconfinano in altre epoche storiche (nella fattispecie gli anni 70).
Ecco dunque spiegato il clavicembalo che spunta nella psichedelica title-track, l'intenzione funk che non ti aspetti di The element of surprise, la vena garage punk (all'acqua di rose) di Bad habits e la marcia trionfale (con un andamento ritmico che ricalca quello del Bolero di Ravel) di Sweet dreams, Tn. Al fianco di questi brani che esplorano – seppur parzialmente - nuove vie, ci sono anche tracce come Miracle aligner, Dracula teeth e Used to be my girl, che rassicurano l'ascoltatore restando in territori già setacciati in precedenza.
Quando va bene gli esperimenti risplendono (vedi Sweet dreams, Tn e Everything you've come to expect), quando va male si limitano a “funzionare” (a questo proposito niente mi schioda dal pensiero che il singolo Bad habits varrebbe la metà senza l'arrangiamento di archi ad opera del bravissimo Owen Pallet, tassello fondamentale per l'estetica sonora dei Puppets). D'altra parte il talento di Alex Turner non è mai stato in discussione. E' piuttosto l'affiatamento della coppia che desta qualche perplessità: si avverte un palpabile distacco tra le due teste pensanti, che oggi danno l'impressione di essere due (validi) poli opposti che interagiscono, mentre nel primo disco le loro personalità sembravano fondersi con più naturalezza.
L'inevitabile confronto con The age of the understatement lascia quindi pochi dubbi: l'esordio suonava più fresco e pareva più convinto del nuovo lavoro. C'era un'energia diversa, e forse (ma questa è una mia considerazione personale) più concentrazione. Si aveva anche a che fare con testi di altro spessore, e la volontà di offrire un tributo a una precisa epoca storica rafforzava i meriti di Turner e Kane. Questo non significa affatto che Everything you've come to expect sia un album da evitare, anzi (ad avercene, di finali come The dream synopsis): deve semplicemente inchinarsi alle (verosimilmente alte) aspettative di chi ha atteso 8 lunghi anni per ascoltare quella che – prendendo spunto dal titolo del disco che suona come un invito – può ritenersi una promessa non del tutto mantenuta oppure una ridondante conferma. Nulla di meno, nulla di più.
7/10
Highlights: Aviaton, Miracle aligner, Everything you've come to expect, Sweet dreams Tn, The dream synopsis.
Nessun commento:
Posta un commento