Quello che la gente tende a dimenticare è che Anders Trentemoller prima di raggiungere la notorietà mettendo la sua firma su un numero elevatissimo di 12" di etichette esclusive era un musicista. Un musicista "vero"; di quelli che sudano girando con la propria band in un furgone pieno di strumenti, non un dj bello fresco con gli occhiali da sole e il laptop sotto braccio. Correlata a questa nozione vi è anche il dato che Anders è perfettamente in grado di mettere le mani su diversi strumenti, non soltanto di schiacciare i pulsanti e girare manopole. Ho assistito a un live di Trentemoller nel 2007, e quando il pubblico - accorso in massa con la voglia di viaggiare su beat quantizzati in preda ad alcohol o stupefacenti - si è accorto che la sua esibizione consisteva in un concerto con tanto di band (e pochissimi attimi riservati alla cassa in quattro) si è messo a fischiare. Nessuno ha pensato che forse il motivo principale per cui il danese è riuscito a piombare dal nulla nel mondo della minimal techno sconvolgendo il grande piano grazie a un approccio che definire "superiore" è poco forse era proprio questo: la sua capacità di guardare il panorama da una differente angolazione. Il suo gusto che travalica stili e stilemi, che abbatte barriere illusorie e reali. Lui ha risposto continuando a fare quello in cui crede: continuando cioè a suonare la sua ottima musica. Una musica che pesca ovunque e finisce per avere una sua distinta personalità. Il terzo album - "The dream" - è un'ulteriore evoluzione della sua scelta di vita, che alla fine si può riassumere in un amore sconsiderato e infinito per la musica tutta. A sostenerlo ci sono i Low, Marie Fisker, Jonny Pierce dei Drums, Kazu Makino dei Blonde Redhead, Jana Hunter dei Lower Dens e Sune Wagner dei Raveonettes. E' di una bellezza rara. 8.5/10
Highlights: The dream, Gravity, Never stop running, Candy tongue, Trails, Deceive, Constantinople, Hazed.
Nessun commento:
Posta un commento