L'elettronica soul di Rafael Ripperton incanta sia quando passa attraverso ritmi house/techno ("She holds my hand", "City lights", "Black wall") che quando sperimenta con arrangiamenti meno clubby ("I don't know", "Spike").
8.5/10
Highlights: I don't know, She holds my hand, Tape hiss, City lights, Black wall, Everytime, For all the wrong reasons, Spike.
Bando all’ingenuità: nel 2013 può capitare di svegliarsi una mattina, aprire I-Tunes e scoprire che nottetempo è comparso il nuovo album di una popstar. Potrebbe forse fare strano l’assenza di cinguettii, teaser e tutta quella roba buona per riempire i blog, ma andiamo: se ti chiami Beyoncé e ti comporti così sai già che non corri alcun rischio, perchè dall’istante in cui il tuo album sarà esposto sugli scaffali virtuali la pubblicità verrà da sé, a costo zero. Ma se hai la fortuna di poggiare il tuo culetto d’oro sul trono del pop e oltre a mettere in pratica questa strategia mi sfoderi un disco che osa, allora hai tutta la mia stima.
La tracklist del quinto lavoro in studio di Mrs. Carter è orfana di tracce banalmente destinate alla pista da ballo: non c’è una "Single ladies" o una "Run the world", ma nemmeno una più raffinata "Love on top". Il pezzo dai contorni più danzerecci è "Blow", un electro-funk scritto insieme al trio Timbaland /Justin Timberlake/Pharrell Williams. E non è tutto: fatta eccezione per "Heaven", mancano anche le ballad classiche in stile "Irreplaceable" o "If I were a boy".
L’intero disco segue una precisa scelta minimalista (ultra-dettagliata) e futuristica (grazie all’ampio utilizzo di suoni artificiali), predilige atmosfere rarefatte e arrangiamenti spiazzanti e infila interludi dal sapore concettuale (con tutti i limiti del caso). Così il beat reggaeton di "Xo" si confonde in mezzo a pad e cori, "No angel" gioca con lo spazio e dosa interventi di violini sintetici e tastiere anni 80, "Partition" passa da ritmi hip-hop a linee di basso che appartengono alla deep-house e "Flawless" punta sul contrasto freddo/caldo dato dalla contrapposizione dei suoni quasi 8-bit con la voce della prorompente Texana. I cameo di Drake e Frank Ocean (la crema dell’hip-hop moderno) non colpiscono granchè: a svettare sono piuttosto le vibrazioni soul di "Pretty hurts" e gli sperimentalismi della splendida "Haunted", che aprono come meglio non si potrebbe un disco con due palle così.
Thomas Mullarney e Jacob Gossett da Brooklyn esordiscono con un disco di nostalgico pop sintetico: la partenza è ottima, ma l'entusiasmo si esaurisce in fretta e "Bring you back" diventa l'unico momento da ricordare davvero. 6/10 Highlights: Bring you back, Between the waves, Headlights.
Il debutto dei newyorkesi Lizzy Plapinger e Max Hershenow contiene i semi di una scrittura che deve ancora esprimersi in tutto il suo potenziale - ma brani come "Hurricane" e "Fantasy" fanno ben sperare.
7/10
Highlights: Hurricane, Fantasy, Dark doo wop, Twenty seven, No trace.
Il fatto che la produttrice cilena Alejandra Iglesias si fosse presa una pausa per approfondire lo studio di pianoforte, chitarra e canto autorizzava a pensare che il nuovo disco potesse contenere più "canzoni" che "tracce"; ma un cambiamento così radicale era imprevedibile. Dinky non è più una producer techno incline a sperimentazioni: ora è una musicista a tutti gli effetti. E "Dimension D" risplende di quell'ispirazione che solo una grande curiosità e una focalizzata voglia di superare i propri limiti possono indurre.
7.5/10
Highlights: Measures, Xanex, Falling angel, Blind, Almonds, La noche.
L'unione coniugi Reznor / Atticus Ross / Rob Sheridan da vita a un disco spigoloso, fatto di melodie sospese (il più delle volte inconcludenti) e architetture elettroniche astratte.
6/10
Highlights: Ice age, On the wing, Too late all gone, How long?, We fade away.