5.26.2013

Phoenix - Bankrupt! (2013, Loyauté)


L’intento dichiarato in varie interviste pre-release era quello di sperimentare; non che la cosa meravigli, visto che l’approccio dei Phoenix è sempre stato in qualche modo fuori dagli schemi tradizionali della musica pop - anche se in passato alcuni loro brani si sono ritrovati nel mainstream quasi senza farlo apposta. Ad ascolto concluso tale proclama pare infatti esagerato: la vena melodica della band francese rimane sostanzialmente immutata, mentre semmai cambia un poco il modo in cui viene manifestata. Tanto per essere chiari, le prime tre tracce fanno leva su ritornelli cantabili e d’impatto immersi in arrangiamenti che trovano il giusto equilibrio tra ricordi ottanta e indie rock moderno; le influenze pseudo-orientali palesate nel singolo "Entertainment" e nella successiva "The real thing" incuriosiscono mischiando nostalgia e energia, mentre "Sos in Bel Air" sembra quasi un’evoluzione del pensiero new-wave degli A-Ha. Ogni intervallo di frequenza sonora viene imbottito e compresso allo spasmo, ma la confusione è evitata dall’abile lavoro di produzione affidato ancora una volta a Philippe Zdar dei Cassius (le alleanze francesi in campo musicale sono ben note, e nella maggior parte dei casi portano a ottimi risultati). Passando per una "Trying to be cool" che appare forse un po’ troppo piena e leggermente forzata, si arriva all’unico vero esperimento presente in "Bankrupt!", ovvero la title-track: si tratta di un’odissea che lascia parlare i synth per più di quattro minuti, per poi accogliere voce e chitarra acustica con un’intenzione progressive e concettuale, con tanto di fade out obbligatorio. "Drakkar noir" ci mette un attimo a ri-alleggerire umore e stile; manca perfino un’intro tanto è diretta, ma con i secondi che passano si evolve in un paio di repentini cambi di direzione e qualche piccola follia nell’arrangiamento a respingere l’ordinario. Da applausi l’elegante funk al rallentatore di "Chloroform", mentre la marcia di "Don’t" introduce un altro momento da ricordare del disco: la leggiadra e fatata "Bourgeious". I quaranta minuti che compongono il quinto album dei Phoenix si concludono sulle note di "Oblique city", che punta su un ritmo incalzante e una melodia che pur non essendo proprio facile riesce comunque a trascinare. Ci saranno ben poche probabilità di imbattersi in un estratto di "Bankrupt!" su qualche stazione radio; d’altra parte ci sarebbe da discutere su quanto questo fosse l’obiettivo primario dei Phoenix. Ma perché perdere le speranze a priori? Nel caso capitasse, sarebbe senz’altro un bene.

8/10

Highlights: Entertainment, The real thing, Sos in Bel Air, Bankrupt!, Chloroform, Bourgeious.

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