11.11.2011

Nero - Welcome reality (2011, More Than Alot Records)

Entrate, mettetevi comodi. Benvenuti nel mondo di Nero. Prima di cominciare vi consiglio di mettere da parte qualsiasi velleità artistica e di attivare la cosiddetta 'modalità ignoranza' - intesa come condizione di stato d'animo necessaria (ma a volte non sufficiente) per apprezzare la musica di David Guetta. Scommetto che l'avevate già capito dalla copertina, ma non si sa mai. Quello che sentite intorno al minuto 2 è un Hover di rave memoria, in tempi recenti rispolverato da Bloody Beetroots e compagnia bella. La cassa di "Doomsday" è dritta, ma dopo una pausa meditativa il tempo della batteria viene prevedibilmente diviso per due, mentre i synth sudici raddoppiano, triplicano, si contorcono impazziti. Non è facile stare fermi, vero? "My eyes" si lancia in un pop elettronico che sembra trance al rallentatore, e poi entra anche un piccolo assolo di chitarra che dribbla in un flash il cool e pende pericolosamente verso il kitsch. Ma Daniel Stephens e Joseph Ray non si sentono in colpa per questa caduta di stile, anzi: rincarano la dose con una "Guilt" a metà tra il nostalgico e il poco significante. Sono invece energici i cut-up saltellanti di "Fugue state": niente di sbalorditivo, ma perlomeno ritorna quella spinta a volersi alzare dalla sedia a tutti i costi. Quello che sentite in "Me and you" è un impasto ben riuscito di istinto rock, tamarria dubstep e violenza sonora applicata ad un contesto melodico: lodevole e molto Pendulum. Non ve ne accorgerete neanche e sarà già "Innocence", singolo giustamente esaltato e vincente per costruzione e tono. Le voci e i sospiri fradici di riverbero che troverete nell'episodio più introspettivo dell'intero disco ("In the way") vi faranno quasi credere che alla fine potrebbe esserci della sostanza nascosta dietro a tutta la cafonaggine che vi siete sorbiti: perfino le terzine di "Scorpions" sembrano avvalorare questa ipotesi. Purtroppo la rielaborazione di "Crush on you" dei Jets è abbastanza pacchiana, la stesura di "Reaching out" appare scontata come la citazione delle prime note di "You came" di Kim Wilde che contiene e il pop-rock (futuristico o semplicemente sbagliato?) di "Promises" è qualcosa di decisamente ridondante. E' un vero peccato, perchè così farete fatica a scorgere quello che c'è di buono nell'interessante breakbeat in salsa-funk ("Must be the feeling") che c'è in mezzo a tutta quella sbobba cheesy. Il viaggio si chiude con un'insapore "Departure", a testimoniare la pulizia (forse esagerata) della forma a scapito di poca e poco ispirata sostanza.

6/10

Highlights: Doomsday, Fugue state, Innocence, In the way, Scorpions, Must be the feeling.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questo artista non lo conoscevo...!